Cultura e scienza
Salute digitale: ecco chi scommette sulle app, puntando ai dati personali
Dalla frequenza cardiaca alle ore di sonno: le informazioni biometriche fai-da-te si diffondono e il mercato si adatta. Technogym, Nokia, Runtastic e fitbit, ma anche assicurazioni che propongono sconti a chi indossa braccialetti smart
"Pulse Ox” è il prodotto di punta dell’azienda francese Withings: stretto attorno al polso, traccia le attività fisiche, monitorando la frequenza cardiaca e l’ossigenazione del sangue; durante la notte, controlla il sonno. Costa 99,95 euro. A fine aprile Nokia ha annunciato un investimento da 170 milioni di euro per l’acquisto di Withings: “La ‘salute digitale’ è per noi un’area d’interesse strategico” ha spiegato Rajeev Suri, president & CEO di Nokia. Il 3 maggio 2016, Technogym s’è quotata alla Borsa di Milano: in dieci giorni il valore dell’azienda cesenate è cresciuto del 10,7 per cento. Technogym è nata producendo attrezzature sportive, ma oggi cresce soprattutto grazie alla diffusione di strumenti “connessi”, un’offerta digitale che prende il nome di “Technogym Ecosystem” e che permette agli utenti di raccogliere e “portare sempre con sé” i dati relativi ai propri esercizi (e alle risposte del proprio corpo). Tra il 2013 e il 2015, l’azienda è cresciuta in media dell’11% all’anno, passando da 410 a 511 milioni di euro di fatturato.
Quelli di Nokia e Technogym solo appena due esempi di un segmento di mercato che è conosciuto come “m-Health”: la emme sta per mobile, e indica smartphone, applicazioni e specifici dispositivi (o device) indossabili (wearable), come gli orologi che misurano le funzioni vitali o le macchine wellness, a costituirne lo scheletro. La vendita di prodotti e servizi nel 2020 potrebbe arrivare a valere fino a 62 miliardi di dollari, anche se il cuore di questo mercato sono i nostri “dati”, quelli che mettiamo -gratuitamente- a disposizione dei soggetti proprietari delle applicazioni che misurano i parametri vitali: il loro valore è, ad oggi, incalcolabile. Secondo la società di consulenza Pricewaterhouse Coopers (PwC), che ha indagato il settore del m-Health nell’ambito di una ricerca sui “megatrend” globali, “My life connected” (pwcmegatrends.co.uk/mylifeconnected), la crescita stimata del mercato dei dispositivi è del 37% all’anno tra il 2014 e il 2020, fino a 14 miliardi di dollari. Quarantacinque miliardi di dollari potrebbe arrivare a fatturare, invece, il settore dei servizi legato alla “salute digitale”, categoria che raccoglie anche l’area del wellness. Di cui oggi è campione assoluto “Runtastic”, cioè una famiglia di applicazioni sviluppate dall’austriaca Runtastic GmbH. “Abbiamo circa 85 milioni di utenti registrati in tutto il mondo e circa 6 milioni in Italia” spiega ad Altreconomia l’ufficio stampa per l’Italia. Che però sceglie di rispondere in modo evasivo alle altre due domande poste dalla nostra redazione, e relative alla privacy: nel momento in cui accetta termini e condizioni di utilizzo delle applicazioni di Runtastic, quale libertà di utilizzo di dati inerenti la propria “salute” garantisce all’azienda l’utente? Se i dati possono essere ceduti, a chi vengono ceduti?; nel momento in cui sceglie di condividere le proprie informazioni anche con Facebook, quali ulteriori facoltà di utilizzo di dati inerenti la propria “salute” raccolti da Runtastic concede l’utente a questo soggetto? “Dipende dalle impostazioni della privacy di ogni utente, che può decidere quali informazioni condividere e modificarle in qualsiasi momento. Purtroppo non abbiamo una risposta più specifica”. Anche Enrico Manaresi, di Technogym, pone l’accento sul ruolo del “consumatore”: “I dati sono di proprietà della persona. L’utente può decidere (se ritiene) di acconsentire la condivisione dei propri dati con la palestra o con partner terzi per accedere a servizi o a programmi wellness”.
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