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Ambiente

Acqua bene comune: in Puglia è vero a metà

A dicembre 2010 pubblicammo un articolo, “Acqua, ricetta pugliese”, per ricostruire il percorso partecipato che aveva portato -in Puglia- ad elaborare un disegno di legge regionale per ripubblicizzare l’Acquedotto pugliese, la società della Regione Puglia che gestisce il servizio idrico…

A dicembre 2010 pubblicammo un articolo, “Acqua, ricetta pugliese”, per ricostruire il percorso partecipato che aveva portato -in Puglia- ad elaborare un disegno di legge regionale per ripubblicizzare l’Acquedotto pugliese, la società della Regione Puglia che gestisce il servizio idrico integrato in tutto il territorio regionale. Sono passati sette mesi, e quel testo -che trasforma l’Aqp da società per azioni in soggetto di diritto pubblico- è in discussione in consiglio regionale.
Purtroppo, alcuni emendamenti ne hanno stravolto il significato, come ci ha spiegato Margherita Ciervo, del Comitato pugliese “Acqua bene comune”: “Oggi (il 14 giugno, ndr) è in discussione in consiglio regionale il disegno di legge, quello che dovrebbe ripubblicizzare l’Aqp. Se verrà approvato con tutti gli emendamenti accolti dalle commissioni, ciò andrebbe a snaturare completamente sia l’idea di ri-pubblicizzazione sia il percorso partecipato che aveva portato all’elaborazione del testo originario”. In particolare, si perde l’idea di una gestione pubblica cui si accompagna il governo partecipato del servizio idrico integrato, secondo quanto descritto all’articolo 6 del ddl originario, che prevede che cittadini e lavoratori possano partecipare alla pianificazione dell’attività dell’Aqp, e l’istituzione di meccanismi che garantiscano il controllo.
“Trasparenza e controllo sono elementi irrinunciabili” ci aveva spiegato a dicembre 2010 Margherita Ciervo, che oggi racconta: “Il testo con gli emendamenti è sul sito del consiglio regionale. Rispetto all’ultima stesura, dovrebbe esser stato eliminato il riferimento all’articolo 23 bis, abrogato con il referendum del 12 e 13 giugno. Ma ci sembra incredibile che, dopo aver chiesto l’approvazione del ddl ordinario prima del referendum, questo ‘scippo’ avvenga proprio nel giorno in cui si chiude la campagna referendaria”. Il ddl era stato messo all’ordine del giorno il 13 giugno, ma lo stanno discutendo quest’oggi. “Ci stiamo mobilitando per chiedere che venga approvato il ddl originario, o quanto meno ritirato questo. Anche a partire dai risultati referendari. Ma sembra che il governo regionale sia completamente sordo” conclude Ciervo.

A tarda sera, dopo l’approvazione del disegno di legge, il Comitato pugliese "Acqua bene comune" ha diffuso una nota, in cui analizza "i punti principali [del testo approvato], rinviando la valutazione complessiva a un’analisi più approfondita appena questo sarà reso disponibile".

"L’articolo che faceva riferimento alla possibilità di gestire attraverso società miste le “attività strettamente connesse” alla gestione del SII è stato ulteriormente emendato a seguito della mobilitazione di oggi. La nuova formulazione non fa più riferimento alle “attività strettamente connesse” (come appreso in sede di Consiglio) bensì alle attività “diverse dal servizio idrico integrato ma da esso rivenienti”. Questo significherebbe che il ricorso eventuale a società di capitale non dovrebbe riguardare le attività di potabilizzazione, depurazione e distribuzione idrica.
L’erogazione gratuita del minimo vitale resta legata esclusivamente all’avanzo netto annuale di gestione”. Questo non è accettabile se si vuole garantire realmente il diritto all’acqua potabile, affinché non sia solo una mera dichiarazione di principio.
L’articolo che faceva riferimento all’amministratore unico nominato e revocato dal Presidente della Regione sentita la Giunta è rimasto invariato nonostante la proposta di un ulteriore emendamento che stabilisse la scelta, almeno del direttore generale, attraverso concorso pubblico. Si prende atto che anche questa proposta non ha trovato accoglimento nell’articolato della norma, lasciando ancora una volta la scelta in capo esclusivamente al Presidente della Regione e, quindi, a una forte influenza di carattere politico-partitico".
 

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