Ambiente / Opinioni
Cambiamenti climatici e demografia, destini incrociati
Migliorare l’istruzione e i diritti riproduttivi delle donne può contenere l’aumento della popolazione. E l’emissione dei gas serra. La rubrica a cura di Stefano Caserini, docente di Mitigazione dei cambiamenti climatici
Quando si parla di contenere il riscaldamento globale si parla spesso della necessità del contenimento della popolazione. Ma difficilmente si entra nel concreto. In parte perché si affronta una sfera, quella del sesso, di cui non è facile parlare. In parte perché le politiche messe in campo da alcune nazioni per contenere l’aumento della popolazione -come la Cina- sono state fortemente coercitive delle libertà individuali e hanno sollevato giusti dibattiti etici. E anche perché i problemi climatici attuali sono quasi interamente dovuti alle emissioni dei Paesi ad alto reddito, in cui i tassi di fertilità sono bassi, e la questione demografica può essere vista come un modo per scaricare le responsabilità su altri. In pochi si sentirebbero in diritto di mettere in discussione le scelte riproduttive proprie, o dei propri parenti o conoscenti.
Però malgrado ora la dimensione della popolazione sia solo uno dei fattori che portano alle emissioni di gas serra, in futuro sarà una questione importante. Lo sviluppo demografico dipende dal livello di educazione, benessere, salute riproduttiva, cultura e religione della popolazione. Gli studi sul fattore demografico hanno concluso che la strategia più efficace per il contenimento della popolazione è migliorare l’educazione femminile, i diritti e la salute sessuale e riproduttiva delle donne, nonché ampliare l’accesso a metodi contraccettivi efficaci. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Pnas, perseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile, in particolare quelli legati all’educazione dei bambini e all’accesso universale ai servizi di assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva, permette di ridurre l’aumento futuro della popolazione, di circa un miliardo di persone nel 2050 e di più di due miliardi nel 2100. Nessuno dei 169 target che sostanziano i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile menziona la crescita della popolazione o la fertilità.
1 miliardo: l’educazione delle giovani donne e l’accesso alla contraccezione potrebbero ridurre l’aumento della popolazione al 2050. Con conseguenze anche per la lotta al riscaldamento globale
Tuttavia molti degli obiettivi di sviluppo sostenibile riguardano fattori che influenzano direttamente o indirettamente la fertilità e quindi la crescita della popolazione. Come l’obiettivo 3.7: “Nel 2030 garantire l’accesso universale ai servizi di assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva, anche per la pianificazione familiare, l’informazione e l’educazione, e l’integrazione di salute riproduttiva nelle strategie e nei programmi nazionali”. O l’obiettivo 4: “Garantire un’istruzione di qualità inclusiva e paritaria e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti”. Oltre all’educazione delle donne, anche l’accesso ai contraccettivi può avere un grande impatto sulle emissioni future di gas serra. Molte donne e uomini sceglierebbero liberamente di usare la contraccezione se fosse disponibile, e un maggiore accesso alla contraccezione riduce le gravidanze non pianificate e l’aumento della popolazione. Al mondo ci sono ogni anno circa 99 milioni di gravidanze indesiderate. Se fosse soddisfatto tutto l’attuale bisogno di contraccettivi, si stima che il tasso di fertilità mondiale sarebbe del 20% inferiore, si avrebbero in media 3,3 bambini per donna invece di 4,1.
Il calo sarebbe maggiore nell’Africa orientale e in America Latina, e minore nell’Africa occidentale e centrale perché la dimensione familiare desiderata è ancora molto alta in questa parte dell’Africa. Mentre la contraccezione può ridurre il divario fra la dimensione della famiglia desiderata e quella effettiva, l’istruzione delle donne tende anche a ridurre la dimensione della famiglia desiderata. L’istruzione primaria e secondaria universale di tutte le giovani donne in tutto il mondo e l’accesso ai contraccettivi dovrebbe essere un obiettivo di primo piano delle politiche di mitigazione del cambiamento climatico.
Stefano Caserini è docente di Mitigazione dei cambiamenti climatici al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “Il clima è (già) cambiato” (Edizioni Ambiente, 2019)
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