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Inchiesta

Se i Comuni italiani discriminano rom ed immigrati

Negli ultimi mesi sono stati annullati provvedimenti presi dai Comuni in materia di campeggio abusivo e igiene degli alloggi: oltre ad essere vessatori, violavano le norme vigenti. E il 30 novembre 2015, due comuni in provincia di Bergamo hanno revocato le ordinanze discriminatorie in tema di idoneità alloggiativa e restituito la differenza d’importo agli stranieri danneggiati

Tratto da Altreconomia 175 — Ottobre 2015

C’è chi ha vietato genericamente di campeggiare sul proprio territorio, per poter colpire famiglie Rom e chi ha obbligato i cittadini stranieri a presentare la dichiarazione di idoneità igienico-sanitaria dell’alloggio per potersi iscrivere all’anagrafe. O, ancora, chi ha aumentato il costo dello stesso certificato di idoneità dell’alloggio.
Sono le storie opache di diversi Comuni italiani, risalenti alla stagione dei sindaci “sceriffi”, fatta di ordinanze, delibere e provvedimenti emergenziali e mediatici. Ma grazie all’operato di associazioni e tribunali, quegli atti stanno progressivamente “cadendo”, perché riconosciuti pubblicamente come discriminatori.
Il “caso” dell’accoglienza diffusa dell’amministrazione di Malegno (in provincia di Brescia) ha contribuito a fine estate a risollevare l’immagine delle amministrazioni locali -in particolare quelle lombarde- a proposito di solidarietà e parità di trattamento (anche Le Monde gli ha dedicato un reportage). Immagine che era stata segnata dai casi di Borgo San Giacomo (sempre Brescia), ad esempio, costretto a fine agosto, dall’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (www.unar.it), a revocare due atti datati 2009 e 2013 che, rispettivamente, obbligavano i cittadini stranieri a presentare la dichiarazione di idoneità igienico-sanitaria dell’alloggio a costo di non poter perfezionare l’iscrizione anagrafica o al pagamento di una tariffa per l’ottenimento della comunicazione di ospitalità per tutti i cittadini del Comune. Grazie all’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (www.asgi.it, antidiscriminazione@asgi.it) e alla Fondazione Guido Puccini, l’Unar ha sancito il contrasto delle iniziative comunali con la normativa vigente (art. 43 del d.lgs. 286/98 e l’art. 2 d.lgs. 215/2003).

Nel bergamasco, invece, il tribunale del capoluogo di provincia ha bollato come discriminatoria una delibera del giugno 2014 del Comune di Telgate che aveva fatto schizzare il costo per il rilascio del certificato di idoneità alloggiativa (necessario per procedimenti richiesti a stranieri) da 100 a 300 euro, quando in tutta Italia lo stesso documento costa 30 o 50 euro. L’avevano imitato i comuni di Albino (BG, 160 euro), Seriate (BG, 220 euro) e Pontoglio (BS). Il Comune di Telgate è stato chiamato alla revoca dell’atto e alla “restituzione dell’eccedenza” ai ricorrenti. Anche a tal proposito, l’Asgi ha fatto sapere di avere diffidato “una serie di comuni” (“tutti amministrati dalla Lega Nord”) responsabili dell’identico incremento.

Il 30 novembre di quest’anno, peraltro, sia il comunedi Albino sia quello di Seriate hanno revocato le ordinanze con cui avevano disposto l’innalzamento del costo del certificato di idoneità abitativa. Come Telgate, anche questi due enti hanno dovuto restituire la differenza di importo a tutti gli stranieri che nel frattempo avevano pagato per ottenere il certificato d’idoneità alloggiativa.

Da tutt’altra parte, invece, c’è il caso di Civitanova Marche (Macerata), che con una delibera del 2013 aveva imposto un generalizzato divieto di campeggio sul proprio territorio. Per la Corte d’Appello di Ancona -che sul punto si è espressa all’inizio del mese di agosto- l’iniziativa amministrativa non ha prodotto altro se non un significativo pregiudizio a danno degli “interessi di un particolare gruppo etnico determinando una situazione di svantaggio nei confronti di un’etnia, quella rom, che vede tendenzialmente il nomadismo tra le sue caratteristiche costitutive”. Non solo: il fare discriminatorio dell’ente avrebbe trovato ospitalità in un “complessivo atteggiamento ostruzionistico posto in essere da organi inseriti nella struttura comunale”.
Regione Lombardia, purtroppo, non è d’esempio. A metà di settembre, infatti, ha lanciato l’iniziativa “Dote sport”, 1,6 milioni di euro destinati a sostenere le famiglie nell’affrontare il costo delle attività sportive dei figli. Il problema è che il contributo è riservato alle famiglie in cui almeno un componente sia residente in Lombardia da almeno 5 anni. “La Regione -ha denunciato l’Asgi- appare agire in violazione della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo che prevede che i minori debbano godere dei diritti garantiti dalla legge senza discriminazioni che dipendano dalla condizione dei genitori”.
La musica non cambia. —

A lezione di antiziganismo
Dal gennaio del prossimo anno, presso l’Università degli studi di Verona, il Centro di ricerche etnografiche e di antropologia applicata (Creea) “Francesca Cappelletto” curerà il master di primo livello in “Studi rom per il contrasto all’antiziganismo” (accreditato dalla Società italiana di antropologia applicata), attivato dall’Ateneo e diretto da Leonardo Piasere. L’obiettivo -spiegano i responsabili del corso- è quello di far “acquisire conoscenze sulla storia, la psicologia, la politica e la pratica contemporanea dell’antiziganismo in vista di una sua decostruzione ragionata e critica e in vista della costruzione di competenze antropologiche, psicologiche e giuridiche per contrastarlo”. Del resto, “l’antiziganismo è una delle forme più diffuse del razzismo europeo contemporaneo, anche se resta una delle meno consapevoli e delle meno studiate, e nel nostro Paese esso è particolarmente virulento”. Lo dimostra il report 2014 dell’Associazione 21 luglio (www.21luglio.org) in cui emerso “un forte nesso tra le politiche discriminatorie e segregative e un radicato antiziganismo”. Dei 443 episodi di discorsi d’odio contro i rom registrati dall’Osservatorio dell’associazione, l’87% era riconducibile a esponenti politici. E numerosi sono stati gli episodi violenti accaduti a Poggioreale, Latina, Vimercate, Querceta, Città di Castello, Padova e Acilia. Il bersaglio era sempre lo stesso: i rom.

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