100 milioni di euro per la diga della discordia
La Banca europea per gli investimenti deciderà il 9 maggio se finanziare o meno la diga di Bujagali, in Uganda. Un progetto che la Campagna per la riforma della Banca Mondiale e le ong che costituiscono la campagna internazionale sulla BEI contestano per le ampie problematiche socio-ambientali che comporta. La diga di Bujagali ha già ricevuto fondi per circa 360 milioni di dollari da parte della Banca mondiale. Un primo progetto, datato 2002, era stato riposto nel cassetto dopo il ritiro del consorzio costruttore e voci di un possibile caso di corruzione. di Luca Manes
Bujagali dovrebbe sbarrare il Nilo pochi chilometri più a nord del lago Vittoria da cui ha origine, in un sito contraddistinto da una serie di spettacolari cascate. Nelle intenzioni del governo ugandese dovrebbe essere la prima di una serie di sei dighe da realizzare su quel tratto del Nilo Bianco.
Le conseguenze dal punto di vista ambientale sarebbero enormi: le cascate sparirebbero e il lago Vittoria, già in stato di preoccupante secca (il livello delle acque è il più basso fatto registrare dal 1951), riceverebbe così ancora meno acqua.
La diga allagherà terre coltivate e costringerà circa 800 persone a spostarsi in modo permanente, e 6.000 a cercarsi altre terre da lavorare. Non è previsto alcun risarcimento per chi perderà il lavoro nel campo del turismo. Val la pena ricordare, infatti, che le cascate di Bujagali richiamano ogni anno circa 5.000 appassionati di rafting e che il turismo è la seconda entrata ugandese.
I dubbi riguardano anche la fattibilità economica del progetto. Il contratto di acquisto dell’energia prodotta da Bujagali non è stato ancora reso noto, ma secondo la National Association of Professional Environmentalists (NAPE) il rischio è che le tariffe derivanti dall’accordo saranno proibitive per la popolazione locale – solo il 5% degli ugandesi è collegato alla rete elettrica nazionale. Lo stesso NAPE denuncia come, investendo nella diga, il governo abbia tralasciato fonti di energia meno cara e rinnovabile – come quella geotermale – che potrebbero contribuire a fornire elettricità a costi più abbordabili.
“La diga di Bujagali rappresenta un test molto valido per capire come la BEI intenda realizzare i suoi impegni sulle questioni ambientali” ha dichiarato Caterina Amicucci della CRBM. “Abbiamo informato i direttori della Banca dei problemi esistenti legati al progetto e denunciato la scorrettezza degli studi commissionati dalla Banca Mondiale, basati sull’osservazione dei livelli medi del Lago Vittoria registrati negli ultimi 100 anni e che ignorano le tendenze, già in atto, dovute al cambiamento climatico. Speriamo che la BEI riesca a valutare attentamente tutti i punti critici e quanto meno a rinviare la decisione in merito al finanziamento, commissionando studi fondati sul reale impatto ambientale del progetto” ha concluso la Amicucci.