Altre Economie
Caro Altroconsumo, mangiare bio fa la differenza!
Alcuni soci di Biorekk scrivono una lettera aperta all’associazione di consumatori, che ha pubblicato un articolo secondo il quale il cibo biologico non è migliore di quello tradizionale dal punto di vista nutritivo. In pochi giorni, l’hanno sottoscritta oltre 120 tra Gas e reti di economia solidale
"Saranno forse più in sintonia con la natura, ma i prodotti alimentari coltivati con criteri biologici non sono migliori di quelli tradizionali dal punto di vista nutritivo, né presentano vantaggi sul piano della salute". Il giudizio, tranchant, è stato pubblicato da Altroconsumo, a settembre. L’articolo, titolato "Mangiare bio non fa la differenza", ha spinto alcuni soci di Biorekk, associazione di promozione sociale che a Padova promuove il consumo critico e le economie solidali (vedi Ae 107), a scrivere una lettera aperta da indirizzare alla famosa (e seguitissima) associazione dei consumatori.
In tre giorni, la lettera (che potete leggere sotto, in versione, integrale) è stata sottoscritta da oltre 120 tra gruppi d’acquisto solidale e realtà e reti attive nel mondo dell’economia solidale in tutta Italia. L’articolo di Altroconsumo farebbe riferimento a una ricerca dell’Università di Stanford, negli Stati Uniti d’America. Secondo i soci di Biorekk che hanno scritto la lettera, invece, "la ricerca di Stanford pubblicata su Annals Internal Medicine è arrivata alle seguenti conclusioni: manca una forte evidenza che i prodotti biologici siano significativamente più nutrienti di quelli convenzionali; il consumo di prodotti biologici può ridurre l’esposizione a residui di pesticidi e batteri resistenti agli antibiotici". In riferimento al primo aspetto, continua la lettera, "è stata data una lettura distorta in quanto la ‘mancanza di una forte evidenza della maggiore qualità nutrizionale’ è stata comunicata nell’articolo di Altroconsumo come una ‘forte evidenza della mancanza di una maggiore qualità’. La mancanza di una evidenza si trasforma nell’evidenza di una mancanza".
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Altroconsumo, la principale associazione italiana di tutela dei consumatori, il 12 settembre 2012 ha pubblicato un articolo dal titolo "Mangiare bio non fa la differenza" sostenendo che il consumo di cibo bio non ha nessun vantaggio nutrizionale né è più sano rispetto al convenzionale.
Analogamente i giornali di tutto il mondo, dal New York Times a La Stampa a La Repubblica etc.., hanno proclamato la sconfitta del biologico pubblicando le conclusioni a cui sarebbe arrivata una ricerca condotta dalla Stanford University della California con tanto di titoli sensazionali del tipo "Crolla il mito del biologico", "Gli alimenti biologici non sono più sani", etc…
Che i succitati giornali diano un’interpretazione parziale dei risultati non ci ha sorpreso (nihil sub sole novi! ), ma che lo faccia anche Altroconsumo, rivista letta da molti dei nostri soci, arrivando alla conclusione che " la scelta bio significa solo un minore impatto ambientale", ci ha lasciati molto dubbiosi e perplessi. Pertanto abbiamo voluto approfondire la questione.
La ricerca di Stanford pubblicata su Annals Internal Medicine è arrivata in realtà alle seguenti conclusioni:
– manca una forte evidenza che i prodotti biologici siano significativamente più nutrienti di quelli convenzionali
– il consumo di prodotti biologici può ridurre l’esposizione a residui di pesticidi e batteri resistenti agli antibiotici.
Tralasciando il fatto che un campione di 240 studi (si è partiti da circa 6000 ricerche ma sono state scartate quelle ritenute poco attinenti) è un paniere limitato come, tra l’altro, gli stessi ricercatori hanno ammesso e che sarebbe interessante conoscere in che anni siano stati effettuati gli studi presi in esame per capire l’attendibilità degli strumenti analitici, a nostro modo di vedere, i risultati dicono ben altro rispetto a quanto riportato da Altroconsumo.
Innanzitutto è stata data una lettura distorta del primo punto in quanto la "mancanza di una forte evidenza della maggiore qualità nutrizionale" è stata comunicata nell’articolo di Altroconsumo come una "forte evidenza della mancanza di una maggiore qualità". La mancanza di una evidenza si trasforma nell’evidenza di una mancanza
E’ nostra opinione inoltre che una meta-analisi sui nutrienti che si concentri sulle proteine, qualche sale e qualche vitamina trascurando i 5.000 composti flavonoidi , gli Omega3 e gli altri micronutrienti di cui spesso siamo carenti, è quanto meno riduttiva (si vedano le conclusioni a cui sono giunte, per esempio, le altre due recenti meta-analisi che trovi qui sotto) anche se la responsabilità della disinformazione è attribuibile solo al modo in cui tali ricerche vengono comunicate dalla stampa.
Ma non vorremmo perderci dietro questa discussione cadendo anche noi nell’errore di trascurare il secondo e più interessante risultato della ricerca di Stanford relativo al ridotto rischio di esposizione ai residui di pesticidi e ai batteri antibiotico-resistenti da parte dei consumatori bio. Nella ricerca si fa proprio riferimento all’evidenza di minori livelli di residui di pesticidi nelle urine dei bambini che seguono una dieta biologica. E invece nell’articolo in questione Altroconsumo scrive che la legge vieta la presenza di sostanze pericolose per la salute in tutti i prodotti in commercio mettendo il consumatore al riparo da ogni rischio. Forse la rivista si è dimenticata dell’interessante indagine sulle mense scolastiche pubblicata nel numero di ottobre 2011? L’indagine aveva denunciato il ritrovamento di residui di Diclorvos, un pesticida vietato in tutta Europa, in ben due mense di Genova. E sempre nello stesso contesto la rivista aveva auspicato che i controlli fossero più puntuali e ricorrenti!!
Gli acquirenti informati di prodotti biologici dunque non si aspettano di ottenere più vitamina C dalla loro frutta, quanto piuttosto di non ingerire anticrittogamici, insetticidi, OGM, antibiotici, additivi tossici e così via. Com’è possibile mettere sullo stesso piano un prodotto di questo tipo con uno convenzionale e concludere che non ci siano differenze? Chi assumerebbe di sua spontanea volontà un cucchiaino di pesticidi a colazione?
In conclusione chiediamo ad Altroconsumo di utilizzare la stessa professionalità e diligenza usata nell’affrontare i test sui prodotti no food perchè non si possono ignorare gli effetti di siffatta disinformazione.
Clicca qui per sottoscrivere la lettera