Benvenuti a terra – Ae 88
Da Viterbo a Fano si moltiplicano i comitati contro la costruzione o l’ampliamento di aeroporti low cost, salutati invece favorevolmente da Comuni e Province. Altro che sindrome Nimby: più voli vuol dire più inquinamento per tutti e vantaggi solo per…
Da Viterbo a Fano si moltiplicano i comitati contro la costruzione o l’ampliamento di aeroporti low cost, salutati invece favorevolmente da Comuni e Province. Altro che sindrome Nimby: più voli vuol dire più inquinamento per tutti e vantaggi solo per appaltatori e compagnie aeree. Che godono di ingenti contributi pubblici
Più aeroporti uguale più voli, più effetto serra, più cementificazione, più inquinamento atmosferico.
Per fortuna -benvenuti a terra!- anche nell’Italia cosparsa di scali sovvenzionati sta crescendo l’ultima frontiera dei movimenti: contro l’eccesso di spostamenti aerei e i suoi danni planetari, locali, sociali, a fronte di vantaggi che riguardano solo le compagnie aeree e i costruttori. Eccoli in rassegna.
Il “Comitato che si oppone all’aeroporto a Viterbo e che si impegna per la riduzione del trasporto aereo” ha un ricco sito che si chiama, manco a dirlo, www.coipiediperterra.org.
Di un terzo aeroporto nel Lazio, accanto a Fiumicino e Ciampino si parla da tempo, e sono tre le province che se lo “contendono”: Viterbo, Frosinone, Latina. Nel viterbese gli enti locali sono tutti a favore, salvo poche eccezioni individuali di politici. Il Comitato contro è nato in luglio. La sua portavoce (o come dice lei “portacroce”) è Antonella Litta, medico di base, animatrice del gruppo “Nepi per la pace”, volontaria periodica in Africa: “Portacroce, sì, visto quante ce ne dicono sulla stampa locale; noi saremmo contro il progresso, contro questa manna che cadrebbe dal cielo sulla Tuscia, una panacea, il decollo economico… Invece, noi pensiamo che la nostra sia ‘la madre di tutte le battaglie’, un compendio: per la democrazia
(i cittadini vanno coinvolti nelle scelte e così non è), per la salute (ben conosciamo l’impatto acustico e in termini di polveri sottili di una simile struttura), per l’ambiente (visti i danni che il trasporto aereo provoca alla biosfera e agli ecosistemi locali), per l’economia e le finanze dello Stato (il pubblico erario sostiene il settore con un mare di denaro che andrebbe speso in opere sociali e ambientali). Il viterbese paga già un tributo pesante, con servitù militari, impianti a carbone e via dicendo… L’abbiamo scritto a ministri e Parlamento: occorre ridurre e non incrementare il trasporto aereo”.
Viterbo ha bisogno di ben altro, dicono Antonella e gli altri fondatori del Comitato: Peppe Sini, pacifista storico; Osvaldo Ercoli, ex consigliere comunale e provinciale, noto ambientalista; Alessandro Pizzi, insegnante, già sindaco di Soriano nel Cimino: “Viterbo ha bisogno che si potenzino le ferrovie per i pendolari e per le merci, ha bisogno della difesa e valorizzazione dei beni ambientali e culturali; ha bisogno di sostegno alle sue reali vocazioni produttive: l’agricoltura di qualità, il turismo, l’alta formazione e la ricerca in campo agrario, forestale, ambientale, archeologico, storico e artistico”. Alessandro precisa: “Un aeroporto per i voli low cost non avrebbe alcun impatto positivo sull’economia della zona, salvo nella fase di costruzione -e con lavori precari-; sarebbe anzi un disastro ecologico, sanitario ed economico. I turisti low cost si fionderebbero a Roma, senza lasciare nulla qui. Invece, le nostre bellezze storiche, paesaggistiche, archeologiche potrebbero attirare migliaia di romani, in un sostenibile turismo di vicinato”. Il Comitato non ha una goccia di sindrome Nimby (“non nel mio giardino”) nelle sue vene: pone il problema di un modello di mobilità generale, chiede alle autorità di rinunciare al progetto di terzo polo aeroportuale nella regione e ha subito offerto sostegno e alleanze con altri comitati laziali contro il danno da aeroporti, futuri o attuali come è il caso del Comitato per la riduzione dell’impatto ambientale dell’aeroporto di Ciampino (www.comitatoaeroportociampino.it). Che è da anni contro l’incremento esponenziale dei voli low cost nel vetusto aeroporto “Pastine” di questa città alle porte di Roma. Piste a ridosso delle case, livelli record di inquinamento acustico e da polveri sottili. Le istituzioni locali interessate -Comune di Ciampino, Comune di Marino, X circoscrizione di Roma- così come Legambiente e Codacons sono impegnate con i cittadini in lotta. Di recente l’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile), dopo anni di inazione, ha ridotto il numero massimo di voli dal e verso il “Pastine”. Il reuccio dei low cost, Ryanair, si è opposto ma il Tar del Lazio ha respinto il suo ricorso. Due ora le vie possibili: meno concessioni di volo ai low cost, oppure un altro aeroporto nelle vicinanze di Roma.
La candidata che contende a Viterbo il dubbio privilegio del terzo scalo laziale è la provincia di Frosinone. Il locale comitato di coordinamento, appoggiato da alcuni (pochi) partiti e dalle associazioni ambientaliste, dice no partendo dai problemi e dalle sfide territoriali: “la nostra è una zona già inquinata: la valle del Sacco è particolarmente provata e un aeroporto ne impedirebbe il recupero, come la valorizzazione delle risorse naturali provinciali”. Anche loro insisteranno su una vera valutazione di impatto ambientale, necessaria alle grandi opere ma spesso “truccata”.
Se la lotta nel Lazio è per un nuovo aeroporto, altrove i comitati lavorano contro l’espansione di strutture esistenti o il ripristino di piste “abortite”. Interessanti i metodi di lotta scelti. Bolzano: il comitato contro l’ampliamento dell’esistente aeroporto (www.noaereibz.it) ha scelto la strada del referendum popolare rispetto al finanziamento pubblico del traffico aereo; sono state raccolte oltre 28.000 firme e la consultazione si terrà nel 2009: “È anche un tentativo di partecipazione attiva della popolazione, che come contribuenti ha finora sovvenzionato una gestione scriteriata ricavandone in cambio rumore e inquinamento; che lo vogliano anche ampliare è il massimo” dicono quelli del comitato.
A Malpensa gli abitanti di 89 comuni combattono da dieci anni contro l’ampliamento del mostro aeroportuale che sorge in una zona molto abitata. Una piccola vittoria è stata ottenuta dai comitati contro la tangenziale, una delle opere accessorie per l’accessibilità all’aeroporto. Nel 2003 hanno fatto ricorso all’Unione europea che ha dato loro ragione: assolutamente insufficiente la Valutazione di impatto ambientale.
Anche il comitato contro l’ampliamento dell’aeroporto di Ampugnano (Siena, http://ospiti.comune.siena.it/filoerba/aeroporto/index02.html), punta sul fatto che le Linee guida del piano di indirizzo territoriale toscano escludono allungamenti di piste, in quell’area di pregio paesaggistico che è fra le 20 aree più rappresentative per la tutela della biodiversità nell’intera ecoregione mediterranea. E insiste presso i cittadini sul fatto che lo stesso mantenimento in servizio dell’aeroporto esistente è uno spreco di denaro pubblico: un pozzo in cui sono caduti tanti milioni di euro arrivati da una spa con partecipazione di vari enti locali ma che non è mai decollato.
E infine a Fano c’è un comitato che lavora perché una vecchia pista in disuso (un’area di 120 ettari), polmone verde e luogo di aggregazione, non sia asfaltata per l’arrivo di aerei: “Siamo contro un’idea di sviluppo e di città che vede nella costruzione di nuove case, nuove strade, nella circolazione di più veicoli e più aerei una fonte di benessere” dice l’attivista Lucio Polverari; “La battaglia per la pista ‘verde’ è una ‘linea del Piave’ per il futuro di Fano, contro gli interessi di imprenditori potenti”.
Esenzioni ad alta quota
Il trasporto aereo è il settore il cui contributo all’effetto serra cresce più di ogni altro (è oggi intorno al 10% del totale) eppure gode di benefici incredibili. Senza la loro rimozione l’impennata dei voli continuerà.
Il carburante dei velivoli gode ad esempio di un’esenzione fiscale totale internazionale. Un aiuto agli inquinatori che costa alle casse pubbliche dei Paesi europei oltre 35 miliardi di euro all’anno. Una tassa sul kerosene di 0,65 euro al litro, analoga a quella sugli altri carburanti, non solo procurerebbe enormi introiti -utilizzabili per scopi sociali e ambientali-
ma indurrebbe il settore a una maggiore efficienza; già una tassa pari a 0,125 euro al litro potrebbe indurre una riduzione delle emissioni del 10%. Perché l’Europa o l’Italia non danno il buon esempio tassando il kerosene? Finora l’hanno fatto solo, e molto parzialmente, tre nazioni: Paesi Bassi, Norvegia, Svizzera.
Finora il trasporto aereo inoltre era esentato dall’imperativo di ridurre le emissioni secondo quanto imposto dal protocollo di Kyoto. Finalmente a livello europeo c’è qualche piccolo passo promettente. Nel mese di novembre il Parlamento europeo inizia a votare in plenaria una direttiva che applica il modesto Kyoto anche a questo ultimo baluardo di privilegiati.
Intanto la Commissione ambiente ha votato un testo che include tutti i voli commerciali effettuati dalle compagnie aeree da e per l’Ue in uno schema di scambio di emissioni di CO2 per creare un incentivo a diminuirle e a migliorare nel contempo motori, consumi e modalità energivore e inquinanti di decollo ed atterraggio. Il voto dei deputati ha migliorato la proposta della Commissione che limitava la quantità di diritti di emissione attribuibile all’asta a ciascun Paese solo al 10% innalzando questa soglia al 50%. Il resto verrà ridistribuito gratuitamente. Dal 2010 il provvedimento riguarderà tutte le compagnie che intendono partire o atterrare nel territorio dell’Ue. Esse dovranno rispettare l’impegno a diminuire pro quota del 75% l’ammontare totale delle emissioni registrate nel periodo 2004-2006. L’impegno dovrà essere rispettato da tutti. Questa direttiva avrà comunque esiti limitati quanto a riduzione dell’impatto climatico dell’aviazione, perché comprare le emissioni di CO2 costa molto poco: 20 euro alla tonnellata.
Infine, basta con i sussidi. Tutti i segmenti dell’industria dell’aviazione -compagnie aeree, aeroporti, costruzione di apparecchi- godono non solo di esenzioni fiscali ma di sussidi. L’Unione europea ha legalizzato le elargizioni al volo nel 2005 con le Community guidelines on financing of airports and start-up aid to airlines departing from regional airports: aiuti di Stato fino al 50 per cento a titolo di aiuto al… decollo, per gli aeroporti regionali e per chi li usa. In Italia ogni legge Finanziaria e ogni ente locale si sente in dovere di sborsare. La Banca europea degli investimenti fa il resto. Regalie non si contano infine anche per la costruzione degli aerei.