Interni
Enel e la start-up dove ha investito l’ad Starace
di Duccio Facchini —
Il colosso elettrico italiano è coordinatore di un progetto finanziato dall’Unione europea rivolto alle imprese innovative. Tra quelle selezionate nel 2015, e destinatarie di risorse comunitarie, anche una srl tra i cui soci figura proprio l’amministratore delegato del Gruppo
All’imminente assemblea degli azionisti di giovedì 26 maggio, i vertici della multinazionale dell’energia Enel porteranno in deliberazione la relazione finanziaria dell’anno appena trascorso. Al di là dei conti (75 miliardi di euro i ricavi consolidati, 2,2 miliardi di euro gli utili), è interessante un paragrafo, intitolato “Verso l’innovazione sostenibile”, dedicato alle 1.200 start-up “analizzate” da Enel nel corso del 2015.
Il rapporto tra Enel e le piccole imprese innovative -italiane e straniere- è un portato dell’amministratore delegato del gruppo, dove il ministero dell’Economia detiene il 23,6% delle azioni, Francesco Starace, in carica da metà 2014 e finito recentemente al centro di polemiche per un suo discorso tenuto agli studenti dell’Università LUISS nell’aprile scorso in tema di “esperienza e percorsi che portano alla guida di una grande azienda”. “L’area innovazione e sostenibilità è stata creata da Starace quando è diventato Ad -spiega ad Altreconomia Luciano Tommasi, ‘Head of New Ventures Initiatives and business incubator di Enel’- e l’ha voluta a suo ‘riporto’ per dare un segnale chiaro sul ruolo che l’innovazione deve avere in un’azienda che si trova a dover guardare ad orizzonti più ampi, riposizionandosi su nuovi modelli di business”.
Lavorare con le start-up permette a Enel di scontare rischi di impresa e d’immagine, racconta Tommasi. “Le start-up sono piccole, agili e non hanno paura di nulla, nemmeno di ‘schiantarsi’. Le grandi aziende invece, come Enel, prima di fare una mossa devono ponderare bene”. Le modalità, come spiega l’azienda, non sono quelle di un fondo d’investimento: “Noi vogliamo essere il partner industriale delle migliori start-up e non fare finanza: non siamo un fondo di venture capital -afferma Tommasi-, non vogliamo esserlo, tant’è vero che non abbiamo una dotazione pre-assegnata da investire”.
Tra i meccanismi di “incubazione e accelerazione, mirati a supportare le start-up a più alto potenziale” adottati da Enel c’è anche INCENSe, coordinato dalla multinazionale e finanziato per il 2015 e 2016 dalla Commissione europea con 8 milioni di euro. Obiettivo: individuare e sostenere 42 società, finanziarle con 150mila euro a fondo perduto e assegnare a ciascuna un programma di accelerazione della durata di 6 mesi.
Il primo troncone di INCENSe ha individuato 28 società, tra cui la Atooma Srl, costituita nel marzo 2012 e iscritta alla Camera di Commercio di Roma nel febbraio 2014. Come “attività prevalente” si occupa della produzione di software. Fin dalla sua costituzione, Francesco Starace, che all’epoca non era ancora Ad di Enel, figura tra i soci (con il 4,41% delle quote), insieme tra gli altri a LVenture Group, che sul proprio sito spiega come “grazie al nostro deal flow proprietario, gestito dall’acceleratore LUISS ENLABS ‘La Fabbrica delle startup’, siamo in grado di selezionare le più promettenti startup sul mercato”.
Ciò significa che se la Srl dovesse riuscire, grazie anche al progetto INCENSe, ma non solo, nella propria attività di impresa e sviluppo di “orizzonti di business”, l’attuale Ad del Gruppo che ha coordinato proprio il progetto INCENSe ne potrebbe ricavere un vantaggio, così come gli altri soci.
Enel, dal canto suo, ridimensiona la questione: “Francesco Starace, all’epoca amministratore delegato di Enel Green Power, nel 2013 ha deciso di effettuare un piccolo finanziamento a titolo personale, in favore della start up Atooma. La decisione fa seguito a una ‘call’ lanciata durante un convegno dedicato alla imprenditoria giovanile, con la quale si invitava i manager presenti a dare un segno tangibile del loro sostegno alle nuove iniziative. Starace si é impegnato pubblicamente, come gli altri manager presenti, e alle parole ha fatto seguire i fatti”. Il "piccolo finanziamento" riferito da Enel sarebbe la quota societaria detenuta da Starace.
“La società Atooma -spiega una nota dell’azienda guidata da Starace- ha partecipato a giugno 2015 a un contest europeo (INCENSe, ndr) non finanziato da Enel. Nel contest la preselezione è stata fatta da 20 valutatori esterni, i progetti selezionati sono stati poi presentati ad un nuovo panel di valutatori esterni sotto la supervisione di esperti designati dall’Unione europea e, in questa fase, anche ad alcuni rappresentanti di imprese facenti parte dell’iniziativa, non finanziata da Enel, che coinvolge anche funding box ed Accelerance, soggetti internazionali e con proprio potere decisionale. Tra i rappresentanti delle imprese erano presenti anche valutatori indicati da Enel che non avevano però alcun potere di decisione autonomo (due su 8)”.
Anche in questo caso il punto non è tanto la paternità dei finanziamenti, che come detto sono della Commissione europea, quanto l’opportunità di aver selezionato una società -che ha chiuso il 2015 con una perdita di circa 100mila euro- nella quale era ed è coinvolto, seppur marginalmente, l’amministratore delegato del coordinatore del progetto. Ad ogni modo, “al momento Atooma, le cui attività non sono di interesse del gruppo, non collabora con Enel, né con aziende del Gruppo -specifica l’operatore elettrico-. Qualora dovessero instaurarsi relazioni di qualunque tipo tra la start up ed Enel i relativi rapporti verranno valutati alla luce della normativa sulle parti correlate”.
© riproduzione riservata