Ambiente / Opinioni
La grave dissociazione ecologica del pensiero politico
Chi oggi amministra un territorio dovrebbe avere competenze di base in materia ambientale e sul clima. Per non ripetere gli errori del passato. La rubrica di Paolo Pileri
Torniamo all’alluvione che ha colpito la Toscana a inizio novembre. C’è un’immagine circolata in quei giorni che vale la pena richiamare, perché ci aiuta a riflettere. È una foto aerea postata il 3 novembre da Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, sul proprio profilo Facebook. Mostra un tratto di pianura sommersa tra Campi di Bisenzio (FI) e Prato, nella frazione di San Piero a Ponti. La scena è la solita: un enorme specchio d’acqua dal quale spuntano solo chiome degli alberi, tetti delle case, pali della luce e recinzioni. Il resto è sott’acqua.
Se aguzziamo la vista notiamo però che quel che è semi-sommerso è un cantiere per un capannone di logistica. Un cantiere non piove dal cielo, ma arriva da un’autorizzazione edilizia concessa in forza di una decisione frutto di piani, norme, locali e regionali, di ovvia origine politica. Quindi sotto l’acqua c’è la mano dell’uomo. Ci sono le politiche di governo del territorio. C’è l’uso e il consumo di suolo.
Ma c’è di più. Con Google Maps possiamo vedere com’era l’area nel 2022 e nel 2021. L’anno scorso c’era già il cantiere e molte superfici che a novembre sono finite sott’acqua erano già pavimentate. Nel 2021 -attenzione- quell’area era completamente libera, agricola e in parte boscata. Era un suolo nel pieno della sua permeabilità che, ricordiamolo, può arrivare ad alcuni milioni di litri per ettaro. Non pochi decilitri.
Mi sono quindi chiesto come sia stato possibile che un politico postasse quella foto. La risposta che mi sono dato non c’entra con l’inopportunità o con l’ingenuità, ma con un sospetto che maturo da tempo: la dissociazione ecologica del pensiero politico. Moltissimi di coloro che governano il territorio sono privi di conoscenze basilari di ecologia e questo li acceca: non vedono il suolo in quanto ecosistema e regolatore del bilancio idrologico e climatico.
Non sanno che un suolo libero è permeabile e uno asfaltato per niente, o comunque non riescono a collegare una decisione politica a una conseguenza ecologica. Altrimenti, suppongo, non mostrerebbero immagini del genere. Il buon senso, che fa tesoro delle conoscenze che si accumulano, li fermerebbe. Un’immagine simile è comparsa anche a Faenza (RA), dove la giunta comunale conferma l’edificabilità dell’Orto della Ghilana nonostante questa zona sia completamente finita sott’acqua a seguito dell’inondazione del 16 e 17 maggio 2023.
Sia chiaro: non sto affermando che un sindaco o un governatore devono essere provetti ecologi o climatologi, sto solo dicendo che oggi non è più permesso governare il territorio senza conoscere concetti di base in materia di ambiente, ecologia e clima che fanno da alert evitando decisioni politiche e urbanistiche a-ecologiche. Non possiamo permetterci i gradi di separazione tra decisione, causa, effetto ambientale e, pure, spesa pubblica: sono stati un grave errore del passato.
Le tre immagini dell’alluvione che ha colpito la Toscana a inizio novembre 2023 mostrano i limiti di una generazione che governa il territorio con un pensiero politico dissociato dalla questione ecologica e climatica. Un guaio
Frasi come “abbiamo un grande cuore e forza, ricostruiremo quello che abbiamo perso”, dimostrano quanto sia profonda quella crisi dissociativa, perché l’impegno a ricostruire tutto come prima è esattamente la promessa sbagliata che non riesce a vedere come causa i danni che denuncia. Promesse che equivalgono a negare la responsabilità di chi governa il territorio e distolgono l’attenzione dall’idea che l’impegno politico non può che essere ecologico. Che ciò che era “normale” decisione politica del passato oggi è un errore da non ripetere. Semmai occorrere decostruire e ridare alla natura lo spazio tolto.
Ma questo è un ragionamento possibile solo se si capisce che il suolo è un ecosistema cruciale e fragile, e si patisce per la sua perdita. Capire e patire assieme, come presupposto necessario per impostare una corretta cultura del cambiamento.
Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “L’intelligenza del suolo” (Altreconomia, 2022)
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