Altre Economie
La mozzarella libera
di Pietro Raitano —
A Castel Volturno, patria dei Caselesi, nasce sui terreni confiscati alla mafia un caseificio dedicato a don Peppe Diana, ucciso dalla camorra il 19 marzo
Massimo e Mario maneggiano con cura una gigantesca “treccia”. Di lì a poco, sarà una strepitosa mozzarella di bufala. Massimo e Mario, però, non sono due “casari” qualunque.
Massimo Rocco, 33 anni, è il presidente della cooperativa “Le terre di don Peppe Diana-Libera Terra”.
Si tratta di una società cooperativa, di tipo B, nata su iniziativa del gruppo casertano di Libera, l’associazione fondata da don Luigi Ciotti per combattere la cultura mafiosa (www.libera.it). Il compito della cooperativa è tutto in quella treccia: prendere in carico un bene confiscato alla camorra a Castel Volturno (Ce), e farci sopra un caseificio.
Dalla mafia alla mozzarella, insomma.
La storia la spiega Teo Perone, 30 anni, uno dei 5 soci della cooperativa. È il responsabile del prodotto, della creazione di una rete di distribuzione e del “piano d’impresa”. “Nel febbraio 2010 Libera pubblica un bando nel quale cerca 5 persone, per far nascere una cooperativa. A giugno vengono selezionati 10 aspiranti soci, che iniziano un corso condotto da Erfes Campania, a Napoli, un ente di formazione della Regione. Questa aveva firmato nel 2009 -il 19 marzo, a Casal di Principe: data e luogo non casuali- un protocollo d’intesa con Governo, Prefettura e Provincia di Caserta, Libera, l’associazione don Peppe Diana e i comuni di Castel Volturno e Cancello Arnone”.
Dopo un mese, vengono selezionate 5 persone: due casari, un agronomo, un responsabile prodotto e un trattorista. Tranne quest’ultimo, un cinquantasettenne di Cancello Arnone, gli altri ragazzi hanno tutti tra i 29 e i 33 anni. La cooperativa nasce con una firma dal notaio il 20 settembre 2010. Ad essa viene affidato il bene confiscato. Si tratta di alcuni terreni nei comuni di Cancello Arnone, Castel Volturno, Carinola e Teano, 89 ettari in totale. Vi si pianteranno 20 ettari di grano e 20 di cicerchia. Col grano verrà fatta la pasta, sugli altri ettari ci sarà spazio per presìdi Slow Food e altri prodotti. Su uno degli spazi, a Castel Volturno, sorgerà il caseificio, finanziato grazie alla Fondazione per il Sud. Alcuni problemi tecnici ne hanno rimandato l’inaugurazione, che dovrebbe però avvenire nel corso dell’anno. Nel frattempo, la Camera di commercio di Caserta e una raccolta fondi del cordinamento provinciale di Libera Pisa e di Avviso Pubblico hanno concesso un finanziamento per l’acquisto di un trattore, che da gennaio sta lavorando sui campi. Massimo e Mario, invece, continuano a fare pratica con le mozzarelle: oggi sono arrivati a trattare 100 litri di latte di bufala al giorno, per l’equivalente di trenta/quaranta chili di mozzarella da far “testare” nei fine settimana. Da aprile questa sperimentazione dovrebbe intensificarsi, e approdare anche in alcune rivendite, per verificare il favore del pubblico.
Tra i primi ad aver assaggiato la mozzarella c’è stato don Luigi Ciotti, durante le giornate di Libera tenutesi a Potenza, nel mese di marzo, quando i ragazzi hanno portato un quintale di prodotto da far trovare ai manifestanti. In quell’occasione, la distribuzione coi primi materiali e lo slogan dell’iniziativa: “Il giusto gusto della mozzarella”.“Fino a quando non sarà pronto il caseificio di Castel Volturno -prosegue Teo- proseguiremo a produrre mozzarella in via sperimentale, nella sede dei corsi di formazione di Eboli e con latte controllato. Nel futuro contiamo di acquistare anche le bufale, per trasformare il nostro latte, assumendo altre due persone. È un modo per ‘chiudere il cerchio’ della filiera, ma non sarà facile. Una bufala costa anche 3 o 4mila euro, e ne servono una trentina, poiché la resa di una buona mozzarella è del 30% su ogni litro di latte. L’impianto sarà da 20 quintali di latte in lavorazione, per cui a regime produrremo 600 chili di mozzarella. La nostra sarà una mozzarella con il marchio Dop, anche se all’inizio non bio”.