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Il ruolo degli influencer “new-age” nella disinformazione climatica
Il caso di seguitissimi divulgatori che si occupano di temi relativi al benessere o a pratiche “alternative” e che condividono spesso anche contenuti che negano il cambiamento climatico, fino a teorie cospirazioniste. L’indagine di Cécile Simmons, ricercatrice sui temi della polarizzazione del dibattito pubblico e della disinformazione
Come molti utenti dei social, Cécile Simmons, istruttrice di yoga per passione, segue su Instagram diversi influencer che pubblicano contenuti su temi che le interessano, ad esempio la salute e il benessere. Ma a inizio 2023 la donna ha iniziato a osservare una tendenza strana: la condivisione cioè di post e stories che proponevano teorie cospirazioniste intorno al cambiamento climatico.
L’account “A guide to awakeing”, ad esempio, aveva condiviso tra i suoi oltre 15mila follower un post in cui affermava che “l’accelerazione del ‘cambiamento climatico’ non è dovuta alle attività umane” ma al “fenomeno organico della Meccanica dell’Ascienza”. L’omeopata Joseph Mercola, seguito online da oltre 500mila persone, ha pubblicato su Instagram un post in cui sostiene che l’amministrazione Biden vorrebbe bloccare il sole per salvare il Pianeta: “Tutelare l’ambiente per le future generazioni è una nobile causa, ma le soluzioni radicali per controllare il clima possono metterci tutti a rischio”, ha scritto Mercola. Quasi novemila persone hanno messo un like a questa affermazione, chiaramente infondata.
Simmons, però, non è solo un’appassionata di yoga: è soprattutto una ricercatrice specializzata sui temi della disinformazione che lavora presso l’Institute for strategic dialogue (Isd), un’organizzazione indipendente e senza scopo di lucro nata nel 2006 con sede a Londra, il cui obiettivo è quello di contrastare l’estremismo, la polarizzazione del dibattito pubblico e la disinformazione. Da qui è nata un’indagine che ha portato alla pubblicazione del report “Conspirituality and climate. How wellness and new-age influencers are serving anti-climate narratives to their audiences” nel quale ha fotografato il ruolo svolto da un gruppo di sedicenti guru nella diffusione del negazionismo climatico.
La ricercatrice ha preso in esame 154 account Instagram tra quelli che pubblicano esclusivamente contenuti su salute, stile di vita e benessere “mixandoli” con contenuti inerenti a quell’area a cavallo tra le teorie cospirazioniste e la spiritualità new-age: una nicchia che in inglese viene indicata con il termine conspirituality. La stessa tipologia di utenti che all’apice della pandemia da Covid-19, ricorda Simmons, aveva avuto un ruolo di primo piano nella diffusione di contenuti anti-vaccino; in molti si erano poi avvicinati alle teorie di QAnon, gruppo politico dell’estrema destra statunitense, secondo cui esisterebbe una trama segreta organizzata da un presunto Deep State.
I 154 account presi in considerazione -che sommati tra loro hanno un’audience totale di oltre 9,5 milioni di follower– si occupano dei temi più disparati: dalla guarigione con i cristalli all’ipnotismo, dagli esperti di fitness ai culturisti, dagli istruttori di yoga ai chiropratici, dai terapisti nutrizionali agli health coach, passando per influencer sulla genitorialità naturale ed erboristi. Tra ottobre 2022 e ottobre 2023 i post che hanno trattato temi relativi all’ambiente o al clima sono stati solo 140, ma le conclusioni che è possibile trarne non sono affatto rassicuranti.
“Gli influencer del nostro set di dati hanno spesso adottato un linguaggio peculiare per le loro critiche alla scienza o alle questioni climatiche, attingendo alle presunte preoccupazioni del loro pubblico per la salute e il benessere -scrive la ricercatrice-. Questo include affermazioni secondo cui il cambiamento climatico è il risultato di una disconnessione con la natura o con altre potenti forze dell’universo. Che il cambiamento climatico è una copertura per i problemi di salute causati dai vaccini. Che l’alimentazione vegetariana e vegana sono ‘malsani’, mentre mangiare carne è ‘sano’, ‘naturale’ e ‘sostenibile'”.
Come era già avvenuto durante i mesi convulsi della pandemia da Covid-19, questi utenti mettono in collegamento il cambiamento climatico a rivendicazioni più ampie sulla prevaricazione del governo e agli attacchi alla “sovranità divina” dell’individuo. “Le argomentazioni sono intimamente legate alle preoccupazioni per l’integrità corporea -spiega Simmons- compresa l’accusa comune che le politiche climatiche siano un pretesto per rendere le persone malate”.
E così non mancano nemmeno collegamenti tra il climate change e il World economic forum, i filantropi miliardari e le “élite sataniche”. Mentre i disastri naturali come gli incendi vengono presentati come parte di un complotto globalista per il controllo: un tentativo deliberato di imporre la sorveglianza di massa o un pretesto per spruzzare sostanze nocive sul terreno. “Ci si aspetterebbe che persone come queste siano impegnate per la difesa dell’ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici -ha spiegato Simmons, in un’intervista pubblicata sulla newsletter Heated della giornalista scientifica Emily Atkin-. In realtà stanno promuovendo questa sorta di ricerca iper-individualistica della salute. È così che si arriva a queste narrazioni anti-clima di destra”.
Un elemento particolarmente critico che viene evidenziato nella ricerca riguarda la strumentalizzazione delle preoccupazioni per la salute che è diventata, ad esempio, una caratteristica fondamentale delle argomentazioni a favore della carne, che bollano come “malsane” le diete vegane e vegetariane. Le accuse rivolte alle istituzioni e agli esperti che raccomandano una riduzione del consumo di proteine animali vanno dall’ipocrisia (l’idea che “le élite” non abbiano a cuore la salute dei cittadini) a quelle secondo cui si starebbe deliberatamente cercando di avvelenare le persone, ad esempio propinando diete a base di insetti.
L’utente “Carnivore aurelius” -un account che pubblica contenuti sui temi della salute e con oltre 700mila follower– ha scritto in un post che diventare vegani è “una delle più grandi truffe che ci siano mai state raccontate” dal momento che non sarebbe la migliore opzione né per la salute umana né per l’ambiente: “Abbattere le foreste pluviali per [coltivare] verdure carenti di nutrienti e poi spedirle in tutto il mondo è più distruttivo di alcune mucche che scoreggiano”. Un commento che ha raccolto più di 60mila like.
Uno dei punti di forza di questa tipologia di influencer, scrive Simmons nelle conclusioni, sta nel fatto che costruiscono solide relazioni con il loro pubblico, basate su autenticità e fiducia. Per questo motivo l’impatto potenziale che sono in grado di esercitare “non dovrebbe essere sottovalutato, anche se occupano uno spazio online marginale. I ‘cospiritualisti’ potrebbero influenzare le opinioni sul cambiamento climatico in modi nuovi, inquadrando il negazionismo all’interno di sistemi di credenze emotive, metafisiche o addirittura religiose più ampi”.
Il timore della ricercatrice è che, man mano che gli impatti dei cambiamenti climatici diventano più visibili, le persone si rivolgano a spiegazioni “alternative” piuttosto che a dati verificati. “Questo impulso può essere guidato dalla paura, dalla sopraffazione o da un senso di impotenza piuttosto che da uno scetticismo intrinseco -conclude Simmons-. La comunità del benessere spesso inquadra la propria visione del mondo attraverso consigli proattivi basati su nozioni di agency e di rivendicazione del proprio potere. Un potente contrappeso alle tendenze più ampie di ‘terrore climatico’ che appaiono in aumento in molti Paesi. Di conseguenza sfatare i contenuti cospirativi diventa sempre più importante, così come lo sono i messaggi positivi su come le persone possono affrontare la crisi climatica”.
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