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Ambiente / Opinioni

Anche la Corte dei Conti riconosce che il consumo di suolo mette in ginocchio il Paese

© Barry McGee - Unsplash

L’organo dello Stato preposto a controllare la spesa pubblica e il bilancio si è pronunciato a fine ottobre sul tema del consumo di suolo. Non si è limitato a invitare Stato e Governo a fare “norme e azioni di radicale contenimento del consumo di suolo”, ma ha riconosciuto che questo è “in primis” correlato con il peggioramento dei fenomeni di dissesto idrogeologico. Il commento di Paolo Pileri

Notizia sensazionale per il suolo. La Corte dei Conti ovvero l’organo dello Stato preposto a controllare la spesa pubblica e il bilancio dello Stato stesso, si è pronunciata sul tema del consumo di suolo.
Il fatto è rilevante e il documento da consultare è la deliberazione del 31 ottobre 2019, n. 17/2019/G. Ora anche la Corte è tra quelli che in modo netto dice che il continuo consumo di suolo mette in ginocchio il Paese su vari fronti, rendendolo sempre più fragile ed esponendolo a un crescendo in spesa pubblica, cosa di cui proprio non abbiamo bisogno.
Faccio notare che la Corte dei Conti è una istituzione che non appartiene all’area ambientalista. La sua raccomandazione non è dovuta per statuto e quindi la cosa va vista con ancor maggior attenzione e serietà.
La Corte non si limita a dire e invitare Stato e Governo a fare “norme e azioni di radicale contenimento del consumo di suolo” (p. 16), ma dice anche che il consumo di suolo è “in primis” correlato con il peggioramento dei fenomeni di dissesto idrogeologico che sappiamo costare all’Italia svariate centinaia di milioni di euro all’anno.

“I dati scientifici a disposizione dimostrano che il Paese è interessato, in misura crescente e preoccupante, da fenomeni diffusi di dissesto idrogeologico che si sono acuiti sia per gli effetti dei cambiamenti climatici, ma anche e soprattutto per l’aumento del consumo del suolo nel nostro Paese che è passato dal 2,7 per cento degli anni 50 al 7,65 del 2017” – Corte dei Conti

Questa affermazione è molto importante perché è una vera e propria certificazione autorevole che ci dice che così facendo peggiorano i conti pubblici e quindi il benessere di tutti i cittadini, gettando il Paese a una maggior esposizione debitoria. Chi deve agire è avvisato.
Ma non si ferma qui. La Corte conferma preoccupazioni che da anni alcuni ripetono all’infinito come quella di smettere di trattare la questione ambientale per spizzichi e bocconi perché occorrono dispositivi “di natura sistemica”. Viene chiesta al Parlamento una legge “radicale” (e non soffice) sul contenimento del consumo di suolo e addirittura di svuotare i piani urbanistici in quanto le previsioni ivi contenute sono “sovradimensionate”. Si dice di andare “solo” verso forme di pianificazione cooperative e non più settoriali: qui dentro ci metto anche la deleteria questione della frammentazione dei piani urbanistici comunali per cui ogni comune fa quel che vuole con il suolo.
Questa deliberazione ci auguriamo venga ascoltata e sia il punto di svolta che scioglie gli alibi di chi fino a oggi ha messo in moto mille tattiche per non approvare la legge nazionale contro il consumo di suolo (quella del forum Salviamo il Paesaggio è la più completa ed efficace) e di quelle Regioni che hanno approvato leggi inefficaci se non addirittura controproducenti che non hanno fatto fermare il consumo e neppur rallentarlo quanto necessario. Come dice la Corte, e lo ripeto con piacere semmai fosse ancora necessario per qualcuno capirlo, è “improcrastinabile un intervento sistemico e decisivo che affronti il tema della salvaguardia del suolo” (p. 19).

Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “100 parole per salvare il suolo” (Altreconomia, 2018)

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