Altre Economie
Eco, equa e condivisa
La fiera della sostenibilità di Treviso “gemma” il progetto di un “eco quartiere”: cohousing, bioedilizia e sobrietà contro le “villettopoli padane”
Federica e Alberto hanno 33 anni, un figlio di 3, Giovanni, e un altro bimbo in arrivo a settembre. Da qualche anno, insieme a una coppia di amici e ai loro due bambini, sono alla ricerca di una casa a Treviso, per aiutarsi a vicenda nei piccoli e grandi impegni quotidiani. Silvana è architetto, ha 45 anni e una vita divisa a metà tra Milano e Treviso, dove convive con Roberto, 47 anni. L’appartamento dove vivono l’hanno scelto perché è ben servito dai mezzi pubblici e all’auto si può rinunciare, ma il loro sogno sarebbe una bella casa costruita secondo i principi della bioedilizia. Nel condominio dove vivono in affitto a Treviso Nord, Giuseppe e Valentina, 40 e 37 anni, sono gli unici ad avere figli: Jacopo ha 4 anni, Agata uno. Giuseppe conosce bene il cohousing: i suoi genitori dagli anni 70 “coabitano” con altre 9 famiglie nel condominio condiviso “La Betulla”, a Treviso, e ora anche lui vuole far crescere i propri figli in un contesto altrettanto stimolante e solidale. Per questo -come Silvana e Roberto, Federica, Alberto e Giovanni, e altre 5 famiglie- ha deciso di fare parte dell’“EcoQuartiere Quattro Passi”, un progetto di cohousing promosso a Treviso dalla cooperativa Pace e Sviluppo e dallo studio di architettura Tamassociati, insieme all’associazione Cambieresti e all’impresa cooperativa edile Sa.fra.
L’idea è nata durante la fiera “Quattro passi verso un mondo migliore” -organizzata ogni anno in autunno da Pace e Sviluppo (vedi box)-, ragionando attorno a un modello di abitazione sostenibile, come spiega Simone Sfriso, di Tamassociati: “Se consideriamo il mercato edilizio, ci rendiamo conto che questo è spaccato in due: c’è chi ha un potere d’acquisto tale da potersi permettere una casa a prezzo di mercato e chi, all’opposto, gode di agevolazioni per poter acquistare una casa convenzionata. Nel mezzo c’è tutta un’altro gruppo di persone che non rientra i queste due categorie ed è a loro che ci siamo rivolti, ragionando su delle case accessibili dal punto di vista dei costi, ma di buona qualità e costruite in base ai principi della bioedilizia: si tratta, in altre parole, di pensare alla progettazione sostenibile in termini di sobrietà, risparmio e semplicità”. L’altro passo in questo ragionamento riguarda più da vicino le persone: se è vero infatti, che “nel costruire un quartiere, oltre agli edifici, si costruisce anche una comunità, le forme dell’architettura possono condizionare la nascita di questa comunità locale”. Siamo agli antipodi della tipica “villettopoli” padana, ben delimitata da recinzioni e nella quale le relazioni non hanno alcun valore: chiuso nel suo sicuro microcosmo, l’abitante di questa casa non conosce nemmeno il proprio vicino. “Crediamo che questo sia uno sviluppo deleterio, basato sul consumo di territorio e dagli alti costi sociali -continua Simone-. Quindi: perché non proporre un modello abitativo altro, costruito sulle relazioni, dove le persone che vanno ad abitare in questi spazi siano davvero ‘vicini’, nel senso ampio del termine, migliorando la qualità della loro vita e di tutta la comunità?”.
Oltre a funzionare dal punto di vista sociale, questo progetto consente anche delle economie: se una casa bioecologica generalmente costa il 20% in più di una casa tradizionale in muratura, alcune “sobrie attenzioni” possono permettere un risparmio sia nella costruzione che nella gestione e manutenzione. Come? Ad esempio, grazie alla realizzazione di impianti in comune, risparmiando prima nella costruzione e poi nella gestione e nei consumi; oppure preferendo un sistema di ricambio dell’aria naturale all’impianto di condizionamento; o ancora, realizzando una centrale termica a legna, paragonabile a quella tradizionale, ma con un costo di esercizio nettamente inferiore.
“Grazie a queste scelte di buon senso e buone pratiche, il cohousing permette di attivare circoli virtuosi: ad esempio, si possono creare spazi idonei ad ospitare gruppi d’acquisto solidali, orti sociali da coltivare collettivamente, officine di riparazione per le biciclette e molto altro ancora”.
Oggi il gruppo cohousing di Treviso sta “cercando casa”: si tratta di 8 famiglie, selezionate dopo un percorso iniziato nel settembre 2010 alla fiera “Quattro passi” e fino al gennaio 2011 con un ciclo di incontri pubblici dedicati a conoscere il cohousing e la bioarchitettura. “Dall’ampia adesione ai laboratori (ai quali hanno partecipato dalle 30 alle 50 persone a serata, ndr), siamo rimaste in 8 giovani famiglie, tra i 30 e i 40 anni circa -racconta Federica, che è anche socia-lavoratrice della cooperativa Pace e Sviluppo-, quasi tutti con figli piccoli”.
Da qui l’esigenza di trovare uno spazio dove abitare che sia servito dai mezzi pubblici, per raggiungere facilmente la città, oltre che per l’autonomia dei bambini, e con un ampio spazio verde condiviso all’aperto, dove far giocare grandi e piccini.
Per trovare il luogo dove abitare (sul quale a settembre 2011 si dovrebbe iniziare a realizzare il cohousing), il gruppo ha esplorato principalmente il mercato privato, in cerca di terreni o edifici dismessi, da ricostruire o ristrutturare, ma non ha escluso la collaborazione con le amministrazioni locali. Avere un buon rapporto con queste, in ogni caso, sarà un aspetto fondamentale perché l’EcoQuartiere possa essere davvero “un progetto aperto a uno scambio con una comunità più ampia”, come dice Simone. Questa piccola comunità di “coabitanti”, infatti, dovrà essere capace di relazionarsi con le case attorno, per offrire servizi che abbiano una ricaduta concreta sul territorio circostante. “Tra questi servizi potremmo pensare a uno spazio per tagesmutter (piccoli nidi privati, dove le mamme si aiutano a vicenda prendendosi cura di diversi bambini, ndr), oppure a creare nuovi legami con le aziende agricole vicine o con le cooperative del territorio. Così l’EcoQuartiere mira a innescare processi virtuosi di riqualificazione e valorizzazione territoriale, attivando nuove forme di vicinato solidale”.
Come trovare le realtà promotrici
• Studio Tamassociati: www.tamassociati.org
• Cooperativa Pace e Sviluppo: www.pacesviluppo.it
• Associazione Cambieresti? onlus: associazione@cambieresti.it
• Ecodomus e cooperativa Sa.fra: www.ecodomus-ve.com e www.safra-ve.com
Per ulteriori informazioni sul progetto dell’EcoQuartiere a Treviso: tel. 041.5226974, ecoquartiere@tamassociati.org (studio Tamassociati); tel. 0422.301424,
info@pacesviluppo.it (coop. Pace e Sviluppo).
www.ecoquartierequattropassi.it
A Bologna e non solo
In contemporanea al progetto di Treviso, lo studio Tamassociati sta collaborando con l’associazione “È/cohousing” di Bologna (http://ecohousing.wordpress.com) per realizzare un progetto di cohousing a San Lazzaro di Savena (Bo). Come spiega Simone Sfriso, di Tamassociati, “non esiste un ‘manuale tecnico’ per la progettazione del cohousing, ma ogni progetto nasce dal basso e viene realizzato ‘su misura’ in base alle esigenze degli abitanti”. A Bologna, 12 famiglie -20 adulti e 15 bambini in tutto- si sono messe al lavoro per poter partecipare a un bando di affidamento di un terreno sul quale costruire un complesso residenziale di 12 alloggi privati, con altri servizi condivisi (dalla lavanderia alla sala musicale, dalla stanza del bricolage alla ciclozona). Il cuore del progetto sarà la sala comune, con la cucina, dove accogliere anche persone esterne e praticare percorsi virtuosi di integrazione sociale.
L’associazione “È/cohousing”, attrice del progetto bolognese, è anche tra i promotori della “Rete nazionale per il cohousing”, nata nell’aprile 2010 a Firenze per iniziativa di una ventina di realtà italiane di cohousing.
Per saperne di più: www.cohousingitalia.it.