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Una valle popolare – Ae 68

Piatti bio, corsi, dibattiti sull’economia solidale: ad Aosta apre un circolo culturale “alternativo”, ed è un successo inatteso Dal bar, Charlie Chaplin ti osserva con un’espressione sorpresa. Forse per le pedate involontarie che i clienti tirano alla sua gigantografia sul…

Tratto da Altreconomia 68 — Gennaio 2006

Piatti bio, corsi, dibattiti sull’economia solidale: ad Aosta apre un circolo culturale “alternativo”, ed è un successo inatteso

Dal bar, Charlie Chaplin ti osserva con un’espressione sorpresa. Forse per le pedate involontarie che i clienti tirano alla sua gigantografia sul bancone. O forse per le persone che vede passare. All’Espace populaire di Aosta arrivano da tutta la Valle: è più di un’osteria, è un luogo di aggregazione dove mangiare con ingredienti bio e solidali, ascoltare musica dal vivo, frequentare corsi di tango o cucina. Che non sia un semplice bar lo ricorda anche il manifesto affisso all’entrata: “L’Espace populaire -si legge- è un laboratorio di pace, di mondi diversi, migliori dell’esistente”. In calce la firma di chi gestisce il locale: la cooperativa Rosso piccante, impegnata nella ristorazione, e Saperi&Sapori, il circolo affiliato all’Arci che si occupa delle iniziative culturali. Gli eventi non mancano: si va dalla rassegna di cinema africano al coro di canti operai, fino alle conferenze su economia alternativa e libertà di informazione. Ai tavoli dell’Espace si sono seduti tra gli altri Milena Gabanelli, autrice e conduttrice di Report, David Sassoli, volto del Tg1, e Maurizio Pallante, esperto di “decrescita felice”.

Dalle cinque vetrine al pianterreno, oltre l’andirivieni delle auto sul cavalcavia di corso Ivrea, si intravedono le Alpi e più giù i caseggiati del Doria, il quartiere popolare abitato per lo più da pensionati. In genere di qui passa poca gente, al massimo qualche automobilista diretto alla vicina officina. Una posizione infelice per  qualsiasi attività commerciale, ma l’Espace non ne risente. Dal 23 giugno, giorno dell’inaugurazione, gli associati sono arrivati a 850, e altri attendono i tesseramenti 2006. Un numero significativo per Aosta, dove vivono 35mila persone.“Evidentemente uno spazio del genere mancava proprio”, dice con soddisfazione Fabio Favoriti, presidente di Saperi&Sapori.

Un porto dai molti approdi. C’è chi entra per consumare un bicchiere di vino, chi per lavorare e chi ci investe parte del proprio tempo libero. Elisa, 24 anni, trascorre i pomeriggi dietro al bancone del bar, e Sandro Bortot, personaggio storico del commercio equo nella zona, ormai in pensione, accoglie i clienti in sala. “Siamo orgogliosi dei nostri 15 volontari -commenta Patrizia Neri, una dei soci fondatori-, ma Rosso piccante ha creato anche posti di lavoro”. Sono sei infatti i dipendenti assunti dalla cooperativa. Tra questi c’è Stefano, uno dei due cuochi: è arrivato a novembre, rinunciando a un impiego nelle grande ristorazione dove guadagnava 2.500 euro al mese, mentre ora prende poco più della metà. Una scelta antieconomica, “ma è cambiato il mio modo di lavorare -assicura-. Adesso mi occupo della scelta degli ingredienti, acquistandoli dai piccoli produttori locali, e controllo la filiera della carne. Da poco ho affidato due manzi a un allevatore della zona”. Nel giorno di riposo, Stefano svela ai clienti i segreti delle proprie ricette: un corso in 12 incontri, organizzato in collaborazione con l’associazione culturale Quartiere  possibile. “Dopo tre lezioni sulle proprietà degli alimenti, ho proposto alcuni piatti sfiziosi -racconta-. Le persone imparano a utilizzare i prodotti bio e quelli del commercio equo, ne apprezzano i sapori e riflettono sui loro acquisti”. Il cuore pulsante di via Mochet 7 è il ristorante. Pareti gialle, scaffali di legno occupati dai prodotti del commercio equo, fotografie in bianco e nero degli anni 70. L’arredamento è  sobrio: tavoli in plastica e tovagliette di carta. Unica concessione al rustico il tavolo in legno su cui si affetta il pane. La clientela è eterogenea. All’ora di pranzo arrivano consulenti legali, operai della Cogne, l’impianto siderurgico a 20 minuti da qui, e il personale del vicino ospedale. Alle 12.30 in punto si presentano, accompagnati dai maestri, i 15 bambini dell’Ecole de Village, la scuola steineriana a cui il ristorante offre un servizio di mensa.

Un successo inaspettato, anche a livello economico. Il locale prepara in media 80 pasti al giorno e, con le consumazioni del bar, a fine giornata incassa circa 500 euro. I prezzi: un piatto (abbondante) di crespelle costa 5 euro, il menu completo arriva a 9. Pane, coperto e acqua microfiltrata sono gratis. Un prezzo che i soci di Rosso piccante ritengono “giusto”: “Serve per ripagare le materie prime, i lavoratori e le spese di  gestione”, spiega Sandro Bortot

Il locale è punto di riferimento per molti attori dell’economia solidale della Valle d’Aosta. Un progetto nato durante le elezioni regionali del 2003, quando si incontrano l’impegno civile di un gruppo di amici e il programma elettorale della coalizione rosso-verde “Arcobaleno Vallée d’Aoste”. “In comune -ricordano i soci- avevamo la passione per la politica, per la difesa dell’ambiente e il commercio equo e solidale”. La gestazione è durata due anni, il tempo necessario per dar vita alle associazioni che oggi si occupano a tempo pieno della vita dell’Espace populaire: Saperi&Sapori e Rosso piccante. Per costituire la cooperativa che si occupa della ristorazione i 12 fondatori hanno raccolto un capitale sociale di 20 mila euro, uno sforzo collettivo cui hanno partecipato soci di ogni età, dagli studenti fino agli over 60. Quota minima, 250 euro. Risparmi ben spesi, dicono ora che l’Espace è diventato realtà. Per i 300 metri quadrati di bar e ristorante, il proprietario dei locali chiede ogni mese 1.800 euro, una cifra di cui si fa carico la coalizione Arcobaleno. L’affitto è quindi garantito, ma la manutenzione ordinaria spetta ai soci che, per ristrutturare gli ambienti e comprare le attrezzature, hanno chiesto un prestito di 25mila euro alla Mag 4 di Torino e ottenuto un finanziamento di 41mila euro dalla Regione. I conti tornano, ma bisogna considerare anche le ore trascorse dai volontari con in mano secchio e vernice per imbiancare i muri di questo ex mobilificio. Altri tempi. Dopo 6 mesi di rodaggio, l’Espace populaire traccia un bilancio più che lusinghiero, ma c’è chi ha già in mente nuovi progetti per superare i confini ristretti della Valle d’Aosta. Al primo posto, la creazione di una rete italiana di bar e ristoranti alternativi. “Siamo il futuro di questo settore -sogna Sandro-. La nostra esperienza va condivisa, per educare più gente possibile a un’economia responsabile”.

alla poesia al cucito, ecco il “quartiere possibile”

Le periferie sono ovunque, anche in una città come Aosta che attraversi in poco più di mezz’ora. Zone ai margini, che spesso ospitano esperienze vivaci dal punto di vista culturale e sociale. Tra le realtà impegnate ad Aosta c’è anche Quartiere possibile, una onlus che promuove iniziative per i residenti del quartiere Cogne, dove abitano

i dipendenti dell’impianto siderurgico cittadino. L’associazione organizza corsi di ogni tipo, dalla poesia al cucito. Il suo obiettivo: “Promuovere un processo globale di miglioramento della qualità della vita”. A essere coinvolti soprattutto bambini e anziani (info su
www.csv.vda.it/csv/quartierepossibile).

Questa è una della realtà che gravitano attorno all’Espace populaire, dove si svolgono tra l’altro gli incontri del Coordinamento Pace, di Italia-Nicaragua e Attac, l’associazione per la tassazione delle transizioni finanziarie e l’aiuto dei cittadini.

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