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La corruzione è la peggior piaga sociale
Il “sistema” composto da corrotti e corruttori agisce in spregio dei valori della Costituzione, prima ancora che in violazione delle norme penali
Il libro Corrosione (Rizzoli), scritto dal cardinale Turkson, prefetto del Dicastero della Santa Sede per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, vanta la prefazione di papa Francesco. L’opera tratta il tema della corruzione. Il Pontefice, da tempo impegnato nella denuncia dei danni economici, politici e sociali di questo fenomeno, scrive che la corruzione è “la peggiore piaga sociale, perché genera gravissimi problemi e crimini che coinvolgono tutti… è una forma di bestemmia… è un cancro che logora le nostre vite… anche quando pensiamo di averla sconfitta, essa si può ripresentare”. E così è stato in Veneto. Una regione già scossa dall’indagine sul Mose, una delle opere di ingegneria che avrebbe dovuto dare un lustro mondiale alla città di Venezia e al nostro Paese mentre, al contrario, si è presentata ai cittadini italiani e agli abitanti del mondo come uno dei maggiori scandali e ruberie che resteranno nella storia.
Richiamiamo queste parole in riferimento agli arresti disposti dalla Procura di Venezia al termine di un’indagine condotta in collaborazione con la Guardia di Finanza. Non si tratta di pericolosi delinquenti o di immigrati clandestini, ma di alti dirigenti dell’Agenzia delle Entrate, di esponenti di alto grado delle Fiamme gialle, di imprenditori, di professionisti, di collaboratori e dirigenti di una delle più importanti e storiche compagnie di assicurazione e, da ultimo, di un giudice tributario. Tutti accusati di aver pagato o ricevuto tangenti, regali e favori al fine, da una parte di ridurre le sanzioni generate da specifiche verifiche fiscali e, dall’altra di ottenere denaro e privilegi. Questo sistema di colletti bianchi, composto di corrotti, corruttori e mediatori, avrebbe agito in spregio dei più importanti valori della nostra Costituzione, prima ancora che in violazione di alcune norme scritte nei codici delle leggi. Hanno violato l’articolo 54 della nostra Carta, che richiede a tutti i cittadini di essere fedeli alla Repubblica e alle sue leggi e stabilisce che coloro che svolgono un ruolo pubblico devono praticarlo con disciplina e onore.
13 è il numero dei comuni sciolti per mafia dall’inizio del 2017. Tra questi Lavagna in Liguria e Castelvetrano, patria del latitante Matteo Messina Denaro
Hanno violato l’articolo 53 secondo il quale “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva” perché è solo pagando le tasse in misura progressiva che si costruisce e si mantiene viva una società solidale e giusta. Coloro che operano nella pubblica amministrazione e che accettano o chiedono tangenti, sotto varie forme, sono responsabili della violazione dell’articolo 98 della Costituzione, il quale stabilisce che “I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione”, scritto con l’iniziale maiuscola per sottolineare la sacralità di questo principio. Viviamo in un Paese in cui l’evasione e l’elusione fiscale sottraggono ogni anno cifre impressionanti agli italiani onesti. A marzo, durante un’audizione parlamentare, Enrico Giovannini, presidente della commissione di studio sull’economia sommersa istituita pressa il ministero dell’Economia, ha affermato che in Italia “l’evasione fiscale e contributiva si aggira in media sui 110 miliardi di euro l’anno e nel 2014 il tax gap, la differenza tra le imposte che si dovrebbero pagare e quelle effettivamente pagate, si è allargato a 111,6 miliardi di euro da 108 miliardi del 2012”.
Sono dati che fanno tremare i polsi, che gridano vendetta, se pensiamo che per far fronte al pagamento del nostro enorme debito pubblico, generato da sprechi, evasione e corruzione, si dispongono ripetuti tagli di trasferimenti agli enti locali e ai comparti della scuola e della sanità.
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Pierpaolo Romani è coordinatore nazionale di “Avviso pubblico, enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie”.
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