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Ambiente / Opinioni

Le pericolose invenzioni lessicali che celano il consumo di suolo

© Marek Studzinski, unsplash

Dietro a termini come “decostruzione”, che vorrebbe evocare sostenibilità, c’è una retorica insidiosa. Il caso del Piemonte. La rubrica di Paolo Pileri

Tratto da Altreconomia 260 — Giugno 2023

I diritti perdono. Chi si occupa di consumo di suolo avrà sentito parlare di depavimentazione: rimozione di asfalto per liberare suolo. Si tratta di una forma di compensazione ambientale che, come ho detto spesso, ci lascia molti dubbi perché non dissipa alcune iniquità dal momento che spesso si consuma (e molto) un suolo meraviglioso da una parte e se ne depavimenta (poco) uno morto e sepolto dall’altra. Ma questi interventi sono di moda, piacciono a politici e urbanisti: “La politica è compromesso’ e “Piuttosto che niente, è sempre meglio piuttosto”, dicono.

Ci tocca però ricordare che i suoli così liberati non sono immediatamente ri-coltivabili o ri-naturabili: ci vogliono decine di anni, è costoso ed energivoro oltre a generare rifiuti. Anziché rimediare alle debolezze di questa invenzione, un anno fa esatto, il 31 maggio 2022 la Regione Piemonte ha tirato fuori dal cilindro della compensazione una novità: la “decostruzione” (articolo 35, della legge regionale 7/22). Il termine per la Treccani indica solo un movimento filosofico, ma l’urbanistica, si sa, è piena di fantasia. Decostruzione lascia pensare alla rimozione di parti costruite -edifici, ponti, strade e così via- per dare nuova vita ai suoli.

Ma non è così: “Si considera decostruzione la minor utilizzazione di nuove aree edificabili previste dal Piano regolatore generale, ottenuta mediante la densificazione edilizia o la rilocalizzazione di capacità edificatorie ammesse in aree poste nell’ambito del perimetro del centro abitato”. In altre parole, non si toglie un metro cubo di cemento esistente ma, al contrario, se ne aggiungono di nuovi usando il trucco di spingerli in un angolo dell’area edificabile o spostandoli in un altro lotto (c’era già la perequazione per questo). Nessun suolo morto e sepolto vedrà di nuovo la luce con questo articolo.

È l’ennesima invenzione lessicale che nega la sostenibilità, invocandola. Parole abili a confondere le acque come il termine “conculcata” usata dal governo il 25 aprile per non dirsi antifascisti. Parole accomodate forse e solo per dirsi bravi da soli. Ma la cosa è più grave di quel che sembra perché queste invenzioni lessicali tagliano le gambe ai ricorsi dei comitati, ai diritti della natura e delle genti e gettano un sacco di confusione nella testa di tutti. Di più. Le società si reggono essenzialmente su patti linguistici: “Sul fatto, cioè, che formulare un’affermazione comporti un impegno di verità e di correttezza nei confronti dei destinatari”, ha scritto Gianrico Carofiglio.

Un anno fa la Regione Piemonte ha adottato la parola “decostruzione”, ennesima mistificazione utile solo per continuare a consumare suolo appuntandosi al petto una medaglia di sostenibilità

Se invece si impone la giostra delle parole mal inventate e di opaca verità, si finisce per tradire in premessa le sfide alle quali dobbiamo rispondere, come quelle ecologiche, lasciando ampio campo di manovra alle solite speculazioni, agli inganni, alle rendite, al consumo come pensiero unico e modello sociale. Se poi a farlo è una Regione come il Piemonte (quarta in Italia per consumo di suolo) viene il dubbio dell’irresponsabilità politica e del pervicace infischiarsene del “necessario cambiamento radicale” richiesto dall’Ue, ad esempio, nella strategia sulla biodiversità. Non abbiamo bisogno di decostruzioni che non lo sono, di bilanci ecologici che non lo sono, di depavimentazioni che non lo sono, di energie rinnovabili che non lo sono: se le parole ingannevoli continuano a proliferare, corromperanno cervelli e futuro. Bisogna respingerle e pretendere parole di verità e patti chiari.

Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “L’intelligenza del suolo” (Altreconomia, 2022)

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