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Terrorismo: cala il numero delle vittime, ma resta una minaccia globale
Secondo le stime del “Global index terrorism”, nel 2017 più di 18mila persone hanno perso la vita a seguito di attentati: Afghanistan, Iraq, Nigeria e Somalia restano i Paesi maggiormente colpiti. Mentre il numero di attacchi condotti da estremisti di estrema destra è in aumento in Europa e in Nord America
Per il terzo anno consecutivo, il numero di vittime del terrorismo a livello globale è in calo, ma il costo di questo fenomeno -sociale, umano ed economico- resta ancora elevato, soprattutto per Paesi segnati da conflitti che continuano a pagare il prezzo più alto. Dopo il picco raggiunto nel 2014 (oltre 31mila vittime), nel 2017 il “Global terrorism index 2018” (GTI) ha censito 18.814 morti a seguito di attentati terroristici, in calo (-27%) rispetto al 2016. I dati sono stati elaborati dall’Institute for Ecconomics & Peace (IEP) sulla base dei numeri forniti dal Global Terrorism Database (GTD).
“Un calo di intensità dei conflitti in Medioriente, il declino dell’ISIS e un aumento delle attività di contro-terrorismo, ha determinato una riduzione del numero delle vittime di terrorismo per il terzo anno consecutivo -si legge nel rapporto, pubblicato lo scorso dicembre-. Il numero di vittime è diminuito del 44% rispetto al picco massimo, raggiunto nel 2014”. Il Paese in cui si è registrato il miglioramento più significativo è l’Iraq, dove il numero di morti è passato da 9.783 del 2016 a 4.271 nel 2017 (-56%).
“Sebbene il numero di vittime del terrorismo sia ai livelli più bassi dal 2013 -si legge nel rapporto- questo rappresenta ancora una grave minaccia globale. Il numero delle vittime è ancora molto più alto rispetto al decennio scorso, e sono tre volte più alte rispetto al numero di vittime registrato nel 2001. Inoltre il terrorismo resta un problema diffuso a livello globale: in 67 Paesi c’è stata almeno una vittima e in 19 il numero delle vittime ha superato le cento”.
Si conferma inoltre il trend che vede in cima alla graduatoria dei Paesi più martoriati dal terrorismo quelli che si trovano in una condizione di conflitto (aperto o latente). Solo in Afghanistan si è registrato un quarto delle vittime censite nel 2017 dal “Global terrorism index” (4.653 vittime, pari al 25% del totale), seguono l’Iraq (4.271 vittime, il 23% del totale), Nigeria e Somalia (rispettivamente 1.532 e 1.470, pari all’8%), Siria (1.096, 6%), Pakistan (5%), Egitto e Repubblica Democratica del Congo (3%), Repubblica Centrafricana (2%) e India (2%). In questi dieci Paesi si è registrato l’84% di tutte le vittime a livello globale. Fatta eccezione per Egitto e India, tutti gli altri vengono classificati come Paesi in situazione di conflitto. “Le guerre continuano a essere uno dei principali motori dell’attività terroristica -si legge nel report-. I decessi legati ai combattimenti e quelli dovuti al terrorismo sono strettamente correlati”. Inoltre, gli attacchi terroristici condotti in Paesi già segnati da conflitti sono più letali, con una media di 2,4 vittime per attacco contro lo 8,84 nei Paesi in cui non ci sono conflitti.
Dal 2003 al 2017, l’Iraq è occupa costantemente la prima o la seconda posizione globale nella classifica dei Paesi che hanno registrato il maggior numero di vittime del terrorismo. Nel 2017 è stato il Paese che ha registrato il calo più significativo (-5.512), attestandosi però ancora al secondo posto, preceduto dall’Afghanistan dove sono state registrate 4.653 vittime. La provincia di Kabul resta la più pericolosa (549 vittime) seguita da quelle di Helmand, Kandahar e Ghazni. I responsabili, nel 76% dei casi sono i talebani. Tuttavia l’attacco più sanguinoso del 2017 si è registrato in Somalia, a opera dei terroristi di al-Shabaab, quando un camion è esploso davanti all’hotel Safari e al ministero degli Esteri a Mogadiscio, provocando la morte di 587 persone.
Lo Stato Islamico, i talebani, al-Shabaab e Boko Haram sono i responsabili degli attentati in cui ha perso la vita il 56% delle vittime censite nel 2017. Sebbene il numero degli attacchi perpetuati dallo Stato Islamico sia in calo -a causa delle sconfitte subite in Siria e in Iraq- il gruppo terroristico guidato da al Baghdadi resta ancora il più pericoloso. Il report evidenzia come il numero di attacchi sia diminuito del 22% tra il 2017 e il 2016, il numero di vittime si sia è dimezzato e gli attacchi condotti siano stati meno letali “tuttavia nel 2017 ISIS è ancora attivo in dieci Paesi, ha condotto attacchi in 286 città in tutto il mondo e in quattro diverse regioni (Asia-Pacifico, Medioriente, Russia ed Europa)”. Il 90% degli attacchi condotti da ISIS è stato compiuto in Iraq.
Secondo le stime del “Global terrorism index”, nel 2017 il terrorismo ha avuto un impatto economico pari a 52 miliardi di dollari (-42% rispetto al 2016, il picco fu raggiunto nel 2014 con 108 miliardi di dollari). Di nuovo, l’impatto economico del terrorismo è particolarmente forte nei Paesi in cui c’è un conflitto armato in corso: in Afghanistan l’impatto economico del terrorismo è pari al 12,8% del Prodotto interno lordo, in Iraq il costo è pari al 10,8% del Pil.
Il numero di vittime del terrorismo è in calo anche in Europa (-53% rispetto al 2015, anno in cui si registrò il picco massimo) con 81 vittime. Tuttavia, preoccupano l’aumento del numero di attacchi (passati da 253 nel 2016 a 282 nel 2017) e il possibile ritorno nel Vecchio continente di combattenti dell’ISIS dopo le sconfitte militari in Siria e Iraq. Altro elemento critico registrato dal “Global terrorism index” riguarda il ritorno dell’estremismo di estrema destra in Europa e in Nord America: “Sebbene il terrorismo islamico sia più diffuso, ci sono stati una serie di attacchi di alto profilo condotti da individui legati all’estrema destra nel corso dell’ultimo decennio”, si legge nel rapporto che indica, ad esempio, la strage di Utoya del 211 che è costata la vita 77 persone, molte delle quali minorenni. “Il 2017 è stato l’anno più letale per il Nord America per quanto riguarda il terrorismo di estrema destra dal 2002 a oggi, con 16 vittime per 31 incidenti –si legge nel report-. Anche il numero di attacchi in Europa Occidentale è in aumento: fra il 2011 e il 2014 ci sono stati 20 attacchi, mentre tra il 2014 e il 2017 ci sono stati 61 attacchi”.
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