Cultura e scienza / Attualità
A Scampia nasce un ecomuseo dove conoscere il bello del quartiere
A gennaio 2022 l’associazione “Chi rom e chi no” ha avviato un progetto per superare gli stereotipi che pesano sulla zona Nord di Napoli. E che punta a valorizzare un patrimonio di relazioni ancora poco conosciuto
Raccontare Scampia, i suoi luoghi vivi e resistenti attraverso un ecomuseo urbano diffuso. E superare gli stereotipi che pesano sul quartiere della periferia Nord di Napoli, cambiando il suo immaginario. È l’obiettivo di Speech spicc (Scampia public innovation creative collaboration), progetto avviato a gennaio 2022 e pensato da “Chi rom e chi no”, associazione fondata nei primi anni Duemila che realizza progetti di inclusione e cittadinanza attiva. “L’idea di un ecomuseo si sta concretizzando adesso ma raccoglie un lungo periodo di riflessione sui beni immateriali presenti nel quartiere. Qui non c’è una ricchezza artistica paragonabile a quella del centro storico ma si trova un diverso tipo di bellezza -spiega ad Altreconomia Barbara Pierro, avvocata e presidente dell’associazione-. Scampia è viva, in movimento, ricca di associazioni. Abbiamo pensato di valorizzare il suo patrimonio di relazioni: ancora poco conosciuto, è costituito dalle comunità e dalle organizzazioni che lavorano per il quartiere e per chi lo vive”.
“Chi rom e chi no” è nata nel 2002 come un gruppo informale che attua interventi pedagogici, sociali e interculturali insieme alle comunità rom e italiane di Scampia. L’atto fondativo è stata la costruzione di una baracca “abusiva” in un campo con l’obiettivo di renderla un laboratorio e uno spazio pubblico di incontro tra rom, gagiò (termine con cui i rom indicano gli italiani), bambini e adulti. Nella struttura, denominata “Scola Jungla”, si sono consolidati i rapporti tra le persone del quartiere e sono stati aperti laboratori interculturali avviando riflessioni comuni sul tema dell’abitare e del superamento dei campi.
L’associazione è stata il punto di partenza per la costituzione di altre realtà come l’impresa sociale “La Kumpania” che nel ristorante Chikù, centro culturale gastronomico, fa conoscere i prodotti della cucina rom e napoletana contaminando le due esperienze gastronomiche. Da questo contesto nasce anche l’Arrevuoto, associazione culturale fondata nel 2004 con il supporto del teatro Mercadante di Napoli che organizza laboratori teatrali e pedagogici. Negli anni ha coinvolto migliaia di giovani provenienti dalle periferie e dalla provincia di Napoli nei suoi laboratori che si tenevano settimanalmente nell’auditorium di Scampia, un luogo che il progetto Speech spicc vuole riaprire al pubblico. Tra chi sostiene il progetto dell’ecomuseo, c’è anche la casa editrice indipendente Marotta e Cafiero, uno dei luoghi che nel quartiere crea cultura e incontri, che gestisce la sua libreria “La Scugnizzeria”, spazio dove si organizzano laboratori editoriali per ragazzi.
“L’ecomuseo vuole rendere visibili queste realtà mettendole in relazione. La nostra idea è creare delle passeggiate, che facciano tappa nelle sedi delle associazioni, usando cartelloni, segnaletica e mappe apposite. Avvieremo tour sociali che possano poi confluire negli spazi di Chikù, che diventeranno anche un luogo di installazioni artistiche, e nell’auditorium che si trova al piano inferiore dello stesso edificio”, spiega Pierro. Il ristorante italo-rom si affaccia sul giardino della Villa comunale del quartiere, un altro degli spazi che faranno parte del museo diffuso. Nei luoghi da attraversare saranno presenti totem dotati di QR code che permetteranno di leggere informazioni sui posti in cui ci si è fermati. Uno degli spazi che si vuole riscoprire è la stazione della metropolitana del quartiere dove si trovano le opere di Felice Pignataro, muralista e autore di più di duecento murales nell’hinterland napoletano. Nel 1981 è stato uno dei fondatori del Gridas, associazione culturale che dal 1983 promuove il carnevale di quartiere a Scampia oltre a laboratori artistici e proiezioni di documentari.
Uno degli obiettivi di Speech spicc, che nel 2021 ha ottenuto un finanziamento da 130mila euro dal programma dell’assessorato delle Politiche sociali del Comune di Napoli, è l’organizzazione di workshop, eventi culturali e programmi di formazione professionale. Il primo incontro si tiene a febbraio: affronta l’immaginario del quartiere e parla di come si può agire per modificare gli stereotipi e i luoghi comuni che si sono imposti sulla sua descrizione.
“Vogliamo raccontare la memoria storica di Scampia che è quella delle sue relazioni”, spiega Claudia Scarpitti, insegnante di educazione artistica alle scuole medie e architetto che sta seguendo la parte progettuale di Speech spicc. “L’ecomuseo è un raccoglitore: un modo di raccontare il paesaggio e le sue storie -aggiunge-. Non parliamo infatti di rigenerazione urbana, un termine che indica spesso un intervento dall’alto senza coinvolgere le realtà che si trovano sui territori. La nostra è invece una forma di urbanismo tattico: modificare gli spazi del quartiere attraverso la cooperazione e la collaborazione con chi lo abita”.
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