Finanza / Opinioni
DeepSeek: la tecnologia cinese mette a nudo una colossale bolla finanziaria
Ma davvero il tracollo della società Nvidia e la perdita in un solo giorno di 600 miliardi di dollari di capitalizzazione (poco meno dell’intero valore della Borsa di Milano) dipendono da una fragile start-up cinese fondata nel 2023 che ha prodotto una app molto scaricata? La questione è più articolata e riguarda direttamente la strategia dei fondi speculativi americani e della nuova presidenza Trump. L’analisi di Alessandro Volpi
La bolla sta scoppiando? Il titolo Nvidia e altri big tech sono precipitati. La motivazione fornita dalla gran parte degli analisti è rintracciata nella comparsa della società cinese DeepSeek che fa a costi più bassi e meglio quello che fa Nvidia. Si tratta di una motivazione in larga misura fondata, ma a cui bisogna aggiungerne, a mio parere, almeno altre due.
La prima è costituita dalla scelta dei tre grandi fondi speculativi BlackRock, Vanguard e State Street (Big Three), grandi finanziatori e azionisti di Nvidia, di vendere il titolo prima che il crollo lo travolga, approfittando dei prezzi ancora molto alti. In pratica, le iniezioni di steroidi di liquidità sono terminate, o stanno terminando, e la bolla deve fare una selezione per non scoppiare tutta insieme.
La seconda è riconducibile all’avvento della presidenza di Donald Trump che ha lanciato segnali chiari contro lo strapotere delle Big Three e un simile messaggio sta facendo partire scommesse contro Nvidia e altri titoli, fino a qualche mese fa superprotetti dalla politica e ora decisamente a rischio.
In altre parole, la tecnologia cinese mette a nudo una colossale bolla finanziaria, contro cui si pone anche la nuova presidenza Trump, inducendo le Big Three a spostare le loro forze, magari proprio verso le criptovalute.
Provo a essere ancora più esplicito. Nvidia, la società che è cresciuta più di tutte negli ultimi due anni, ha perso in poche ore quasi 600 miliardi di dollari di capitalizzazione; in pratica poco meno dell’intero valore della Borsa di Milano. Questo crollo, che ha trascinato con sé buona parte del settore hi-tech Usa, è dovuto alle vendite gigantesche fatte dai grandi fondi e da tanti scommettitori al ribasso per la diffusione della notizia che DeepSeek è stata la app più scaricata per qualche settimana negli Stati Uniti.
Ma, in realtà, che cos’è DeepSeek? Si tratta di una start-up nata nel 2023, per iniziativa di Liang Wenfeng, con il sostegno finanziario di un minuscolo hedge-fund cinese; siamo di fronte, dunque, a una realtà finanziaria molto fragile, che peraltro ha già limitato le registrazioni gratuite alla sua app per difficoltà di gestione e di evitare immediate manomissioni. Il prodotto di DeepSeek, di cui i media, gli operatori e i “tecnici” hanno celebrato le mirabilie, presenta contenuti che sono attentamente coerenti con la linea politica della comunicazione del governo cinese e dunque difficilmente utilizzabili da almeno una parte importante dei “consumatori”.
Forse verrebbe da domandarsi, allora, se il clamore guidato da una narrazione fatta da organi di stampa e, appunto, da media assai influenti ma dalla proprietà ben visibile e concentrata in poche mani, non sia il modo, da parte di una cerchia ristretta di grandissimi speculatori, di guadagnare vendendo allo scoperto per ricomprare a prezzi stracciati titoli fin troppo gonfiati, e di ridimensionare quindi una bolla da circa 15mila miliardi di dollari senza un vero e proprio crollo, per sostituire alcuni dei player di tale bolla con altri più “graditi” alla nuova presidenza Trump.
In fondo, proprio il nuovo presidente americano ha detto di fare attenzione all’intelligenza artificiale di alcune start-up cinesi e ha avviato il progetto “Stargate”, con società a lui vicinissime. Magari, il cosiddetto “mercato” ha colto l’occasione per fare una montagna di soldi usando una finora sconosciuta, piccola società cinese e i “padroni di Nvidia” hanno trovato conveniente offrire un’occasione all’élite finanziaria trumpiana, a partire da Elon Musk. Sarebbe l’ennesima dimostrazione della natura totalmente speculativa del capitalismo.
Alessandro Volpi è docente di Storia contemporanea presso il dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa. Si occupa di temi relativi ai processi di trasformazione culturale ed economica nell’Ottocento e nel Novecento. Il suo ultimo libro è “Nelle mani dei fondi” (Altreconomia, 2024)
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