Ambiente / Opinioni
Consumo di suolo: la legge è rimasta sepolta
La XVII legislatura si è conclusa senza l’approvazione di un testo capace di tutelare il paesaggio. Toccherà alla prossima. Forse
Le Camere sono state sciolte e il cemento festeggia: la legge per frenare il consumo di suolo non è stata approvata, ma asfaltata al Senato e sepolta da colate di emendamenti, pareri, ricatti, discussioni senza fine, lentezze e disinteresse. Su tutto quel che riguarda la parola suolo (incluso il parente ius soli) il Parlamento ha fallito alla grande, diciamolo pure.
Assieme a lui hanno fallito tutte le istituzioni che hanno remato contro, come la Conferenza delle Regioni che a marzo scorso ha detto “NO”, ritenendo concettualmente sbagliata l’intera impostazione generale del disegno di legge e invitando di fatto il Parlamento a non impicciarsi di suolo. E così ora tocca sorbirsi questa pesante eredità. Per un pelo abbiamo pure rischiato di veder tornare il suolo a fare da bancomat per le spese spicciole dei Comuni perché alcuni parlamentari, non contenti di aver catramato la legge sul suolo, zitti zitti han pure provato a far saltare il banco in legge di stabilità, cercando di rinviare ancora il provvedimento “salvilsuolo” che diceva stop all’abuso degli oneri di urbanizzazione per le spese correnti dal 1.1.2018. Incredibile!
Dobbiamo ringraziare l’intelligenza e la sensibilità delle associazioni ambientaliste, a partire dal FAI, che hanno evitato sul fil di lana questo irricevibile disastro. Rimane il fatto che ci hanno provato. Le 86.000 firme di People4Soil consegnate al presidente del Senato Pietro Grasso non hanno neppur fatto il solletico ai senatori. La XVII legislatura, passata attraverso il 2015 senza capire che era l’anno mondiale del suolo, si chiude senza capitani coraggiosi ma con dei negazionisti proni alla cultura del compromesso, serva del cemento. Era questo forse il loro obiettivo? Sono sempre convinti che la prossima economia vivrà ancora sulle spalle del suolo?
Gli sfugge che in tutti i Paesi europei hanno frenato il consumo di suolo da tempo e gli indicatori occupazionali ed economici sono migliori dei nostri. Quindi alla fine sono solo speculazione, egoismo e attaccamento pervicace alla rendita a tenere in piedi un’idea avida di urbanistica ed edilizia mangia-suolo. In Italia, lo ripetiamo, possiamo far vivere il settore delle costruzioni, importante per il Paese, recuperando, ristrutturando, riqualificando, riciclando l’urbanizzato che c’è, così da mantenere sano e bello il paesaggio che è alla base della cultura e dell’economia turistica, pure strategica. Ora i politici non ci propinino le loro astute parole di distrazione di massa e i loro smacchiatori mediatici, perché saremo lì a ricordargli questo impegno per il Paese.
La prossima legislatura sarà maggiorenne. Lo diverranno anche le forze politiche approvando una giusta legge per tutelare il suolo? Il precedente disegno di legge lo hanno asfaltato!
E iniziamo subito, esprimendo rammarico per il troppo silenzio attorno all’affossamento del disegno di legge sul suolo. Quasi nessuno ha preso la parola per indignarsi: forze culturali (urbanisti inclusi), politici, intellettuali e soprattutto sindaci. La parola suolo (e anche ambiente) avrebbe fatto bella mostra di sé accanto alla parola giovani anche nel discorso del Presidente della Repubblica, perché tra le due c’è forte relazione. Lo fece Luigi Einaudi che intuì l’urgenza della sfida per il suolo italico: ma ancora nessuno raccoglie quello slancio. La prossima legislatura sarà la numero 18, come la maggiore età. Chissà che questa uscita obbligata dall’adolescenza non stimoli a fare il fatidico passo. Salvare il suolo deve essere il marchio di fabbrica da cui riconosceremo la buona politica. Ce la farete nei primi 100 giorni a dare al Paese una giusta legge sulla tutela del suolo non buttando a mare il lavoro fatto fino a oggi? O dovremo ancora guardarci le spalle? O forse il cemento continua a essere il grande sponsor della partitica? Se non è così, dimostratecelo voi. Grazie.
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