Interni
Che fare? Indignarsi, manifestare, proporre
Appello contro lo smantellamento della scuola
Che fare?
Che fare di fronte all’attacco violento e pervasivo dello stato contro chi nello stato e per lo stato lavora? Donne e uomini che credono nel progetto civile del patto sociale, in cui fare la propria parte nei settori fondanti la civiltà di uno paese che intende dirsi ed essere democratico: l’istruzione, la giustizia, la sanità. Che fare? Indignarsi, manifestare, proporre.
Che fare di fronte a un governo e un consiglio dei ministri che svaluta, dequalifica e offende quotidianamente le cittadine e i cittadini che hanno investito nella preparazione professionale, nell’idea di formazione permanente e nella funzione del servizio agli altri e alle altre? L’insegnante, il medico, l’avvocato, il magistrato erano considerate professioni “nobili” e di rilevanza sociale, per il ruolo riconosciuto dallo stato stesso e per il rispetto che suscitavano nella cittadinanza i saperi e le prassi di lavoro, complesse e di grande responsabilità. Oggi non più. Che fare? Indignarsi, manifestare, proporre.
Che fare di fronte all’ingiustizia di uno stato che sostiene che i lavoratori e le lavoratrici dei settori del pubblico impiego nel suo complesso non lavorano, sono assenteisti, fannulloni e per di più sono privilegiati perché hanno un contratto a tempo indeterminato? Che fare? Indignarsi, manifestare, proporre.
Nel settore della scuola non tutti e tutte, va ricordato, sono nella situazione di “privilegio” che i ministri dello stato denunciano come una anomalia rispetto a tutte le altre situazioni lavorative e perciò da smantellare. Che fare di fronte a questo rovesciamento di senso? Che fare di fronte alla falsità della propaganda che vuole gli insegnanti, migliaia di laureati sottopagati, degli inetti incapaci? Indignarsi, manifestare, proporre.
Che fare di fronte al tentativo politico di ridimensionare i/le insegnanti a classe di schiavi intellettuali e per il trattamento contrattuale e salariale, e per la diffamazione quotidiana? Indignarsi, manifestare, proporre. Che fare di fronte al furto dello stipendio, con il blocco degli scatti contrattuali, operato dal datore di lavoro che è lo stato? Indignarsi, manifestare, proporre e ricordare che l’economia del mondo occidentale ha prosperato e si è strutturata sull’iniquità e la stortura dell’idea e della pratica della schiavitù, ricordare che i primi insegnanti in Roma antica erano schiavi che sapevano più lingue ed erano intellettuali, filosofi, letterati.
Che fare di fronte alla cancellazione del concetto di res publica e di politica che ne è la gestione virtuosa? Indignarsi, manifestare, proporre. Che fare di fronte a uno stato che impedisce alle cittadine e ai cittadini la costruzione di un mondo che corrisponda loro, imponendone una monoprospettica, diseguale, aziendalista e ottusa, che oscura scenari di futuro per intere generazioni e strati di popolazione?
Proporre:
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che si rivaluti la professione docente, nella considerazione sociale, nelle leggi che regolano il lavoro, nella retribuzione
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che si chieda ai/alle docenti come deve essere la scuola di un paese democratico, civile, industrializzato, con quali priorità e finalità
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che si trovino i fondi per l’esistenza dignitosa e sicura dei luoghi di lavoro, le scuole e le università, che si investa nel sapere, nella ricerca e nella memoria, fonti di democrazia
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che si trovino altrove i soldi per la manovra correttiva, fra i grandi evasori e fra i grandi patrimoni e sospendendo i fondi alle operazioni militari in Iraq e Afghanistan.
Manifestare: con ogni mezzo democratico, compresa l’adesione alle iniziative dei sindacati di base, a cui si rimanda per i numeri e le cifre corrispondenti ai provvedimenti di legge, sulla scuola e sulla finanziaria, e al blocco degli scrutini in corso in questi giorni, ma soprattutto con la forza del lavoro di didattica e di ricerca che facciamo da sempre in quanto docenti, secondo un criterio di etica personale e professionale, a cui intendiamo attenerci d’ora in avanti, non ottemperando più ad altro incarico che non sia strettamente legato all’attività docente.
Indignarsi: è evidente.
Per le adesioni ai contenuti di questo documento inviare una e-mail a cristina.bracchi@istruzione.it
Cristina Bracchi – insegnante di ruolo – Liceo Scientifico Piero Gobetti Torino
Patrizia Moretti – insegnante precaria – Liceo Scientifico Piero Gobetti Torino
Cristiana Bartolini – insegnante di ruolo, RSU – Liceo Scientifico Piero Gobetti Torino