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Speciale Hong Kong – Nella tana del lupo: diario di un equo e solidale al Wto

Tra le cose che porterò ad Hong Kong, c’è anche la maglietta di IFAT, la federazione mondiale del Commercio Equo e Solidale. E così, mentre tanti parlano delle difficoltà di questo appuntamento cruciale, o entrano nel merito dei temi in discussione, o (giustamente) chiedono modifiche radicali al WTO ed ai temi in discussione, io penso agli anni passati dalla prima clamorosa contestazione, a Seattle (Usa) a fine 1999: sei anni, tante cose sono successe e cambiate.

di Giorgio Dal Fiume, Presidente Ctm altromercato

(l’elenco di tutte le news dello “Speciale Hong Kong” è qui)

  Allora il commercio equo in Italia era ancora nella sua nicchia, a Seattle gli italiani attivi eravamo in due (io per Ctm altromercato, Maurizio Meloni per Lilliput), nessuna traccia di altre organizzazioni di commercio equo, Ifat esisteva ma pochi la conoscevano. E così, prima di entrare nelle asperità delle trattative, nelle amarezze di cogliere per l’ennesima volta la politica (qualcuno in Italia sa che cosa pensa il governo italiano dei temi in discussione, cosa ha proposto all’Unione Europea, o cosa andranno a dire i nostri rappresentanti?) delegare a tecnici, consulenti e lobbisti la conduzione delle trattative, e prima di avere l’ennesima conferma che non esiste il “libero mercato” ma solo una gerarchia di poteri che detta le regole e sollecita consenso attraverso la retorica della “libertà dei commerci”, mi concentro sulle novità che troverò.

Innanzitutto: una quarantina di produttori Fair Trade di Asia (soprattutto); America Latina e Africa. Poi tre giorni di fiera del commercio equo e solidale. Poi un documento delle reti del commercio equo mondiale riunite in F.I.N.E. (www.altromercato.it), con critiche e proposte dal punto di vista Fair Trade e dei piccoli produttori. Poi una consapevolezza nuova, che è ciò per la quale abbiamo lavorato in questi anni: che il commercio equo e solidale non è un isola, che occorre mettersi in rete con i tanti che in questi anni contestano le regole dell’attuale processo di globalizzazione, che oltre a vendere prodotti ci compete la modifica delle attuali inique regole del commercio internazionale. Particolarmente interessante è la partecipazione e l’attivismo dei produttori: trovarci assieme (come già successo all’ultimo Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre, e prima in quello del 2004 a Mumbai, ed in parte all’ultima conferenza WTO di Cancùn) per confrontarci sui “destini della globalizzazione” o delle regole del commercio internazionale, ha un significato politico e culturale importante. Sin dall’inizio ci eravamo posti, a differenza di altri “contestatari del WTO” che hanno cercato di abbattere le “zone rosse”, l’obiettivo di allargare la rete della consapevolezza e della contestazione, per essere più radicali e forti.

Così mentre in Italia il “movimento” sembra rallentare e disattento a questi temi (solo 11 organizzazioni italiane sono tra le 1.000 accreditate al WTO), almeno noi abbiamo allargato la partecipazione. So che non basterà, e mi chiedo quanta attenzione ci sarà in Italia. Ma parto per Hong Kong con un po’ di curiosità: in parte per vedere i fuochi, i conflitti e le delusioni che arderanno dietro le sfavillanti sedi dell’Exibition Center, in parte per capire il peso internazionale del movimento del commercio equo. Dei temi in discussione e degli esiti avremo modo di parlare.

 

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