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Un nuovo Brasile? – Ae 76

Lula rieletto presidente del Brasile: così hanno sempre decretato i sondaggi di opinione. Come si spiega questa preferenza elettorale dal momento che il Pt e il governo sono stati oggetto, a partire dal maggio del 2005, di denunce di corruzione…

Tratto da Altreconomia 76 — Ottobre 2006

Lula rieletto presidente del Brasile: così hanno sempre decretato i sondaggi di opinione. Come si spiega questa preferenza elettorale dal momento che il Pt e il governo sono stati oggetto, a partire dal maggio del 2005, di denunce di corruzione che hanno provocato la caduta dei principali ministri di Lula, cioè José Dirceu, capo della Casa Civile e “grande artefice” politico del governo, e Antonio Palocci, il superministro dell’Economia?
Non esistono prove che Lula sapesse delle segrete operazioni finanziarie del Pt, eufemisticamente qualificate dal partito quali “risorse non registrate”.

Il presidente ha dichiarato in pubblico di essere stato tradito, ma non ha detto da chi. Il fatto è che la crisi etica che tanto ha colpito il governo insieme alle classi media e ricca, non ha impressionato gli elettori poveri di questo Paese, in cui il 20% della popolazione concentra nelle sue mani il 64% della ricchezza nazionale. Non è l’etica della politica che preoccupa la maggiornza degli elettori. Ad essi interessa che le loro condizioni di vita migliorino. Sotto questo aspetto il governo Lula ha prodotto progressi significativi. Dal 2001 si registra una progressiva riduzione della disuguaglianza; la rendita dei più poveri è cresciuta del 4,5 per cento all’anno. Questo è stato reso possibile dalle politiche sociali del governo, in  particolare

dal programma “Borsa famiglia”, che oggi distribuisce una rendita a più di 40 milioni di persone povere, e al fatto che è aumentato il numero degli occupati. Nel 2001, una famiglia di 4 persone disponeva di un reddito medio mensile di 95 dollari. Nel 2004 è diventato di 108,6 dollari: un aumento del 14%. Il programma “Borsa famiglia”, carro trainante di “Fame zero”, distribuisce

un contributo minimo a 11,3 milioni di famiglie molto povere, assicurando loro l’assistenza sanitaria e la scolarità dei figli minori di 15 anni.

L’inflazione è sotto controllo, i prezzi degli alimenti di prima necessità sono diminuiti, e il salario minimo che nel 2003 equivale a 82 dollari, oggi vale 160 dollari. Il programma “Luce per tutti” permette che il 97% della popolazione abbia televisori; neri e indigeni godono di quote preferenziali nelle università, e mai la polizia federale ha preso tanti criminali con il colletto bianco come con il governo Lula (sebbene i giudici poi difficilmente li condannano).

Un altro motivo che giustifica l’apoggio a Lula è la politica estera sovrana. Il governo ha rigettato l’Alca proposto da Bush e condannato l’intervento in Iraq; ha riattivato il Mercosur, aprendosi ai Paesi andini; ha difesso la sovranità del Veneuela di Chavez, della Bolivia di Morales, il diritto di Cuba a partecipare agli organismi multilaterali.



Nel secondo mandato che inizierà il primo gennaio 2007, Lula avrà di fronte grandi sfide. Il suo partito, il Pt, difficilmente avrà la maggioranza al congresso nazionale. Lula governerà sotto la pressione permanente dei movimenti popolari, come il movimento dei Sem Terra, o della Chiesa cattolica, che ancora gli chiederanno di mantenere le promesse fatte nella campagna elettorale del 2002, come la riforma agraria, del lavoro, quella tributaria e quella politica. Oggi, le politiche sociali hanno un volto assistenzialista, insufficiente per mettere le famiglie beneficiarie in condizione di produrre autonomamente il proprio reddito.

La “Borsa famiglia” ancora non ha raggiunto  il suo obiettivo. A mio parere, lo snodo fondamentale resta la riforma agraria che il Brasile, con 800 milioni di ettari coltivabili e il 12% di acqua dolce del pianeta, non ha mai conosciuto. È possibile però che il secondo mandato di Lula finisca per essere più conservatore del primo, se si accoderà alle richieste della Banca mondiale di mantenere politiche sociali senza però modificare i paradigmi neoliberisiti dell’economia di mercato. Dal gennaio 2003 al giugno di quest’anno il governo Lula ha versato ai creditori del debito pubblico 241 miliardi di dollari. E ha riservato alle politiche sociali, se si escludonoo Sanità ed Educazione, circa 14 miliardi di dollari. È tale abilità politica di compicere contemporaneamente i più ricchi e i più poveri che permette a Lula di prospettare ora un patto sociale simile a quello della Spagna di Felipe Gonzales.



Carlos Alberto Libânio Christo, più noto come Frei Betto, è una delle personalità più conosciute e amate in Brasile. Nato nel 1944 è stato tra gli oppositori della dittatura militare e per questo è stato a lungo in carcere. Domenicano, teologo della liberazione, per oltre due anni è stato consigliere speciale del presidente Lula e coordinatore del progetto “Fame zero”. Poi se ne è andato, in punta di piedi, sognando probabilmente politiche sociali più radicali, come la riforma agraria cui fa cenno nel commento a lato. Ha scritto decine di libri, tra saggi e romanzi, molti anche tradotti in Italia. Il primo, nel 1971, s’intitolava “Dai sotterranei della storia” (pubblicato da Mondadori). L’ultiimo, non ancora tradotto, “La mosca azzurra. Riflessione sul potere”. In Italia è stato invitato più volte su iniziativa della Rete Radié Resh

di Quarrata.



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