Ambiente / Opinioni
I cambiamenti climatici e il (già dimenticato) dibattito parlamentare
A giugno sono state discusse in Senato quattro mozioni sul climate change. Spunti interessanti rimossi dalla cronaca. La rubrica del prof. Stefano Caserini
Certo che succedono cose strane in Italia. Il 5 giugno sono state discusse in Senato quattro mozioni sul tema dei cambiamenti climatici. Tutte molto ambiziose. Leggere per credere alcuni estratti.
1. “[…] Impegna il Governo a dichiarare lo stato di emergenza ambientale e climatica del Paese e ad operare insieme al Parlamento per giungere ad un cambio di direzione in tutti i settori della nostra economia tale da consentire in tempi rapidi e certi, nel rispetto delle indicazioni scientifiche e degli accordi internazionali, la transizione energetica necessaria che spinga il nostro Paese verso […] la progressiva decarbonizzazione dell’economia”.
2. “[…] a dichiarare lo stato di emergenza climatica ed ambientale del Paese, quale assunzione di consapevolezza e responsabilità politica, che consenta di avviare una straordinaria sinergia di azioni finalizzata a concretizzare il contributo dell’Italia al contrasto del cambiamento climatico globale, assumendo tale questione come priorità trasversale e filo conduttore delle politiche economiche nazionali e degli accordi da perseguire in sede internazionale […]”
3. “[…] a prevedere un piano di investimenti pubblici finalizzato a: […] promuovere un nuovo modello energetico-ambientale fondato sulle seguenti priorità: efficienza dei consumi energetici nell’edilizia, nell’industria e nei trasporti, attraverso […] la diffusione della mobilità elettrica, lo sviluppo di tecnologie elettro-efficienti in ambito residenziale; impulso per le fonti rinnovabili e realizzazione di un programma nazionale per la mobilità urbana ecosostenibile […]”.
4. “ad adottare, nell’ambito delle proprie competenze, ogni iniziativa finalizzata alla decarbonizzazione dell’economia, comunque garantendo la sicurezza del sistema energetico del Paese, fissando come obiettivo la strategia a lungo termine dell’Ue per la riduzione delle emissioni di gas serra […] ad attuare ogni misura che favorisca la transizione, dalle fonti energetiche fossili alle fonti rinnovabili […]”.
Niente male, no? Un avanzamento non da poco per la politica italiana. L’ultima è stata approvata da 145 senatori, le altre sono state respinte ma con almeno 50 voti favorevoli.
258 i senatori che, su 264 votanti, hanno chiesto di agire rapidamente contro i cambiamenti climatici
Il dibattito non è stato molto seguito, si è parlato del voto solo perché le due mozioni che prevedevano una formale dichiarazione di emergenza climatica sono state bocciate. Ma chi ha votato contro la dichiarazione di emergenza ha esposto argomenti non banali. Ad esempio Emma Bonino “[…]Impegnare il Governo a dichiarare lo stato di emergenza ambientale e climatica ha chiare conseguenze nel nostro sistema istituzionale e legislativo […]. Fare solo una dichiarazione di stato d’emergenza trovo che sia ambiguo e velleitario”. Oppure Vilma Moronese: “[…] noi italiani conosciamo bene lo stato d’emergenza, soprattutto per i danni che ci hanno lasciato gli innumerevoli stati di emergenza proclamati dopo terremoti, alluvioni, incendi, siccità e pure per la gestione dei rifiuti. Ognuno di essi ci ha lasciato un conto di miliardi di euro spesi in deroga alle leggi ordinarie, con provvedimenti straordinari spesso obliqui e inefficaci […]. Non è questa la strada, non è questo il modo e non è più questo il tempo della straordinarietà: è il tempo della cocciuta, ostinata e tenace mobilitazione quotidiana per cambiare davvero le cose nel concreto e nel profondo”. Finito il dibattito, se ne è persa traccia. Il sito Openpolis non ha messo questo voto fra i “voti chiave”, come per altri voti di quella settimana, sul “Decreto sblocca cantieri” il “Decreto servizio sanitario regione Calabria” e il “Decreto emergenza agricoltura”. Forse sarebbe successo lo stesso anche se fosse stata dichiarata l’emergenza climatica. Buona estate.
Stefano Caserini è docente di Mitigazione dei cambiamenti climatici al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “Il clima è (già) cambiato” (Edizioni Ambiente, 2019)
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