Interni / Opinioni
Enti locali, un’intimidazione al giorno
Dal 1° gennaio al 7 febbraio 2016 sono state censite ben 30 minacce nei confronti di chi amministra un Comune. Servono leggi adeguate
“Non è la prima volta che ricevo minacce di morte e ogni volta il mio pensiero va in maniera prioritaria alla mia famiglia e al fatto che il mio impegno politico e amministrativo li possa esporre a qualche rischio. Per quanto mi riguarda vado avanti con determinazione e senza alcun timore”. In queste parole del sindaco di Este (Pd), Giancarlo Piva (nella foto), recentemente minacciato con una lettera anonima, è racchiusa la dichiarazione di resistenza di tante donne e tanti uomini che, da Nord a Sud, subiscono intimidazioni per essere e fare gli amministratori locali. “Il 2016 è iniziato con un vero e proprio assedio. In particolare al Sud, soprattutto in Calabria, e con cifre preoccupanti nel Nord-Est d’Italia, specie in Veneto. Una situazione intollerabile” spiega Roberto Montà, presidente di Avviso Pubblico, associazione che da quattro anni redige il rapporto “Amministratori sotto tiro” e che nella sua prossima assemblea nazionale di marzo, a Roma, lancerà una mobilitazione nazionale per sollecitare il Parlamento ad esaminare e ad approvare in tempi rapidi le proposte di legge elaborate dalla Commissione parlamentare d’inchiesta del Senato che si è occupata proprio degli amministratori locali minacciati. Tre, in particolare. La prima prevede un’inasprimento delle pene, sulla base del principio che coloro che minacciano un amministratore locale colpiscono una comunità intera e un’istituzione, e non solo una singola persona.
La seconda consente agli investigatori di utilizzare degli strumenti, come ad esempio le intercettazioni, che oggi non possono essere messi in campo in questo ambito di indagine. La terza è quella di decentralizzare responsabilità che oggi sono in capo esclusivamente ai sindaci, per assegnarle ad organi sovracomunali.
Avviso Pubblico farà della sua prossima assemblea nazionale l’occasione per riunire sindaci, assessori, consiglieri e dipendenti pubblici finiti nel mirino delle mafie e di alcuni cittadini, o gruppi di cittadini violenti, che utilizzano lettere anonime, incendi di auto e di case di proprietà personale e comunale, aggressioni fisiche e verbali per manifestare il loro malcontento, oppure per impedire od ostacolare un’azione di cambiamento politico-amministrativa che va ad intaccare interessi consolidatisi nel tempo.
L’ultimo bollettino diffuso dall’associazione attesta che dal 1° gennaio al 7 febbraio 2016 sono stati 30 gli atti intimidatori nei confronti di amministratori locali. I casi sono stati registrati in 9 regioni, 17 province e 25 comuni. La distribuzione geografica per macroaree vede al primo posto il Sud, con il 70% dei casi, seguito dal Nord con il 27% e il Centro con il 3%. In particolare, a livello regionale, le minacce e le intimidazioni si sono concentrate in Calabria, soprattutto nel reggino, seguita dalla Puglia, in particolare nel barese e nel brindisino, dalla Sicilia e dal Veneto (regione, quest’ultima, nella quale sono stati accertati 5 atti intimidatori, di cui 3 in provincia di Padova). A seguire Lombardia, Emilia-Romagna, Campania, Lazio, Sardegna. In Calabria, Puglia, Sardegna e Sicilia sono stati colpiti amministratori già intimiditi nel passato. A Reggio Emilia, il sindaco è stato messo sotto scorta, così come lo è da alcuni mesi quello siciliano di Troina (En). Il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, ha dichiarato: “Questi atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali li leggo come una forma di debolezza delle mafie”. Se così è, non possiamo lasciarci scappare questa occasione. La buona politica va difesa e diffusa perché indispensabile alla sconfitta delle mafie.
Pierpaolo Romani è coordinatore nazionale di “Avviso pubblico, enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie”, www.avvisopubblico.it
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