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Ambiente / Opinioni

Come la produzione industriale del cibo incide sull’antibiotico resistenza

© By Otwarte Klatki - Fot.Andrew Skowron, CC BY 2.0

Carne e pesticidi contribuiscono alla crisi sanitaria in atto. Ma l’Unione europea non se ne sta occupando. La rubrica di Nicoletta Dentico

Tratto da Altreconomia 246 — Marzo 2022

Ci siamo lasciati l’ultima volta con un focus puntato sulla silente pandemia dell’antibiotico resistenza che, da almeno una quindicina d’anni, erode e sgretola in silenzio la possibilità di utilizzare gli strumenti della medicina a nostra disposizione, non solo gli antibiotici. Come disse nel 2015 la direttrice generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Margaret Chan, il problema è così grave -per la prospettiva di non riuscire più a fare in sicurezza interventi chirurgici e trattare malattie ordinarie- che potrebbe produrre “in poche parole, la fine della medicina moderna come noi la conosciamo”.

Sarebbe un errore però attribuire la crisi sanitaria dell’antibiotico resistenza al solo abuso di prescrizioni di antibiotici da parte dei medici, come abbiamo denunciato nella scorsa rubrica in relazione all’Italia. Il fenomeno, sia chiaro, esiste e va esplicitato ma tutto sarebbe più facile se l’antibiotico resistenza dipendesse solo da come i medici somministrano gli antibiotici nel mondo. La questione invece è molto più complessa e sistemica. Il modello di produzione industriale del cibo è una delle principali fonti di questa pandemia.

1,2 milioni. È il numero rivisto e aggiornato dei decessi dovuti ad antibiotico resistenza nel 2019 nel mondo. Fonte: The Lancet, 2022

Alcuni esempi? L’industria della carne è un determinante strutturale di antibiotico resistenza per via dell’uso profilattico, sistematico e preventivo degli antibiotici nell’allevamento intensivo degli animali, tenuti in condizioni in cui il loro benessere non viene minimamente preso in considerazione perché trattati meramente come unità di produzione. Affollamento e densità altissime, ambienti malsani, genetiche a rapido accrescimento: sono tutti aspetti che contraddistinguono gli allevamenti industriali dove gli animali, portati al di sopra dei loro limiti fisiologici, si feriscono tra loro e si ammalano con estrema facilità. Questa violenza ha effetti di propagazione: quando gli animali sono imbottiti di antibiotici, i batteri resistenti che possono svilupparsi rimangono poi sulla carne cruda e vengono trasmessi agli esseri umani tramite manipolazione di questa (per esempio nelle operazioni di lavaggio e preparazione) o il consumo di carne poco cotta.

In Inghilterra, una campagna del ministero della Salute invita da anni a “non lavare mai un pollo crudo” perché il batterio Gram-negativo Campylobacter finisce nelle acque reflue ampliando la resistenza. Studi recenti hanno registrato che più del 50% dei polli venduti in Inghilterra porta questo batterio. Gli antibiotici sono utilizzati anche nell’agricoltura industriale. Diversi pesticidi sono antibiotici, tra questi l’erbicida glifosato, registrato da Monsanto come antibiotico nel 2014. Considerando il quasi miliardo di tonnellate di questo erbicida riversato in agricoltura ogni anno, si può affermare con evidenza, come fa uno studio del Journal of Antimicrobial Chemotherapy (2021) che “il glifosato è un agente di antibiotico resistenza nei Paesi in cui questo erbicida è usato diffusamente, per la modificazione dell’ambiente microbico. L’emergenza della resistenza a batteri e funghi è correlata all’uso massiccio di glifosato nel mondo negli ultimi 40 anni”.

Come se non bastassero i molteplici studi sulla tossicità e la persistenza ambientale del glifosato, risulta sempre più evidente che il principio attivo del prodotto Monsanto scatena attivamente nuove pandemie, un argomento che dovrebbe convincere l’Europa a bandirne definitivamente l’uso. Sarà bene non pensare solo alla ricerca di nuovi antibiotici per fermare la crisi sanitaria già in atto. Se non cambiamo il paradigma economico che distrugge animali, suoli e ambiente, non sarà certo la riduzione degli antibiotici somministrati dai medici a cambiare lo scenario. Tragicamente, il Next Generation Eu non si occupa affatto di tutto questo. 

Nicoletta Dentico è giornalista ed esperta di diritto alla salute. Già direttrice di Medici Senza Frontiere, dirige il programma di salute globale di Society for International Development

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