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Cresce il cicloturismo in Italia ma servono infrastrutture migliori
Il nostro Paese è la destinazione più ricercata tra i 38 aderenti a EuroVelo, sebbene appena il 21% degli itinerari del network sia sviluppato. Il Forum del cicloturismo, in programma a Bologna il 31 marzo, è un’occasione di confronto degli operatori del settore (che già oggi vale quattro miliardi di euro) per promuoverne l’implementazione
Nel 2022 sono state circa 33 milioni le persone che hanno scelto di visitare l’Italia in sella a una bicicletta, con una quota di “cicloturisti puri” -ovvero di chi vive la vacanza esclusivamente sulle due ruote- di oltre nove milioni, il doppio rispetto ai 4,5 milioni del 2019. Un flusso di turisti, sia italiani sia stranieri, con un peso economico non indifferente che, l’Istituto nazionale ricerche turistiche (Isnart) stima in circa quattro miliardi di euro. “L’aumento dell’interesse generale per il turismo open-air negli ultimi anni rende il cicloturismo un elemento chiave nel processo di destagionalizzazione del settore nel nostro Paese, incentivando l’idea di godersi sport e natura in sella alla bici anche in stagioni all’infuori del periodo tipicamente estivo. E lo fa soprattutto muovendosi verso le aree interne e meno conosciute con un evidente impatto positivo in termini di diffusione della ricchezza apportata dal turismo, coniugando la valorizzazione economica e le occasioni di nuova imprenditorialità con la sostenibilità ambientale”, spiegano da Isnart.
L’istituto presenterà il quadro aggiornato del settore venerdì 31 marzo in occasione del primo Forum del cicloturismo, dedicato agli operatori del turismo in bicicletta, che anticipa la Fiera del cicloturismo: rassegna aperta al pubblico in programma a Bologna sabato 1 e domenica 2 aprile, giunta quest’anno alla seconda edizione. Il Forum, voluto e organizzato da Bikenomist, si pone l’obiettivo di creare reti e diffondere buone pratiche per la crescita del settore attraverso il coinvolgimento degli operatori e creando momenti di dibattito e confronto, tra nuove professionalità e opportunità di crescita. “Il cicloturismo è una nicchia di mercato ormai matura e che continua a crescere, per questo deve essere affrontata facendo rete, condividendo conoscenze e buone pratiche, stimolando un approccio scientifico alla crescita del settore”, commenta Pinar Pinzuti, direttrice della Fiera del Cicloturismo e membro del consiglio di EuroVelo.
Tra le regioni italiane più amate (e frequentate) dai cicloturisti ci sono Veneto, Trentino-Alto Adige e Toscana. Ma secondo le rilevazioni di Isnart anche Piemonte, Abruzzo e Puglia sono già oggi mete interessanti per i viaggiatori che amano spostarsi su due ruote. “Tra i 38 Paesi del network EuroVelo, l’Italia è la destinazione più ricercata sul nostro portale, sebbene solo il 21% degli itinerari della rete europea siano sviluppati. Un dato che conferma l’enorme potenziale attrattivo del cicloturismo in Italia per il pubblico europeo”, commenta Jessica Casagrande, communications e projects coordinator dell’European cyclist federation (Ecf), organizzazione che coordina la rete dei 17 percorsi cicloturistici a lunghissima percorrenza che attraversano il continente, per un totale di oltre 90mila chilometri.
Un percorso, quello di EuroVelo iniziato nel 1997 e che oggi vede il 64% dei percorsi (per un totale di oltre 56mila chilometri) realizzati e segnalati secondo standard nazionali mentre il restante 36% è ancora in fase di sviluppo o di pianificazione: una volta completata le rete potrà generare sette miliardi di euro di entrate dirette ogni anno, secondo uno studio commissionato dal Parlamento europeo.
Tre gli itinerari che attraversano il nostro Paese: la Via Romea Francigena (che parte da Londra e arriva in Puglia); la ciclovia del Sole (da Capo Nord a Malta) e la ciclovia del Mediterraneo (dal sud della Spagna a Cipro). Tutti sono stati inseriti nel “Piano generale della mobilità ciclistica” approvato dal governo nel 2022 quale parte integrante della rete ciclabile nazionale italiana Bicitalia coordinata dalla Federazione italiana ambiente e bicicletta (Fiab). “Parte di questi percorsi, inoltre, è coinvolta nella pianificazione del Sistema nazionale delle ciclovie turistiche, già finanziato con fondi ministeriali e del Piano nazionale di ripresa e resilienza per 640 milioni di euro, cui si vanno a sommare i fondi di provenienza regionale”, spiega Antonio Dalla Venezia di Fiab e coordinatore del comitato tecnico scientifico Bicitalia-EuroVelo.
Nonostante il grande interesse dei cicloturisti italiani e stranieri per il nostro Paese, il “Route development report” per il 2022 fotografa chiaramente il distacco dell’Italia dagli altri Stati europei per quanto riguarda lo sviluppo della rete EuroVelo: solo il 21% degli itinerari rispetta i criteri fissati da Ecf per la certificazione. Una percentuale ben lontana non solo da quella di Paesi con una storica vocazione cicloturistica come Germania e Danimarca ma anche da Spagna (74%) o Irlanda (97%).
Sia Isnart sia Jessica Casagrande concordano sul fatto che uno dei principali ostacoli allo sviluppo del settore nel nostro Paese sia la carenza di infrastrutture: la maggioranza dei percorsi sono su sede promiscua, con livelli di segnaletica specifica spesso carenti. Inoltre mancano i servizi di trasporto pubblico connessi ai percorsi ciclabili, che offrirebbero una migliore intermodalità ai viaggiatori. “La Svizzera ha una rete cicloturistica incredibile e una segnaletica perfetta: ma appena attraversato il confine con l’Italia tutto si ferma -riprende Pinar Pinzuti-. Se le infrastrutture non permettono di viaggiare in sicurezza tutto diventa un’avventura e non tutti sono disposti a farlo: pensiamo ad esempio ai viaggiatori più anziani o alle famiglie con bambini”.
Modelli positivi da seguire in questo senso non mancano. La Francia, ad esempio, da quindici anni investe su questo segmento turistico con un obiettivo preciso: diventare la prima destinazione europea per il cicloturismo entro il 2030, scalzando la Germania. “Ha sviluppato dei comitati in cui sono presenti tutti i soggetti interessati dai diversi itinerari e che vengono convocati frequentemente per discutere gli sviluppi -spiega Casagrande-. Questo approccio riguarda sia gli aspetti tecnici, sia la promozione e non riguarda solo la rete EuroVelo ma tutti i percorsi cicloturistici. Inoltre, Parigi sta lavorando a una strategia nazionale ad hoc”.
Il Forum del cicloturismo sarà dunque un’occasione preziosa per confrontarsi su questi temi e sui passi necessari per migliorare l’offerta cicloturistica del nostro Paese. “Vogliamo mettere assieme i tanti soggetti che da molti anni lavorano su questi temi: sembra banale dirlo, ma il coordinamento è l’elemento più importante -conclude Pinar Pinzuti-. Vogliamo che sempre più persone prendano in considerazione la bicicletta come mezzo per esplorare i territori, vicini e lontani, e vogliamo creare una piattaforma per mettere in contatto gli attori pubblici e privati che operano nel turismo attivo per lavorare e collaborare insieme. Il futuro del turismo sono le vacanze low-carbon, responsabili, attive e la bicicletta è un alleato perfetto”.
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