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Riparte il futuro, senza corruzione

Che cosa hanno in comune due manager di importanti aziende italiane che operano nel settore energetico e della costruzione di sistemi d’arma, un ex ministro originario del Sud, l’ex governatore regionale del Nord Italia, un ex premier e svariati politici di rango nazionale e locale? Leggendo i giornali -veri e propri bollettini di guerra- si scopre che tutti sono accusati di essere coinvolti in vicende che hanno al centro il fenomeno della corruzione

Nel Paese in cui vent’anni fa si è svolta una delle più grandi inchieste sulle tangenti, la famosa Mani Pulite, le mazzette continuano a girare allegramente e in “modo sistemico” come ha affermato il presidente della Corte dei Conti qualche settimana fa. Non parliamo di spiccioli, ma di svariate centinaia di migliaia di euro, quando non addirittura di milioni che si muovono tra un paradiso fiscale e l’altro -a proposito: quando si deciderà di abolirli?- in attesa di essere reinvestiti nell’acquisto di pregiati immobili, gioielli, ed altri beni materiali. 


La Corte dei Conti stima il costo della corruzione in 60 miliardi di euro all’anno, circa mille euro a cittadino, neonati compresi. Una stima sicuramente calcolata per difetto, secondo il professor Alberto Vannucci, docente dell’Università di Pisa e direttore di un importante master sul fenomeno corruttivo (masterapc.sp.unipi.it), autore del pregevolissimo volume intitolato Atlante della corruzione. Scorrendo il libro, pubblicato dalle Edizioni Gruppo Abele, si legge che la corruzione incide negativamente sullo sviluppo e la coesione sociale di un Paese, premia i furbi e non i meritevoli, allontana e riduce gli investimenti dall’estero, soffoca la concorrenza sui mercati, aumenta il debito pubblico, può provocare la morte delle persone: tanti appalti di opere pubbliche (scuole, ospedali, ponti, strade, ferrovie, ecc.) ottenuti attraverso il pagamento di una tangente si traducono in lavori inutili e/o malfatti, che costano molto di più del previsto (sino al 50% in più) e sono realizzati in tempi più lungi del dovuto.

La corruzione è incompatibile con la democrazia, poiché ne altera il funzionamento. Infatti, chi percepisce illecitamente molti soldi per organizzare sontuose campagne elettorali o addirittura paga i mafiosi per ottenere voti, ha più probabilità di altri onesti candidati di essere eletto in seno ad una assemblea comunale, provinciale, regionale o, addirittura, nazionale ed europea.
In Lombardia è stato arrestato un assessore regionale con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso. In Italia, dal 1991 ad oggi, sono stati emessi 221 decreti di scioglimento di consigli comunali per infiltrazioni mafiose. Spesso si è registrato il connubio tra mafie e corruzione.
 

Tutto questo fa perdere credibilità al nostro Paese. Lo ha certificato anche Transparency Internazional, la ong che da diversi anni pubblica un rapporto sulla percezione della corruzione nei diversi paesi del mondo. Nel 2012 l’Italia è scivolata al 72° posto. Nel 1998 eravamo al 41°. Siamo considerati più corrotti di Kuwait, Cuba, la Namibia, il Rwanda.
La corruzione ruba il futuro. Molti cittadini lo stanno finalmente capendo. Non è un caso, infatti, che la campagna “Riparte il futuro”, promossa da Libera e dal Gruppo Abele, e sostenuta dall’associazione Avviso Pubblico, nell’arco di un mese abbia raccolto più di 100mila firme. Si tratta della prima petizione on line contro la corruzione a livello europeo, ed è stata sottoscritta dai cittadini ma anche dai candidati alle elezioni politiche e regionali italiane. A questi ultimi sono stati richiesti cinque precisi impegni: mettere in rete il loro curriculum vitae, la loro condizione reddituale e patrimoniale, l’eventuale presenza di conflitti di interesse, la situazione giudiziaria. Se verranno eletti, ai futuri deputati e senatori dovremo ricordare l’impegno preso: nei primi cento giorni, dovranno riformare l’articolo 416-ter del Codice Penale, quello che punisce il reato di voto di scambio politico-mafioso di cui abbiamo già parlato in precedenza. 

L’articolo 416 ter recita: “La pena stabilita dal primo comma dell’articolo 416-bis si applica anche a chi ottiene la promessa di voti prevista dal terzo comma del medesimo articolo 416-bis in cambio della erogazione di denaro”. La norma dovrebbe essere riformulata con l’aggiunta della voce “altra utilità” tra le ragioni dello scambio, con l’effetto di allargare l’applicazione della legge stessa.
Offrire denaro infatti non è l’unica possibilità che il politico mette in campo nello scambio corruttivo.
Ad oggi sono 871 i candidati che hanno sottoscritto questi impegni.
Il futuro senza corruzione può esistere se ognuno di noi fa la sua parte. Basta un clic per iniziare.

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