Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Esteri / Opinioni

Inventarsi un cinema mobile per i bambini di Gaza. Per resistere alla disperazione

Una tenda improvvisata come classe a Khan Younis, nel Sud della Striscia di Gaza. È il 12 settembre 2024. A oltre 650mila studenti nella Striscia è negato il diritto all'istruzione © Saher Alghorra/ZUMA Press Wire/Shutterstock / ipa-agency.net / Fotogramma

Mohamed Abu Shawish è uno psicologo clinico di Gaza. Ha lavorato con i profughi palestinesi, siriani, iracheni in Belgio e Libano. Collabora con la Ong italiana Vento di Terra che ha voluto condividere questo suo racconto dalla Striscia. Nella distruzione circostante ha messo in piedi un’unità di cinema mobile per i più piccoli (e non solo). “È stato il mio modo di ritrovare un senso di appartenenza”

Mi chiamo Mohamed Abu Shawish e sono uno psicologo clinico di Gaza. Voglio condividere con voi la situazione catastrofica che si è abbattuta su Gaza dopo la guerra genocida scatenata dagli occupanti israeliani dopo i fatti del 7 ottobre.

Quello che una volta era un luogo di vita e di resistenza si è trasformato in un inferno per i palestinesi dove la sopravvivenza è l’unico obiettivo in mezzo ai continui bombardamenti. La violenza incessante ha causato la morte di innumerevoli bambini, donne e anziani innocenti. Intere famiglie sono state spazzate via, i loro sogni si sono infranti prima ancora che potessero mettere radici.

Il trauma di assistere a queste uccisioni insensate, giorno dopo giorno, lascia cicatrici che potrebbero non guarire mai. Oltre allo spargimento di sangue, la situazione di sfollamento è il motivo per cui le famiglie sono costrette a fuggire dalle loro case solo con i vestiti che hanno addosso, senza sapere dove troveranno un luogo sicuro. Le strade, un tempo piene di risate e di comunità, sono ora invase da sfollati che cercano riparo in campi di fortuna sovraffollati.

Come se non bastasse, la fame è diventata uno strumento di guerra. Interi quartieri sono tagliati fuori dal cibo, dai rifornimenti e il blocco israeliano stringe la sua morsa, lasciando la gente morire di fame. Di fronte a tanto terrore, mi sono trovato a un bivio.

Non sono solo uno psicologo ma anche un padre. Mio figlio Ahmed quest’anno avrebbe dovuto terminare la scuola superiore e andare all’università. Era ambizioso, pieno di sogni e credeva in un futuro più roseo, ma questa guerra gli ha rubato quel futuro. Il conflitto ha tolto ad Ahmed e a tutti i bambini di Gaza il diritto di sognare.

Dal dolore sono passato all’azione, lanciando un’iniziativa attraverso un’unità di cinema mobile, nella speranza di portare un momento di sollievo ai bambini di Gaza. Questo sforzo non era solo per loro, ma anche per me, la mia famiglia e i miei figli. È stato il mio modo di aggrapparmi alla speranza in mezzo alla disperazione.

Ho iniziato a lavorare con i feriti negli ospedali, portando luce in luoghi sommersi dall’oscurità. Poi ho esteso il mio impegno ai campi di sfollati, dove ho lavorato con i più vulnerabili, quelli che avevano perso tutto. In questo momento ho trovato un sollievo, non solo per gli altri, ma anche per me stesso, aiutando questi bambini compreso, il mio, Ahmed. Tutto questo è stato il mio modo di ritrovare un senso di appartenenza.

Questa guerra ci ha messo tutti alla prova oltre ogni misura, ma ha anche mostrato la capacità di resistenza del nostro popolo, che anche di fronte a sofferenze inimmaginabili ha trovato il modo di sostenersi a vicenda.

Vi invito a stare con noi, a condividere il nostro dolore e a unirvi a noi per chiedere la fine di questa brutalità a Gaza. Gaza è un luogo di vita, amore e sogno, non possiamo permettere che venga ridotta in macerie e cenere. Lavoriamo insieme per ricostruire la speranza, facciamo in modo che nessun bambino a Gaza o in qualsiasi altra parte del mondo abbia i propri sogni infranti dalla guerra.

Grazie per avermi letto e ascoltato. Spero che ci rivedremo. Che il cessate il fuoco arrivi presto.

La traduzione è a cura di Alessandro Ferrari

© riproduzione riservata

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.


© 2024 Altra Economia soc. coop. impresa sociale Tutti i diritti riservati