Opinioni
Se è d’azzardo non è un gioco
È un mercato florido -vale 85 miliardi di euro- ma “sospeso” tra operatori autorizzati e mercato illegale. E l’Italia non lo frena, anche se ormai è un malattia per 1,3 milioni, anche giovanissimi
La parola crisi non esiste per il gioco d’azzardo, che nel 2013 ha movimentato circa 85 miliardi di euro. Secondo i dati diffusi nel Libro blu pubblicato dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli (AAMS), questo mercato è cresciuto del 460% negli ultimi 15 anni, dato che nel 1998 fatturava l’equivalente di 15 miliardi di euro.
Lotterie, gratta e vinci, slot machine, bingo e casinò vanno alla grande, e anche le partite dell’Italia ai Mondiali di calcio in Brasile sono “accompagnate” da pubblicità legate al mondo delle scommesse sportive. L’ultima frontiera caduta è l’on line: oggi bastano un computer, un tablet o un telefonino e una carta di credito valida per poter connettersi a sale giochi virtuali e sfidare la fortuna a suon di euro. Su internet come nel bar sottocasa, alla cassa di un supermercato, in un autogrill, in una ricevitoria o all’edicola, è facile cadere nella tentazione di voler giocare e scommettere contro la sorte perché si pensa che “vincere è facile”.
Peccato che la realtà dimostri esattamente il contrario. Spesso, infatti, si perde, ci si indebita e, con l’andar del tempo, si rischia di ammalarsi di dipendenza da gioco, com’è già accaduto al 2,2% degli italiani, oltre 1,3 milioni di cittadini secondo l’ultima Relazione al Parlamento del Dipartimento politiche antidroga (DPA). L’esplosione del gioco d’azzardo in Italia sta contagiando anche i minorenni. Secondo una recente indagine svolta da Kaspersky Lab, l’Italia è il primo Paese al mondo per visite di bambini su siti di gioco d’azzardo. Secondo la Relazione del DPA, citata nell’“Atlante delle dipendenze” (Edizioni Gruppo Abele, 2014), il 7,2 dei giovani tra i 15 e i 19 anni ha un rapporto problematico con il gioco, mentre il 3,2% ne è dipendente.
In provincia di Treviso, all’ambulatorio dell’ULSS 7 di Pieve di Soligo che cura i giocatori dipendenti sono arrivati i primi ragazzini. Carlo Cenedese, responsabile del Centro per le dipendenze giovanili, intervistato dal Corriere del Veneto, ha affermato che il gioco d’azzardo on line “rappresenta un pericolo anche maggiore rispetto alle tradizionali ‘macchinette’, in quanto ci si può connettere ovunque, in qualsiasi momento, nell’ambito di quello che finisce per diventare un rituale solitario-compulsivo. È più difficile, inoltre, che i familiari si accorgano di questo tipo di dipendenza e solitamente quando ciò avviene ci si è ormai giocati somme ingenti”.
Il gioco d’azzardo offerto in così grande quantità, ai giovani e ai meno giovani, non produce soltanto solitudine, distruzione di famiglie e di senso della comunità, sperpero di denaro, ma favorisce l’inserimento della criminalità organizzata sui territori. Ai mafiosi, infatti, che oltre ad essere dei criminali sono anche degli imprenditori interessati a diversificare i loro investimenti, quello del gioco è un mercato che interessa parecchio. Da tempo, soprattutto al Sud, gestiscono in comparto illegale -qualcuno ricorda ancora il totonero e il lotto clandestino?- e, di recente, come hanno testimoniato diverse inchieste, sono entrati anche nel mercato del gioco legale, comprando agenzie di scommesse, aprendo sale bingo e approfittando della concessione di prestiti ad usura a famiglie ed imprenditori.
Tutto questo è stato facilitato dai servizi che sono stati forniti ai criminali da insospettabili colletti bianchi -esperti di diritto, di finanza e di tecnologia- e dall’esercizio della corruzione.
In Italia gioco d’azzardo lecito e illecito non si fanno concorrenza. L’uno non sottrae quote di mercato all’altro, come ha sostenuto pubblicamente anche il Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti. A guadagnarci maggiormente non è lo Stato ma i concessionari e i criminali. Serve dell’altro per decidersi a cambiare scenario. —
* coordinatore nazionale di “Avviso pubblico, enti locali e regioni per la formazione civile contro le mafie”,
www.avvisopubblico.it