Cultura e scienza / Attualità
A Belmonte Calabro un piccolo teatro ha fatto rinascere il paese
In provincia di Cosenza l’associazione Ex Convento è una fucina di iniziative che puntano a contrastare l’isolamento della popolazione, con una particolare attenzione ai più giovani. Promuove inclusione e scambi con l’esterno
Sulla costa tirrenica calabrese, tra Cosenza e Lamezia Terme, vivono più di mezzo milione di persone residenti, in prevalenza, in piccoli centri. Il più popoloso è Paola, quasi 15mila abitanti, una delle località balneari più popolari della zona, presa d’assalto in estate dai turisti locali o provenienti dalla Campania, da chi non si può permettere i prezzi di Tropea. Al centro della costa, proprio al confine tra la Provincia di Cosenza e quella di Catanzaro, sorge un paese di appena duemila abitanti, Belmonte Calabro.
Negli ultimi vent’anni Belmonte è diventato un luogo dove accadono tante cose. Nonostante la piccola dimensione del borgo, sono nate alcune associazioni che si occupano delle fasce che soffrono di più l’isolamento: gli anziani e i giovanissimi. Da una parte uno spazio per la terza età, dall’altra scuole di danza, un centro sportivo capace di coinvolgere tanti bambini e bambine, di avviare attività legate allo sport. In paese ci sono appena quindici minorenni, ma il bacino di utenti è molto più ampio perché coinvolge gli abitanti dei paesi limitrofi. In questa vitalità associativa, spicca l’associazione teatrale Ex Convento che prende il nome da una struttura religiosa del XVII secolo che nel frattempo è stata acquisita. È stata fondata da una coppia di artisti, Stefano Cuzzocrea e Paola Salis, venuta purtroppo a mancare nel 2018, vittima di un omicidio stradale.
Di recente l’associazione ha lanciato una raccolta fondi sulla piattaforma Produzioni dal basso per costruire una platea in legno (3.500 euro), acquistare un tappeto per la danza, delle attrezzature tecniche e luci a led per il risparmio energetico. Quello dell’Ex Convento è un teatrino indipendente. Alla lettera: che non dipende cioè dai fondi pubblici. In una Regione dove le risorse per le politiche culturali sono tra le più esigue del Sud: nel 2020 il Fondo unico per lo spettacolo, che regola l’intervento pubblico nel settore, ha ripartito solo lo 0,27% del totale in Calabria, contro il 7% della Campania, il 6% della Sicilia e il 4% della Puglia.
Sembra un progetto piccolo in un paese minuscolo ma, nonostante le difficoltà, il teatro ha generato altri esperimenti. Ad agosto del 2016 è stato ospitato il collettivo di architetti “La rivoluzione delle seppie”, che ora si è stabilito in modo permanente in uno spazio del centro storico concesso in uso gratuito dal Comune. Grazie a loro è stata avviata una collaborazione con la London Metropolitan University che offre residenze per periodi di studio ai propri studenti di architettura, affittando gli appartamenti sfitti del paese.
Il teatro è spesso vettore di vitalità inaspettate: non è un caso che a Castrovillari (CS) si svolga ogni anno il festival Primavera dei teatri, curato da più di vent’anni dall’artista Saverio La Ruina. Il caso di Belmonte è una germinazione indiretta della sensibilità di questo territorio per l’arte teatrale. Stefano Cuzzocrea racconta gli inizi dell’Ex Convento: “Nel 2002 la prima attività fu quella di organizzare un laboratorio residenziale, una settimana di studi sul lavoro di gruppo e uno sul mimo in collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano e con l’Università di Bologna”. Da sempre collabora con le scuole limitrofe e prevede spettacoli a ingresso libero per i più piccoli. Con la stessa linea trasversale si sono sviluppate, negli anni successivi, altre progettualità che hanno coinvolto Eugenio Barba, decano del teatro italiano, insieme a Julia Varley. Tra le altre iniziative, nel 2013 è stata ospitata la Brunori Sas team. È in corso, tra l’altro, una produzione sul canto di tradizione orale calabrese, che vedrà la luce in autunno. Un altro progetto è stato quello dei “baratti”, una pratica introdotta dall’Odin Teatret, compagnia fondata proprio da Barba in Norvegia nel 1964. Nello spirito di reciprocità, chi viene ospitato a Belmonte offre in cambio un laboratorio.
Durante le estati, quasi sempre a luglio, si tiene a Belmonte “Con il teatro non si mangia”, una rassegna unica nel suo genere che unisce teatro e cibo: nel biglietto infatti è incluso un piatto di pasta e un bicchiere di vino da consumare con gli artisti dopo lo spettacolo. Calato il sipario si continua a educare il pubblico, a parlare di quello a cui si è partecipato non più uno di fronte all’altro, ma seduti intorno a un grande tavolo.
I piccoli paesi del meridione, come quelli calabresi dell’entroterra, vivono un inarrestabile abbandono, dovuto all’assenza delle istituzioni, al controllo territoriale della ‘ndrangheta, al consumo di suolo e alla mancanza di manutenzione che ha causato alluvioni e frane. L’isolamento della Calabria è emblematico, una “montagna con il mare intorno” come spesso viene definita. Una condizione descritta nell’inchiesta “Africo” da Corrado Stajano nel 1979 (da poco ristampata da Il Saggiatore) e ancora oggi attuale.
Nonostante la retorica di recupero dei borghi, la Calabria sembra non aver goduto di alcuna riscoperta e alcuna “primavera turistica” come quella avvenuta in Puglia, che ha portato contraddizioni, ma anche una certa ricchezza. Chi vive in questa Regione sente ancora molto forte il primato delle ‘ndrine criminali e ha visto il progressivo smantellamento di tutti quei servizi, soprattutto culturali, che rendono vivibile un piccolo centro abitato. In questo senso l’Ex Convento organizza, ogni autunno, una vera e propria festa di comunità dal titolo “Rifugi d’aria”. Simile a un happening, dove si mescolano differenti forme artistiche, è un’occasione per recuperare le discipline del folklore calabrese dimenticate e mescolarle con tradizioni dal mondo. Per poter creare, in questo modo, una connessione tra la Calabria e l’altrove.
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