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Vaccino italiano anti-Hiv, nuovi annunci
A 17 anni dalle prime dichiarazioni, la coordinatrice della ricerca in seno all’Istituto superiore di sanità (Iss), Barbara Ensoli, rivendica nuovi e importanti risultati. Che però riguardano soltanto la parte "terapeutica" del "vaccino" e non quella autentica, preventiva. L’immunologo Fernando Aiuti ha letto i dati rilanciati dall’Iss. E la sua conclusione è dura: "Questa ricerca non aggiunge nulla alla possibilità di ottenere un vero vaccino preventivo contro l’infezione da HIV"
A poco più di sei mesi dalle dimissioni dalla vice-presidenza della Commissione nazionale Aids (CNA) e dal "ruolo di raccordo" presso la Consulta delle associazioni per la lotta contro l’Aids (CAA), Barbara Ensoli -rimasta comunque alla guida del Centro nazionale Aids in seno all’Istituto superiore di sanità (Iss) nonostante la “vicenda Vaxxit”– è tornata a far parlare di sé.
L’ha fatto attraverso i “risultati” della seconda fase di sperimentazione del presunto “vaccino Tat” anti-Hiv pubblicati il 29 aprile sulla rivista Retrovirology. La circostanza è stata ripresa dall’Iss -che ha definito “importante” il “risultato” raggiunto- attraverso un comunicato stampa intitolato “Vaccino Tat, potenziata l’efficacia della terapia antiretrovirale e stimolato il sistema immunitario”. Né l’Iss né i commentatori, però, hanno fatto cenno alla componente “preventiva” del vaccino, la quale, a differenza di quella “terapeutica”, è scomparsa dai radar.
Un passo indietro
L’avventura del “vaccino” italiano contro la "pandemia del millennio" è quasi maggiorenne. Dal 1998, il progetto di ricerca in seno all’Iss e coordinato dalla dottoressa Barbara Ensoli ha potuto contare su un finanziamento pubblico pari a 28,3 milioni di euro. I risultati stentano fino a quando dall’inchiesta giornalistica di Altreconomia della primavera 2014 si scopre che l’Iss ha dato il la alla concessione di una “opzione esclusiva della durata di 18 mesi per l’utilizzo dei brevetti” del “vaccino” a favore di una società -la Vaxxit Srl- fondata dalla stessa ricercatrice. Dopo l’iniziale riconoscimento, la concessione viene però revocata all’inizio del novembre 2014 dal commissario straordinario dell’Iss Walter Ricciardi che rileva “note di criticità emerse" e “significative riserve in ordine al riconoscimento della società Vaxxit Srl quale spin-off”. La corsa del "vaccino" pare segnata.
Tra “mezzo flop” e “rivincita”
Torniamo ad oggi. Se Ensoli -sostenuta di fatto dall’Iss- annuncia “nuovi scenari” grazie ai passi avanti fatti con la parte “terapeutica” del “vaccino”, Fernando Aiuti, professore emerito di Immunologia clinica presso l’Università “Sapienza” di Roma, smorza gli entusiasmi. Carte alla mano.
Professor Aiuti, lei ha letto la pubblicazione del team Ensoli su Retrovirology: qual è la natura ed il significato di questi “risultati” e come vanno letti?
La fase due è iniziata nell’agosto 2008 e i risultati sono stati pubblicati dopo 7 anni, in genere i trial in fase due si completano in due–tre anni. Evidentemente i ricercatori hanno avuto difficoltà nell’arruolare i malati. Le difficoltà si sono poi concretizzate anche con due emendamenti ai protocolli (modifiche dei criteri inizialmente stabiliti) che hanno riguardato i valori iniziali dei CD4 ed altri indici immunovirologici.
Che cosa significa?
Quando in un trial clinico si cambiano le regole del gioco a metà è chiaro che i dati sono più difficili da interpretare. La sperimentazione è criticabile e molto discutibile per le modalità con le quali è stato scelto il gruppo di controllo (sola terapia antiretrovirale). Il confronto è stato effettuato su una parte di persone HIV+ e assenza di replicazione virale che sono state selezionate nei vari centri sulla base di controlli storici. Inoltre scegliendo tutte le persone con viremia non rilevabile è venuto a mancare uno degli end point fondamentali, cioè l’annullamento della viremia. Cioè sono stati selezionati in entrambi i gruppi i malati che andavano meglio.
Che ruolo ha avuto il centro clinico del dottor Fabrizio Ensoli fratello della dottoressa Barbara Ensoli nonché socio della Vaxxit Srl?
Lo stesso che ha avuto nella fase I alla quale aveva partecipato anche il centro clinico allora da me diretto, cioè quello di “core laboratory”, cioè il centro che riceve da tutti i centri periferici i campioni di sangue dei malati arruolati ed esegue le analisi principali per la valutazione dell’ eventuale efficacia terapeutica. Sul piano della legalità non c’è alcun problema che alcuni parenti siano inseriti in una sperimentazione, ma sul piano etico è secondo me inopportuna questa scelta, specialmente se si tratta del centro più importante che elabora tutti i dati. Sarebbe stato opportuno scegliere un centro di ricerca esterno alla famiglia Ensoli e diretto da un esperto in immunologia e virologia clinica.
La dottoressa Ensoli sostiene che “per la prima volta la terapia antiretrovirale può essere intensificata attraverso un vaccino”. Tradotto?
Significa che con il vaccino TAT si ottengono risultati migliori rispetto alla sola terapia farmacologica, ma secondo il mio parere se si parte con controlli storici il castello è destinato a non reggere. Un dato interessante è l’aumento dei CD4 dopo due anni di terapia antivirale e vaccino TAT rispetto all’inizio della sperimentazione. Resto tuttavia perplesso che nel gruppo di controllo non si sia rilevato alcun aumento mentre in molti malati anche dopo sei anni di terapia i Cd4 continuano a salire, con la sola terapia antivirale.
Il comunicato dell’Iss fa riferimento ad una conferma da attendersi alla luce degli esiti del “trial di fase II randomizzato e controllato con placebo recentemente completato in Sudafrica”. Che cosa significa e quali sono le principali differenze con la fase richiamata nel comunicato dell’Iss?
Significa che il trial del Sud Africa ha i requisiti che ho indicato poc’anzi, cioè il gruppo di controllo non è scelto su base storica ma contemporaneamente a quello dei vaccinati e i malati sono selezionati casualmente nei vari centri (randomizzazione). Inoltre il vaccino nel gruppo di controllo è sostituito dal placebo, mentre nel trial italiano il gruppo di controllo faceva la sola terapia antiretrovirale.
All’inizio dell’ormai pluridecennale vicenda del “vaccino italiano anti Hiv” l’attenzione fu rivolta alla parte “preventiva” dell’oggetto di ricerca. A 17 anni dall’annuncio pare essere rimasta soltanto la componente “terapeutica”, tanto che il comunicato dell’Iss non ne fa alcuna menzione. Che cosa significa? È ragionevole dal suo punto di vista parlare ancora di un “vaccino”?
"Se si interpreta la parola vaccino come una sostanza in grado di dare la protezione nei confronti di una malattia infettiva come lo è stato all’inizio dell’era vaccinica di Edward Jenner (pioniere della vaccinazione contro il vaiolo), allora la parola vaccinazione non dovrebbe essere usata. Infatti il vaccino TAT prevenivo della dott.ssa Ensoli si è fermato alla fase I e non esiste alcuna dimostrazione che possa bloccare l’infezione da HIV in volontari umani sieronegativi. Tutti i vaccini finora in commercio sono in grado di svolgere questa protezione parziale o totale contro vari microrganismi. Tuttavia negli ultimi anni alcuni ricercatori hanno usato, forse impropriamente, la parola “vaccinazione” al posto di stimolazione immunitaria e di vaccino al posto di immunogeno. In questi casi si tratta di sostanze naturali o artificiali contenenti proteine, DNA o RNA, polisaccaridi e adjuvanti in grado di aumentare le difese immunitarie sia aspecificamente, sia specificamente (es. anticorpi) in persone già infette. Gli obiettivi in queste situazioni croniche potrebbero essere due: il primo modificare l’andamento della infezione prolungandone il decorso e evitando i danni più gravi ed il secondo quello di ottenere la guarigione. Nel caso del vaccino HIV lo scopo è quello di aumentare la sopravvivenza o di eliminare il virus, cioè di guarire le persone. Ma siamo ancora lontani dal questi obiettivi.
Questa ricerca quindi non aggiunge nulla alla possibilità di ottenere un vero vaccino preventivo contro l’infezione da HIV".
"Il trionfalismo con cui alcuni giornalisti hanno presentato questo studio mi pare del tutto fuori luogo -riflette Vittorio Agnoletto, medico, coautore del libro ‘AIDS, lo scandalo del vaccino italiano’ (Feltrinelli 2012)- e mi chiedo se lo abbiano veramente letto o se si siano fermati alle poche righe di qualche comunicato stampa. I risultati presentati ed ancora in attesa di conferma vanno valutati con i punti di forza e di debolezza che hanno, ma certamente non hanno nulla a che vedere con il vaccino preventivo contro l’AIDS che è stato l’obiettivo fondamentale e ampiamente pubblicizzato da quando, diciassette anni fa, è stata avviata e finanziata questa ricerca”.
Un brevetto a Vaxxit?
Come spiegato dal professor Aiuti, il “vero vaccino preventivo” non c’è. Intanto, però, grazie al motore di ricerca di Google sui brevetti è possibile apprezzare i passi fatti da Vaxxit Srl, vettore societario privato co-fondato dalla dottoressa Ensoli, che risulterebbe “assegnatario originale” fin dal 2013 del “patent” “Immune therapy” (US20130058973), il cui “inventore” è proprio Barbara Ensoli. La documentazione che accompagna il brevetto è in parte sovrapponibile a quella pubblicata dalla rivista PlosOne nel 2010 a proposito della fase II del “vaccino terapeutico”, sviluppato nel tempo con fondi e ricerca pubblica, dell’Istituto superiore di Sanità.
“Come è stato ricordato -spiega Agnoletto- l’Iss ha revocato la concessione dei brevetti alla Vaxxit, concessione che era stata decisa da una precedente delibera del CdA dell’Istituto. Ritengo che sia necessario verificare se nel caso qui citato anche questo brevetto sia frutto del lavoro realizzato con finanziamenti pubblici e se sia stato svolto da équipe dell’Iss. Se così fosse credo che sia necessario che i vertici dell’Iss verifichino con quali modalità e con quali accordi questo brevetto sia diventato proprietà di una azienda privata ed eventualmente ne traggano le dovute conseguenze”.
I CAPITOLI DELLA VICENDA
1. Aids, dov’è il vaccino – aprile 2014
2. Aids: l’inchiesta di Ae in Parlamento. L’interrogazione al ministro Lorenzin – maggio 2014
3. Vaccino anti-Aids continua: lettera aperta di Agnoletto – giugno 2014
4. Vaccino anti-Aids, la risposta del Governo – giugno 2014
5. Vaccino Aids: il passo indietro dell’Istituto superiore di sanità – giugno 2014
6. Vaccino anti-Aids, la vicenda varca i confini – luglio 2014
7. Vaccino anti Aids: parla Barbara Ensoli – luglio 2014
8. Vaccino anti-Aids: interviene l’immunologo Fernando Aiuti – luglio 2014
9. Vaccino anti-Aids, l’Istituto superiore di Sanità ferma l’operazione Vaxxit – novembre 2014
10. Vaccino anti-Aids, parla il commissario dell’Istituto superiore di Sanità – novembre 2014
11. Vaccino anti-Aids: le dimissioni di Barbara Ensoli – dicembre 2014