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Acqua contaminata, o informazione contaminata?

Il Corriere pubblica un pezzo che demonizza l’acqua di rubinetto. Diamo qualche chiarimento.

"Acqua contaminata da un rubinetto su quattro”. Il titolo allarmista dell’articolo pubblicato  sul Corriere della Sera scava un baratro tra i cittadini italiani e le società che gestiscono i nostri acquedotti.

“Ricerca su 50 città in 17 Regioni. Dai derivati del cloro ai batteri, le sostanza pericolose”. La ricerca citata dal Corriere è realizzata dal Centro europeo di ricerca acque minerali (Ceram), un’istituzione privata, in collaborazione con le due Università di Napoli (la Federico II e la Seconda università).
È stato finanziata dall’Università Federico II, da due aziende di gestione del servizio idrico e sostenuta da Mineracqua, l’associazione che raggruppa gli imbottigliatori di acqua minerale. Ma, soprattutto, non è ancora stata pubblicata.
Massimiliano Imperato, direttore del Ceram e curatore dello studio, ci spiega che la bozza è arrivata nelle mani di Mario Pappagallo, giornalista del Corriere, per una fuga di notizia. Pappagallo scrive che “il 32,82% dei cam pioni da rubinetto presenta limiti oltre la norma di composti organoalogenati; il 72,82% di trialometani; il 77,44% di entrambi”.
Imperato, che abbiamo raggiunto al telefono, spiega ad Ae che “il Corriere dovrà fare una bella rettifica. L’acqua italiana è, in media, di buona qualità. Nel nostro studio facciamo riferimento alla presenza di ‘contaminanti antropici’, di origine non naturale, nell’acqua, ma non entriamo nei limiti di legge”. L’attenzione, però, dev’esser posta “alla disfunzione dei rubinetti, delle reti idriche condominiali. Una banalità come far ripulire i serbatoi condominiali, ad esempio, potrebbe ovviare il problema. Ma pochi lo fanno”. 

Per inciso, Mario Pappagallo è lo stesso che pochi mesi fa ha pubblicato un libro intitolato “Atlante delle acque minerali” (per l’editore Actabook), libro scritto a quattro mani con Umberto Solimene -che insegna Terapia medica e Medicina termale all’Università degli Studi di Milano-. Il libro è sponsorizzato da San Pellegrino, cioè da Nestlé.
Gli autori nell’Atlante definiscono l’acqua minerale come un “nutraceutico” (un neologismo), una bevanda cioè che alla primaria funzione di idratazione unisce proprietà benefiche per l’organismo. “Ma di quale acqua dobbiamo servirci? -si chiedono nel capitolo ‘L’acqua minerale nell’alimentazione umana: bere sano’- Possiamo aprire semplicemente il rubinetto e bere a volontà o è preferibile orientarsi verso le acque minerali? Difficile l’acqua che sgorga direttamente nelle nostre case è ideale per l’organismo, soprattutto se viviamo in una zona industrializzat o caratterizzata da un’inte[n]sa attività agricola”.
Una linea che Pappagallo continua a cavalcare nel suo articolo.

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