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“Buona Scuola”, il bilancio a un anno dall’entrata in vigore della legge
Dalla “supplentite” alla digitalizzazione delle aule, dall’edilizia scolastica alla partecipazione delle famiglie, fino all’inclusione degli alunni con disabilità. In quali ambiti e come ha inciso la contestata “riforma”
I banchi abbandonati a giugno sono ancora lì, a formare un ferro di cavallo o in fila, due per due. La bidella è sempre la stessa. Al contrario, invece, sono cambiati ancora una volta molti dei professori: i tanti del Sud sono tornati a casa. Settembre è il tempo di rientro in aula ma anche di bilanci.
La legge sulla cosiddetta “Buona Scuola” ha compiuto un anno il 13 luglio scorso e a distanza di oltre 365 giorni dalla tanto contestata “riforma” qualcosa è migliorato per i nostri ragazzi: è una scuola che prova a essere più digitale, con più risorse per la sicurezza degli edifici ma con poca continuità didattica a causa di un alto tasso di mobilità degli insegnanti, con poche novità per i ragazzi disabili e nessuna per rendere effettiva la partecipazione delle famiglie alla vita della scuola.
Per comprendere cosa è davvero cambiato abbiamo preso in esame cinque indicatori esaminandoli con il ministero dell’Istruzione (Miur) e gli esperti: la digitalizzazione, l’edilizia, il personale, i disabili e la partecipazione delle famiglie.
Il maggiore sforzo fatto in viale Trastevere è concentrato sulla prima voce: “digitale”.
Con un investimento complessivo di circa 88 milioni di euro (Fondi PON) è stato possibile finanziare lo scorso autunno 6.108 scuole per la realizzazione di una nuova rete wi-fi (4.352) e/o l’ampliamento di quella esistente (1.756). Il finanziamento ha consentito la copertura di 20.241 plessi e di 379.960 ambienti (aule, segreterie, biblioteche, laboratori).
Considerato che i plessi attivi, secondo l’anagrafe dell’edilizia scolastica, risultano essere 35mila circa, solo con questo intervento verrà cablato, entro dicembre, circa il 60% degli edifici e quindi dei plessi.
Un cambiamento che riguarda anche gli spazi: con un investimento di 28 milioni di euro (le autorizzazioni di spesa sono previste per questo mese) nelle scuole del primo ciclo, si realizzeranno circa 1.850 laboratori innovativi (cosiddetti fablab). Con questo finanziamento si coprirà oltre un terzo delle scuole primarie.
Inoltre, quest’estate si è chiuso il bando per la realizzazione di 500 biblioteche digitalizzate ed entro il 31 dicembre di quest’anno dovranno essere realizzati 5.938 interventi per rendere le scuole più innovative.
È lo stesso Paolo Ferri, docente di Tecnologie didattiche all’università “Bicocca” di Milano a certificare i risultati del Miur ma ad ammettere che la rivoluzione digitale è a macchia di leopardo: “I bandi sono stati i fatti ma il nodo è che in realtà buona parte dell’attuazione del piano è demandata ai poli formativi: in Regioni come l’Emilia-Romagna, il Lazio, la Basilicata, dove gli uffici scolastici regionali hanno prodotto linee guida il processo funziona e vi è un controllo. Dove gli Uffici scolastici regionali (Usr) non hanno invece svolto questo ruolo, come in Lombardia, Piemonte e Veneto, c’è un problema di dispersione dei fondi a pioggia. I soldi per la formazione sono ancora ancora troppo pochi”.
Anche il settore dell’edilizia scolastica ha subito una svolta.
Il Governo sta mobilitando oltre sette miliardi di euro tra Fondo Unico e altre risorse; per la prima volta c’è un programma nazionale degli interventi su base triennale e un bando internazionale per la costruzione di 52 edifici innovativi.
Non solo: il ministro Stefania Giannini ha sottolineato che con lo “sblocco di stabilità” 454 Comuni e 107 Province hanno potuto finanziare la ristrutturazione delle loro scuole. In modo particolare Adriana Bizzarri, responsabile scuola per “Cittadinanzattiva” che ogni anno stila un accurato rapporto su questo tema elogia le indagini sui soffitti: “Pur se non se ne conosce l’esito, il dato significativo è che ad oggi su 7mila scuole finanziate più di 5mila sono state già esaminate. Si attende che vengano resi pubblici gli esiti di questa rilevazione e che si prosegua nel finanziamento di questi interventi che tanta importanza rivestono nella prevenzione degli episodi di crolli”.
La “rivoluzione digitale” dei plessi scolastici avviene a macchia di leopardo. I casi virtuosi si registrano in Emilia-Romagna, Lazio e Basilicata
Resta un problema: “Dalla sua presentazione avvenuta il 7 agosto 2015, l’anagrafe dell’edilizia scolastica presenta dati non ancora aggiornati e poco attendibili”.
Fiore all’occhiello del presidente del Consiglio Matteo Renzi e allo stesso tempo nota dolente è la questione delle assunzioni. I dati forniti dal ministero consentono di fare questa fotografia: il piano assunzioni ha consentito la scorsa estate di immettere in ruolo circa 90mila insegnanti fra gradutatorie ad esaurimento (Gae) e vincitori del concorso 2012. Dopo il piano di assunzioni la consistenza delle Gae si è ridotta di circa due terzi. Si è passati da 122.314 a 44.892 soggetti presenti in graduatoria.
È stato poi bandito un concorso da 63.712 posti.
Ma non bastano i numeri per decretare un successo. A sollevare una ragionata critica su questa partita è la fondazione “Giovanni Agnelli”: “I numeri della ‘Buona Scuola’ per quanto riguarda il personale, comunque li si valuti, sono destinati in ogni caso per la loro entità a condizionare la scuola italiana per molti anni a venire. Con un numero così elevato di assunzioni tutte in un colpo è facile prevedere che nel futuro prossimo i giovani neolaureati che desiderino fare gli insegnanti troveranno difficoltà ad entrare. Sul dato quantitativo, due osservazioni. Primo, fra gli obiettivi dichiarati del piano straordinario di assunzioni vi era quello di ‘esaurire’ le Graduatorie ad esaurimento e mettere fine alla ‘supplentite’. Nessuno dei due per il momento è stato centrato: le Gae, come lo stesso Miur ci dice, non sono ancora esaurite, mentre nell’anno scolastico in corso il numero dei supplenti annuali ha certamente raggiunto e forse superato 105mila, cioè non è sostanzialmente diminuito rispetto agli anni precedenti. Secondo, è facile prevedere un nuovo collo di bottiglia all’inizio di questo anno scolastico, con disagi per allievi e famiglie. Se ai 63.000 vincitori del nuovo concorso, aggiungiamo le oltre 200.000 domande di trasferimento di docenti di ruolo vecchi e nuovi, ministero e uffici scolastici regionali dovranno gestire situazioni molto intricate”.
Non solo, la fondazione punta gli occhi sulla qualità dei docenti e non sulla quantità: “Sappiamo che il piano straordinario ha messo in ruolo 90.000 docenti, quasi tutti delle Gae, molti dei quali non insegnavano da tempo o non avevano mai insegnato, senza alcuna verifica delle loro effettive e attuali capacità didattiche”.
Restano due nei: il tema disabili e la partecipazione dei genitori alla vita scolastica.
“Fra gli obiettivi dichiarati del piano straordinario di assunzioni vi era quello di ‘esaurire’ le Graduatorie ad esaurimento e mettere fine alla ‘supplentite’. Nessuno dei due per il momento è stato centrato” (Fondazione Giovanni Agnelli)
La campanella di quest’anno cambierà poco per le famiglie dei ragazzi con difficoltà perché si è in attesa dell’emanazione del decreto delegato che arriverà nei prossimi mesi. Dalle indiscrezioni raccolte al Miur arriveranno nuovi organismi per l’inclusione scolastica (Comitato Interministeriale; l’Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica; gruppi di lavoro per l’inclusione a livello regionale, territoriale e scolastico) ma anche una semplificazione delle modalità e dei criteri per la certificazione oltre che un impegno per la formazione iniziale e continua dei docenti.
Ma per Salvatore Nocera, storico dirigente della Federazione italiana per il superamento dell’handicap, non basta: “Dovremo vedere i contenuti del decreto di cui siamo stati tenuti all’oscuro. Dobbiamo puntare a dare crediti formativi a tutti gli insegnanti. La valutazione dei singoli docenti non ci ha convinto: i risultati migliori si realizzano con un lavoro cooperativo”.
Stralciato invece dai decreti il riordino degli organi collegiali. Oggi si vedono le conseguenze.
Al ministero sostengono che le famiglie ora possano partecipare ai nuclei di valutazione per l’assegnazione del bonus agli insegnanti ma Antonio Affinita, direttore del Movimento italiano genitori, punta l’attenzione su altro: “C’è un sistema discriminatorio per le famiglie per quanto riguarda la scelta tra scuola paritaria e statale. Oggi la possibilità dei genitori di partecipare alla vita della scuola è ridotta perché le riunioni vengono fatte in orario lavorativo. C’è un fuggi fuggi generale, il livello di partecipazione agli organi collegiali non arriva al 5%”.
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