Chi mappa il mondo
Le carte di Google Maps sono protette da copyright e, a determinate condizioni, dovremmo pagare per utilizzarle. L’alternativa c’è: si chiama OpenStreetMaps Gratuita, ma non libera. È la cartografia modello Google Maps, l’applicazione web offerta da Google che permette di…
Le carte di Google Maps sono protette da copyright e, a determinate condizioni, dovremmo pagare per utilizzarle. L’alternativa c’è: si chiama OpenStreetMaps
Gratuita, ma non libera. È la cartografia modello Google Maps, l’applicazione web offerta da Google che permette di visualizzare mappe geografiche e viste aeree di buona parte della Terra. Le foto satellitari (come quella qui sotto a destra) che permettono di zoomare su città e luoghi d’interesse storico, ma anche di scovare negozi ed esercizi commerciali in una determinata località, sono infatti coperte da copyright. È scritto, nero su bianco, nei termini d’utilizzo del servizio, che però leggono in pochi: “Per gli utenti privati, Google Maps e i relativi risultati di ricerca, mappe e immagini fotografiche sono messi a disposizione solo per uso personale e non commerciale. Per gli utenti aziendali, Google Maps è a disposizione solo per uso interno e non può essere oggetto di distribuzione commerciale”.
In altre parole, significa che se io per esempio volessi fare un volantino per sponsorizzare la mia pizzeria utilizzando una cartina di Google Maps, dovrei pagare. Com’è scritto nei termini di utilizzo, le foto e le cartine di Google Maps sono fornite prevalentemente da due aziende, l’americana NavTeq e l’olandese TeleAtlas, che sono i due leader mondiali del settore.
Entrambi sono stati acquisiti recentemente da due altri giganti dell’industria delle telecomunicazione, che stanno ricavando dalla cartografia digitale e dal suo utilizzo nei navigatori satellitari e nella telefonia mobile grandi ritorni economici. Dopo aver ottenuto utili per 172 milioni di dollari nel 2007, Navteq è stata acquistata nel luglio del 2008 da Nokia, che ha pagato 8,1 miliardi di dollari. TeleAtlas, invece, dopo aver registrato utili per 24,4 milioni di euro, nel 2007 è stata comprata per 2,9 miliardi di euro dall’olandese TomTom, azienda leader nel settore dei navigatori satellitari.
Il mercato delle mappe geografiche digitali è redditizio ma anche controverso.
Molti si sono lamentati con Google per un utilizzo ritenuto non corretto delle immagini satellitari. L’Organizzazione indiana per le ricerche spaziali, ad esempio, ha protestato con il gigante di internet perché considera una minaccia alla sicurezza nazionale alcune delle immagini satellitari fornite da Google. Denunce simili sono state fatte da molti governi ed esponenti della difesa di numerosi Stati, da gestori di centrali nucleari, e anche dal dipartimento della Difesa statunitense, che ha proibito a Google di filmare e produrre immagini dettagliate sulle proprie basi militari. Anche il New York Times, dopo il recente conflitto nel Caucaso, si è interrogato sul perché non siano disponibili le immagini della Georgia, Azerbaijan e Armenia, senza ottenere risposte convincenti.
La fonte principale delle problematiche di questo tipo è la mancanza di norme chiare e la posizione incontrastata di Google Maps. Perché allora non utilizzare altre mappe?
Negli Stati Uniti le leggi sul copyright rendono i dati geografici di pubblico dominio. Non è lo stesso in Italia e in Europa, dove l’onere di realizzazione le cartine geografiche è delegata ad agenzie nazionali che poi le rivendono.
Per legge l’accesso alle mappe catastali, ai piani regolatori e ad altre cartografie degli enti pubblici non può essere limitato, ma la loro consultazione e il loro utilizzo per ricavare altre mappe, specie se a fini commerciali, hanno restrizioni legali o tecniche.
Chi vuole avere mappe che rispondano ai propri interessi, quindi può scegliere solo tra due opzione: la prima è comprarle, la seconda farsele da solo.
Il progetto OpenStreetMap (Osm) ha deciso di intraprendere la seconda strada. Nato nell’agosto del 2004 da un’idea del londinese Steve Coast, Osm è promosso dalla Fondazione OpenStreetMap e rappresenta oggi l’unica vera alternativa libera a Google Maps. Molto simile nelle funzioni e nelle impostazioni, la vera differenza sta nelle licenze delle sue mappe. Grazie a un accordo firmato con Yahoo!, Osm utilizza le immagini di proprietà dell’azienda, ma usufruisce prevalentemente del contributo degli utenti per aggiornare e completare la mappatura del globo terrestre.
Il meccanismo utilizzato è in un certo senso quello di Wikipedia. Gli utenti possono aggiungere nuovi dati scaricando nel database i dati raccolti con il proprio navigatore Gps, o modificare e aggiornare quelli esistenti. Le mappe così create sono rilasciate con licenza Creative Commons e possono essere utilizzate a fini commerciali. Concretamente questo significa che le cartine possono essere copiate e modificate a patto che le opere “derivate” vengano rilasciate alle stesse condizioni.
Il mondo mappato da Osm assomiglia a una pelle di leopardo, ma la velocità di sviluppo del progetto è molto alta: i mappatori sono passati da 5mila nel gennaio 2007 a oltre 90mila nel gennaio di quest’anno. E il dettaglio delle cartine (come quella nella pagina a fianco) è generalmente più alto di quello di Google Maps. Inoltre, sono tutte prive di quelle che vengono chiamate “Easter Eggs”: strade, case o paesi inesistenti inseriti nelle mappe protette da copyright per riconoscerne più facilmente la paternità.
La comunità italiana di OpenStreetMap sta muovendo i primi passi grazie
all’associazione Gfoss.it (vedi box) e a suon di “mapping party”, una sorta di “meeting-scampagnata” per mappare strade, palazzi e parchi.
Le prime amministrazioni pubbliche, intanto, si sono convinte a liberare i dati della loro cartografia e foto aeree. Dopo la concessione dei propri dati da parte di alcuni piccoli Comuni, a novembre è stato il turno della Regione Friuli Venezia Giulia e a fine gennaio anche della Regione Veneto.
Oltre a beneficiare di un’attenzione crescente da parte delle pubbliche amministrazioni, il futuro del progetto sta nello sviluppare sinergie con altre realtà che potrebbero usufruire della versatilità
e della libertà di OpenStreetMap.
Come Milk Maps (www.milkmaps.com), la mappa dei distributori alla spina di latte crudo, Ferrovie dimenticate (www.ferroviedimenticate.it), le Strade del vino (www.terreditoscana.regione.toscana.it), il Club Alpino Italiano (www.cai.it), Critical Map (www.criticalmap.org) o Bicitalia, la rete nazionale di percorribilità ciclistica (www.bicitalia.org).
L’impero del motore di ricerca
Google nasce nel 1998 dall’idea di Lawrence E. Page e Sergej Mikhailovic Brin, due studenti universitari, e in pochi anni guadagna una posizione incontrastata nel settore dei motori di ricerca. Oggi è un vero e proprio impero che dà lavoro a oltre 2omila persone e nel 2008 ha ottenuto utili per 4,2 miliardi di dollari. La sua folgorante ascesa è costellata di successi, sviluppo di nuovi servizi e acquisizioni di molte importanti società. È grazie a una di queste che nasce Google Maps. Nel 2004 Keyhole, un’azienda pioniera nel campo dello sviluppo di software per la visualizzazione aerea della Terra viene comprata dal gigante di internet. Dopo aver beneficiato nel corso del 2003 di investimenti anche da parte di In-Q-Tel, una venture capital fondata dalla Cia, Keyhole aveva acquisito grande notorietà durante le prime fasi della guerra in Iraq. Oggi Google offre servizi simili a Google Maps per esplorare la superficie della Luna e di Marte.
Geografi per il software libero
OpenStreetMap è promossa in Italia dall’associazione Gfoss.it (Geographic Free and Open Source Software, www.gfoss.it), associazione italiana fondata da specialisti dei sistemi informativi territoriali (Sit) che lavorano per il libero accesso ai dati geografici e per la diffusione anche in tale settore del software libero. Gfoss.it riunisce in una ampia comunità persone provenienti da ogni regione d’Italia, che operano nel settore commerciale, in università, centri di ricerca e nella pubblica amministrazione. L’Italia vanta una comunità di sviluppatori e utilizzatori di software geografico libero fra le più numerose e attive del mondo; l’Università di Trento, inoltre, ha dato vita a Grass, il software per i sistemi informativi territoriali open source più conosciuto e utilizzato al mondo, capace di fare concorrenza agli omologhi software proprietari. Gfoss.it è il “local chapter” della Open Source Geospatial Foundation (OSGeo), che raduna utenti e sviluppatori di tutto il mondo, e ha avviato le procedure per venire riconosciuta quale local chapter italiano della OpenStreetMap Foundation.