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Altre Economie

Dal bianco al bianco

Dismeco tratta gli scarti elettrici in Emilia-Romagna. Nel 2010 ha rilevato una cartiera dismessa, convertendola in “centro RAEE”. Il reportage di Altreconomia nell’ambito del progetto "Riconversione", realizzato grazie al contributo dell’associazione Sabrina Sganga. Scarica qui il libro "Riconversione: (ri)facciamo la pace"

Tratto da Altreconomia 172 — Giugno 2015

Gli operai con interventi metodici “smontano” lavatrici, una dopo l’altra. Separano i metalli dal vetro degli oblò, i circuiti elettrici dai cestelli. Alla fine della catena di montaggio i materiali vengono smistati: tutti verranno avviati a riciclo.
I dipendenti della Dismeco lavorano in un capannone di Marzabotto (BO), lungo il corso del fiume Reno: da qui, un tempo uscivano le bobine su cui veniva stampato il Corriere della Sera. “Questa è stata la cartiera Rizzoli, poi passata alla Burgo” racconta ad Altreconomia Claudio Tedeschi, amministratore delegato della società. Quando nel 2010 Dismeco ha rilevato una parte del complesso industriale per trasformarlo in un centro per il recupero dei RAEE, i rifiuti da apparecchi elettrici ed elettronici (dai “grandi bianchi”, come i frigoriferi, alle lampadine a basso consumo), l’attività era ferma, dal 2006: 600 i dipendenti licenziati. “La Direttiva RAEE apriva a nuove opportunità, e quando abbiamo avuto l’opportunità abbiamo scelto di ristrutturare gli spazi recuperando la struttura in modo filologico, cioè rispettando l’architettura originale e le successive stratificazioni, e non abbiamo consumato suolo -spiega Tedeschi-.
La riconversione della ex cartiera ha anche un nome, anzi un marchio registrato: si chiama “Borgo Ecologico” il progetto Dismeco che prevede di “declinare ad ampio spettro il tema della sostenibilità”, come racconta Tedeschi, a cominciare dalla copertura fotovoltaica dei tetti degli edifici presenti nei 42mila metri quadrati acquisti da Burgo. “Abbiamo anche acquistato villa Rizzoli, che si trova a fianco dello stabilimento, e quando sarà completato il restauro mi auguro divenga un centro didattico, al servizio del territorio” spiega l’ad della società.

A far da corona allo stabilimento c’è il Monte Sole, con il Parco storico che ricorda l’eccidio nazista di Marzabotto (www.parcostoricomontesole.it), una strage che nell’autunno del 1944 vide morire oltre 700 civili. È uno dei simboli dell’identità emiliana, al pari della “meccanica applicata” cui -secondo Tedeschi- si deve la nascita di un’azienda come Dismeco, fondata nel 1977: è la prima in Italia a trattare i RAEE, gestita dal padre dell’attuale amministratore delegato, che è anche componente della Commissione ambiente di Confindustria Emilia-Romagna e dell’Osservatorio sulla Green Economy IEFE dell’Università “Bocconi” di Milano. “Avevo 19 anni, allora era tutto diverso: ogni cosa era aggiustabile; smontando selettivamente recuperavamo migliaia di pezzi di ricambio” racconta oggi Tedeschi.
L’attuale Dismeco è figlia di due norme del 2004 e del 2005, i decreti legislativi 49/2014 e 151/2015, che hanno introdotto nell’ordinamento italiano quattro Direttive UE relative “alla riduzione dell’uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche, nonché allo smaltimento dei rifiuti”.
La sigla RAEE fa parte, da allora, del nostro quotidiano, perché ogni volta che cambiamo un elettrodomestico il vecchio dev’essere “gestito” in modo appropriato.

I rifiuti da apparecchi elettrici ed elettronici sono suddivisi in cinque categorie (vedi box), mentre la raccolta è gestita attraverso consorzi (Dismeco lavora con APIRAEE, Ecodom, ECOEM, Ecolamp, Ecolight, Ecoped, ecoR’it, ERP, EsaGerAEE, PVCycle, RAEcycle, ReMedia), che nel 2014 hanno recuperato in tutto il territorio nazionale 231.717.031 chilogrammi, in media 3,8 per ogni italiano. In Emilia-Romagna, la regione dove opera Dismeco, sono stati raccolti RAEE per 21.918.935 chilogrammi, anche se -spiega Tedeschi- “si ipotizza che ogni anno si vendano 60mila tonnellate di apparecchi elettrici ed elettronici”, e ciò significa che una parte sparisce, e non viene trattata in modo adeguato. Che significa, nel caso di una lavatrice, ad esempio, “il recupero del 98 per cento dei materiali che la compongono”, come si fa a Marzabotto. “La nostra azienda tratta circa 10mila tonnellate di RAEE ogni anno -racconta Tedeschi-, e questo significa che abbiamo un grande potenziale di crescita, di quasi sei volte”.
In fondo al piazzale dove i camion scaricano i rifiuti che verranno avviati a trattamento c’è un terzo capannone dell’ex cartiera, che ancora non è stato recuperato da Dismeco. L’azienda -spiega Tedeschi- cresce e investe “senza aver ricevuto un euro di contributo pubblico, occupando 36 persone e arrivando a fatturare quasi 4 milioni di euro”. È orgoglioso nel raccontarmi di aver “re-inventato concettualmente un metodo per il trattamento dei ‘grandi bianchi’, che permette di non prendere gli elettrodomestici e buttarli tal quali nei trituratori”, come fanno quasi tutti, ma di realizzare uno “smontaggio selettivo”, come definisce Tedeschi la catena di montaggio che abbiamo visto all’inizio di questo racconto.

Recuperare i materiali, per poi rivenderli, è essenziale per chi si occupa di RAEE. Lavatrici, televisori, personal computer, lampadine, infatti, vengono quasi sempre acquistate. “Fino al 2011, ricevevamo un corrispettivo per il trattamento ambientale. Ma la verità è che tali guadagni, vista la cronica scarsità di materiale si sono ridotti del 200%, e oggi in larga parte compriamo ‘rifiuti’ e rivendiamo materie prime, spesso agli impianti posti alla fine della filiera, come le acciaierie. Le categorie con maggiore valore aggiunto sono i piccoli elettrodomestici” aggiunge Tedeschi. Ogni anno, Dismeco ne “tratta” 3mila tonnellate. Le lavatrici, invece sono 25mila al mese, e almeno 35mila invece le lampadine a basso consumo, che pure vengono lavorate con una macchina innovativa, frutto del progetto europeo “Relight”, che permette anche la separazione delle basi che contengono i circuiti elettrici.
Secondo l’imprenditore bolognese, tuttavia, questi sforzi potrebbero non rivelarsi sufficienti: il Piano regionale di gestione dei rifiuti, adottato dalla giunta regionale nel febbraio del 2014, non interviene con la dovuta attenzione in merito ai rifiuti da apparecchiatura elettriche ed elettroniche perché i RAEE intercettati dal sistema equivalgono ad appena 25mila tonnellate su 2 milioni di tonnellate di raccolta indifferenziata, e non sono un business interessante per HERA ed IREN, le due multi-utility quotate in Borsa che gestiscono il ciclo dei rifiuti praticamente in tutti i Comuni dell’Emilia-Romagna.
Dove esistono solo due impianti che trattano RAEE, quello di Dismeco a Marzabotto e quello di Tred Carpi, una società mista costituita da AIMAG e UNIECO. “In altre regioni, come la Lombardia o il Veneto gli impianti sono 8, o 10 -spiega Tedeschi-. E questo fa sì che i RAEE ‘regionali’ vengano trattati in loco, mentre i rifiuti elettrici ed elettronici emiliani spesso ‘superano’ i confini”, cancellando così quel principio di territorialità del ciclo dei rifiuti che è alla base del “decreto Ronchi”, il testo di legge del 1997 che ha introdotto in Italia una gestione di tipo aziendale nell’igiene urbana.  “A mio avviso, il bacino ottimale per la gestione del RAEE, considerando in molti casi l’esigenza di recuperare con propri mezzi il rifiuto da trattare, è di 200 chilometri dall’impianto di selezione” spiega Claudio Tedeschi. C’è poi, a suo avviso, un approccio etico, che possa salvaguardare, a parità di condizioni economiche, il principio di  “prossimità” nella gestione, per “evitare costi sociali ed ambientali inutili”. Anche se Tedeschi è diventato Consulente (gratuito) per la pianificazione strategica dei rifiuti delle aziende ASA di Tivoli e MessinAmbiente di Messina, dove ha collaborato alla realizzazione del progetto “Messina miniera urbana”, con cui è stata introdotta nella città siciliana la raccolta dei rifiuti elettrici, a Marzabotto non verranno mai trattati rifiuti provenienti da Tivoli né da Messina. “Vorrei evitare ogni possibile strumentalizzazione” dice Tedeschi, che preferisce che a parlare siano i numeri di Dismeco. Nell’ultimo anno, pur chiuso in utile, la sostenibilità economica delle attività ha scontato problemi di carattere strutturale, che dipendono dal mercato e che potrebbero essere affrontati con interventi legislativi: “I contratti che sigliamo con i consorzi che si occupano della gestione dei RAEE domestici (in tutto sono 17, ndr) hanno spesso durata annuale, e quando -com’è successo nel 2014- il prezzo delle materie prime crolla, questo riduce in modo esponenziale la nostra marginalità”.

C’è poi un’altra variabile, con un impatto diretto sull’attività di un’azienda come Dismeco: “Il nostro successo dipende dai flussi” sintetizza Tedeschi. E il dato su base nazionale dimostra che in Italia non è ancora chiara l’importanza di recuperare le materie prime contenute nei RAEE: vengono avviati a trattamento appena il 36% dei frigoriferi, ma solo il 20% di lavatrici, lavastoviglie e cappe, ad esempio. Per le lampade, poi, il rapporto tra raccolto e immesso sul mercato risulta pari appena al 14%.

Obiettivo 45%
Nell’aprile del 2014 è stata adottata nell’ordinamento italiano la nuova Direttiva europea sui rifiuti da apparecchi elettrici ed elettronici, la 2012/19/EU. Tra le novità introdotte vi è anche una percentuale minima di raccolta differenziata (a partire dal 2016 pari almeno al 45% delle apparecchiature immesse sul mercato, per poi salire al 65% a partire dal 2019), e la possibilità per i consumatori di consegnare gratuitamente i RAEE di piccole dimensioni -cioè quelli inferiori a 25 centimetri- presso i grandi punti vendita, quelli di oltre 400 metri quadrati, senza alcun obbligo di acquisto. Sono 7.289 i produttori italiani e 176 produttori quelli esteri che partecipano al “sistema RAEE”, e annualmente comunicano la quantità di apparecchiature immesse sul mercato.
È in base a questi dati, e immaginando un tasso di sostituzione di uno a uno, che è possibile calcolare a quanto dovrebbero ammontare i rifiuti, che sono suddivisi in cinque categorie, da R1, freddo e clima, a R5, sorgenti luminose, passando per R2 (Grandi Bianchi), R3 (TV e Monitor), R4 (tutte le altre apparecchiature al di fuori degli altri raggruppamenti).

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