Altro che risparmio energetico, in Italia è record di consumi elettrici
Il fabbisogno elettrico italiano ha toccato il suo massimo storico. Nel 2007, il Paese ha utilizato 339,9 miliardi di Kilowattora, un dato in crescita dello 0,7% rispetto al 2006 e del 21,7% dal 1998. Secondo il rapporto annuale di Terna (la società che gestisce la rete elettrica e la trasmissione dell’energia e diffonde le statistiche sul consumo mondiale), 48,9 miliardi di Kw/h (il 13,6% del totale) sono importati, perlopiù dalla Francia. Il restante 86,4% (301,3 miliardi di Kw/h) viene invece prodotto in Italia.
Secondo i dati diffusi da Terna il 14,5% del fabbisogno nazionale di energia è soddisfatto da fonti rinnovabili, una percentuale calata del 5,4% nel corso dell’ultimo anno a causa della scarsità delle piogge che ha messo in crisi il settore idroelettrico.
Aumenta il ricorso al geotermoelettrico, all’eolico e al termoelettrico. Le centrali termoelettriche sono alimentate per il 66% da metano, grazie al quale nel 2007 sono stati generati 167,9 miliardi di Kw/h (più 9,3% rispetto al 2006). Minore e in calo è invece l’impiego del carbone e dei prodotti petroliferi.
Altri 39 milioni di Kw/h provengono infine da impianti fotovoltaici, il cui contributo nella produzione di energia è aumentato del 1630,8% tra il 2006 e il 2007.
Per quanto riguarda i consumi, il Nord del Paese è il più sprecone (utilizza il 46,3% dell’energia), seguito dal Centro (29,5%) e dal Sud (24,2%). La Lombardia è in testa alla classifica con un fabbisogno di 70,5 miliardi di Kw/h, e da sola rappresenta il 20,7% del consumo nazionale ed è seguita dal Veneto alla notevole distanza di 37,8 miliardi di Kw/h.
Umbria (più 5,9%), Friuli (più 2,8%) e la stessa Lombardia (più 2,5%) sono le Regioni in cui la domanda è cresciuta di più tra il 2006 e il 2007.
Risulta inoltre in crescita il fabbisogno energetico dell’agricoltura (+2,8%) e del terziario (+2,3%).
Di pari passo al consumo cresce anche il prezzo dell’energia venduta alla Borsa elettrica: il 9 luglio ha raggiunto il picco di 192,26 euro per 1000 Kw/h. Nella prima settimana di luglio era stato rilevato il costo medio di 104,69 euro per 1000 Kw/h: un dato in crescita del 6,1% rispetto alla settimana ancora precedente.
Guardando alla situazioni degli altri Paesi europei, in Olanda, Paese molto simile all’Italia per l’approvvigionamento energetico, in quanto il 50% delle sue centrali funzionano a metano, i 1000 Kw/h sono arrivati a costare 92,37 euro (contro i 192,26 italiani). In Francia, dove si fa un gran uso del nucleare il costo di 1000 Kw/h è lo stesso dell’Olanda. In Germania (dov’è importante il contributo del nucleare, affiancato soprattutto da carbone e gas), il picco rilevato dalla borsa elettrica Eex di Lipsia è di 104,69. In un Paese come l’Austria che non ha il nucleare, invece, alla borsa Eea si ha un prezzo di 112,97 euro per 1000 Kw/h.
Dal confronto di questi dati emerge che non c’è collegamento tra tecnologie utilizzate e costo della corrente prodotta.