Economia
Bambini sì ma invisibili – Ae 68
In 50 milioni “scompaiono” ogni anno perché mai registrati all’anagrafe. Ma nell’oblio cadono anche i piccoli schiavi del sesso o del lavoro minorile, e in genere chi nasce nei Paesi più poveri. L’allarme dell’Unicef sull’infanzia violata Sono sfruttati, maltrattati. Ma,…
In 50 milioni “scompaiono” ogni anno perché mai registrati all’anagrafe.
Ma nell’oblio cadono anche i piccoli schiavi del sesso o del lavoro minorile, e in genere chi nasce nei Paesi più poveri. L’allarme dell’Unicef sull’infanzia violata
Sono sfruttati, maltrattati. Ma, prima di tutto, sono bambini, e sono invisibili. È questa l’angolazione che l’Unicef ha scelto per il rapporto La condizione dell’infanzia nel mondo 2006, pubblicato a dicembre: “Centinaia di milioni di bambini oggetto di gravi sfruttamenti e discriminazioni -spiega l’organizzazione internazionale- sono diventati invisibili al mondo”.
Una “quotidiana emergenza dimenticata”, con numeri da brivido: 50 milioni di neonati “scompaiono” perché non vengono mai registrati all’anagrafe, 171 milioni di bambini vengono impiegati in lavori ad alto rischio, 2 milioni sono sfruttati dall’industria del sesso, oltre 100 milioni non sono mai andati a scuola, centinaia di migliaia sono vittime di guerre e catastrofi naturali. Diverse le ragioni che trascinano i piccoli verso l’oblio, che l’Unicef suddivide in quattro macro-aree. I bambini mai registrati all’anagrafe, si diceva, che ufficialmente non esistono, non rientrano nelle statistiche e, in molti casi, non possono usufruire dei servizi di base né iscriversi a scuola: sono in questa situazione il 50% dei nati nei Paesi poveri (senza considerare la Cina). Ci sono poi piccoli che, di fatto, non sono mai stati trattati come bambini: sono 143 milioni, vivono in Paesi in via di sviluppo e, secondo le stime, hanno perso almeno un genitore, con conseguenza incalcolabili sulla loro salute e sull’istruzione; oppure quelli che passano gran parte del loro tempo in strada, esposti ad abusi e maltrattamenti. Oltre un milione di bambini vivono in stato di detenzione (la maggior parte in attesa di giudizio per reati minori).
Ci sono bambini che bambini non lo sono mai stati, perché impiegati da sempre in ruoli da adulti: conflitti armati (come soldati o con funzioni secondarie: corrieri, portatori, cuochi per i gruppi armati, o costretti alla schiavitù sessuale), matrimoni precoci (oltre 80 milioni di bambine del mondo diventano mogli prima dei 18 anni), lavori in condizioni e con macchinari pericolosi (171 milioni) nelle fabbriche, nelle miniere o in agricoltura.
Bambini sfruttati e abusati, cui l’innocenza viene strappata in modo violento: sono 8,4 milioni quelli impiegati nelle forme peggiori di lavoro minorile, 2 milioni nell’industria del sesso, milioni gli scomparsi “in mondi clandestini e illegali” per lavori “degradanti” e prostituzione, e “un numero incalcolabile” utilizzati come domestici presso privati. Infine, sono “praticamente invisibili” i bambini vittime di discriminazioni basate su genere, etnia o disabilità: sono in 150 milioni a trovarsi in quest’ultima condizione e, di conseguenza, privati dell’opportunità di studiare o dell’assistenza sanitaria.
Situazioni intollerabili, che però di fatto continuano a essere tollerate e alimentate, per le quali l’Unicef richiede interventi concreti e immediati, che vanno dalla ricerca e monitoraggio sugli abusi all’approvazione di leggi nazionali adeguate, dallo stanziamento di risorse dedicate ai bambini all’elaborazione di riforme che, in diversi Paesi, “eliminino le barriere per i bambini esclusi dai servizi essenziali”. Info: www.unicef.it