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Le elezioni europee mostrano la crescita delle destre e l’inadeguatezza delle sinistre

L'incontro del 24 giugno tra Giorgia Meloni e il primo ministro dell’Ungheria, Viktor Orbán © governo.it

Nelle votazioni di inizio giugno, mentre più di metà dell’elettorato si rifugia dell’astensionismo, cresce il numero di persone che si fanno prendere dal delirio neofascista. Ma neache le forze di centrosinistra e gli autoproclamatosi socialisti sono in grado di far uscire l’Ue dal suo stato di smarrimento. Le idee eretiche di Roberto Mancini

Tratto da Altreconomia 272 — Luglio/Agosto 2024

L’Europa alla deriva. È quella che si presenta dopo il voto di giugno. Nel momento in cui bisognava esprimere uno scatto di libertà -dando seguito al coraggio di sognare la pace realizzata con mezzi di pace, la democrazia come forma solidale di convivenza tra i popoli, la giustizia sociale, la transizione ecologica e la trasformazione dell’economia- la coscienza degli europei implode. Per paura, rancore, ignoranza. Mentre la metà dell’elettorato si ritira nell’astensionismo, crescono quelli che si fanno prendere dal delirio neofascista. Restano poi quanti cercano di arginare il peggio dando credito al centrosinistra o a partiti “socialisti”. Ma anche queste forze politiche, poste di fronte alle questioni del nostro tempo (mettere fine al sistema di guerra, all’eredità del colonialismo, alla dittatura da parte del mercato e dei poteri finanziari, così come alla distruzione della Terra), restano in quel progressismo ipocrita che perpetua il sistema vigente.

L’elenco delle inadempienze

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