Ananas migranti – Ae 82
Le comunità straniere sono straordinari bacini di idee e di competenze se si tratta di lavorare con i Paesi d’origine Puntare sulle comunità di immigrati per realizzare progetti di sviluppo nei loro Paesi d’origine. L’idea potrebbe funzionare: d’altra parte chi…
Le comunità straniere sono straordinari bacini di idee e di competenze se si tratta di lavorare con i Paesi d’origine
Puntare sulle comunità di immigrati per realizzare progetti di sviluppo nei loro Paesi d’origine. L’idea potrebbe funzionare: d’altra parte chi meglio di un nativo può conoscere le potenzialità e i problemi di casa propria?
Ci sta provando l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) che, con una storia quarantennale, suggerisce un nuovo approccio alla cooperazione Nord Sud proprio a partire dalle comunità di immigrati (in Italia gli stranieri regolarmente residenti sono più di 3 milioni). Ghanacoop, una piccola cooperativa di Modena, è il risultato di una di queste esperienze nel nostro Paese. In due anni ha avviato un commercio di ananas certificato Fair Trade, finanzia una campagna per portare la luce elettrica nei villaggi africani e presto coltiverà ananas direttamente in Ghana. Ma non solo. Promuove la cultura africana in Italia e a maggio vuole lanciare un nuovo marchio. Si chiamerà Midco, Migration for development in the country of foreigners: certificherà le iniziative degli immigrati a favore del loro Paese d’origine.“Già oggi le rimesse degli espatriati -spiega Tana Anglana project manager dell’Oim-, sono fondamentali per le economie del Sud del mondo. Ma spesso vengono utilizzate solo per i consumi. L’Oim con il progetto Mida (Migration for development in Africa), vuole innescare
un circolo virtuoso: incanalare i guadagni delle comunità all’estero in attività di sviluppo in patria”. È grazie al primo di questi bandi che è nata Ghanacoop. “La data di nascita è il 5 maggio del 2005 -racconta con orgoglio Thomas McCarthy presidente delle cooperativa-. La comunità ghanese è stata fin da subito coinvolta nel proporre idee e discutere proposte”. Oltre alla comunità fanno parte di Ghanacoop 15 soci individuali, tutti ghanesi. “Prima di iniziare, abbiamo fatto molti viaggi in Ghana -racconta McCarthy-: volevamo verificare se l’attività fosse praticabile e se portasse davvero beneficio ai coltivatori locali”. Trovato il prodotto, il marchio è presto fatto: si chiama Ghananas, e il logo è una sorridente donnina africana. “Ogni settimana arrivano da 20 a 40 tonnellate di ananas. Negli ultimi nove mesi abbiamo fatturato 470 mila euro”. Con questi soldi Ghanacoop ha affittato per 20 anni 100 ettari di terreno in Ghana. “Coltiveremo ananas direttamente -spiega Mc Carthy-, a pieno regime daremo lavoro fino a 60 persone”. La cooperativa è impegnata anche in attività di beneficenza: la principale è “Luce per il Ghana”. Si propone di realizzare impianti a pannelli solari nei villaggi ghanesi. Il primo villaggio “illuminato” è stato Gomoa Simbrofo nella regione centrale del Paese. “Uno dei vantaggi di questi progetti di cooperazione -sottolinea Anglana dell’Oim- è che si auto-sostengono. Dopo il finanziamento iniziale, Ghanacoop non ha più ricevuto nulla. Ora è un attività produttiva a tutti gli effetti, che investe i proventi in attività di sviluppo”. La fortuna della cooperativa di McCarthy è anche di sorgere in un Comune molto avanzato sul piano dell’economia cooperativa e solidale. Modena infatti ha sostenuto il progetto di Ghanacoop investendo a fondo perduto. “Il Comune ha messo 20 mila euro, che si sono aggiunti ai 50 mila dell’Oim, ai 10 mila di Confcooperative e ad altri 50 mila della Fondazione cassa di Risparmio di Modena. Nel primo anno di attività
-racconta il presidente- ho ricevuto anche una borsa lavoro da 30 mila euro da Emil Banca”. Insomma, bisogna riconoscere che McCarthy ci sa fare. Viene da pensare che già prima facesse l’imprenditore. “In Italia ero magazziniere in una tipografia -rivela invece, quasi divertito-. Oggi solo io e il vicepresidente lavoriamo a tempo pieno per la cooperativa (la distribuzione degli ananas è a carico di una cooperativa emiliana ndr). Gli altri 13 soci continuano a lavorare altrove come dipendenti”. Ma lo stipendio di McCarthy è rimasto lo stesso di quando faceva il tipografo, 1300 euro al mese. “Non potevo prendere meno…” dice, quasi scusandosi. Fin dalla nascita la cooperativa ha promosso la cultura africana in Italia attraverso feste, mostre, convegni e concerti. La sua attività è legata a doppio filo con altre due realtà cooperative dell’Emilia-Romagna: Arcadia e Oltrelab impegnate, tra l’altro, nella promozione di campagne ed eventi a fini sociali. “A Modena il 15 marzo scorso, per il concerto del cinquantenario dell’indipendenza del Ghana -racconta McCarthy- c’era perfino Lucio Dalla sul palco, accompagnato dall’orchestra africana Akwaba Team”. E i prossimi appuntamenti non sono da meno: dal 13 aprile l’Istituto d’arte Venturi di Modena ospita “Africa Comics”, una mostra di fumetti di 32 artisti del continente nero; a maggio sono in programma 4 kermesse culinarie, in cui la chef italiana Marta Pulini rivisiterà alcuni piatti tipici della cucina africana insieme alle donne della comunità ghanese. Le date e le città (probabilmente Modena, Milano, Roma e Bologna) sono ancora da fissare (per info www.ghanacoop.it).
120 Paesi per favorire il ritorno dei migranti
L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) è stata istituita nel 1951.
È una organizzazione intergovernativa composta da 120 Stati. Non è un’agenzia delle Nazioni Unite ma collabora strettamente con l’Onu, soprattutto con l’Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr). “Il nostro metodo di lavoro -spiega Tana Anglana, project manager dell’Oim-Italia- è bottom up: partiamo dal basso, dalle esigenze dei migranti per ideare i progetti”. Tra gli obiettivi dell’Oim ci sono i progetti per favorire i rimpatri volontari, i programmi di cooperazione e le iniziative per rendere possibile il ritorno dall’estero “dei cervelli”, ossia del personale specializzato. Il primo bando Mida (Migration for development in Africa) è del 2003: oltre a Ghanacoop hanno vinto altri cinque progetti. I fondi a disposizione (nel 2006, 300 mila euro) sono quelli della Cooperazione italiana. In Italia l’Oim si serve della consulenza del Cespi (Centro studi di politica internazionale).
50 anni di indipendenza
Il 6 marzo il Ghana ha celebrato il 50° anniversario dell’indipendenza (6 marzo 1957). Ex colonia inglese, il Ghana è stato il primo Paese dell’Africa nera a conquistare l’indipendenza. Kwame Nkrumah, il leader che guidò la lotta di liberazione, fu uno dei padri del panafricanismo, una sorta di fratellanza oltre gli Stati che avrebbe dovuto unire tutti gli africani in un progetto di emancipazione e autodeterminazione. Ma nel 1966 Nkrumah fu destituito da un colpo di Stato, e da allora nel Paese si susseguirono governi militari e corrotti. Il periodo più buio è stato a cavallo degli anni ’70 e ’80, quando la situazione economica toccò il suo punto più basso e Banca mondiale e Fondo monetario imposero al Paese piani economici di impronta ultra-liberista. Oggi la situazione del Ghana sta migliorando grazie al ritorno della democrazia. Dal 2001 presidente è John Kufuor (nella foto). Il Pil cresce, ma più di un terzo della popolazione vive sotto la soglia di povertà.