Reportage
Prove di riconciliazione
A Medellín si scava in una discarica per ritrovare i corpi di centinaia di desaparecidos. Un atto di ricerca della verità. “I guerriglieri erano giovani del quartiere e una li aveva visti crescere, la gente aveva relazioni con loro perché li conosceva da tutta la vita”, spiega Luz Helena Salas, il cui figlio ventenne è sparito dopo essere uscito a fumare una sigaretta, il 16 gennaio 2007
Il 18 agosto 2006, il figlio minore di María Rosa Jiménez uscì di casa alle sette del mattino per andare a scuola, come tutti i giorni. María Rosa lo aspettava di ritorno nel primo pomeriggio, ma non arrivò mai. Aveva sedici anni. Dopo due mesi scomparve anche il figlio maggiore.
La donna vive nella Comuna 13, un quartiere di umili case di mattoni che si ammucchiano sulle montagne che circondano Medellín, in Colombia, uno degli scenari del conflitto che da mezzo secolo oppone l’esercito colombiano -affiancato da milizie irregolari paramilitari- alle guerriglie di sinistra. Per anni, dalle loro finestre, gli abitanti della Comuna 13 hanno visto processioni di giovani che i paramilitari della Autodefensas Unidas de Colombia (AUC) spingevano verso la discarica di inerti della Escombrera. Avevano l’ordine di “ucciderli, farli a pezzi, metterli in una borsa, buttarci calce, sale e farli sparire”.
María Rosa dice di essere convinta che i suoi figli si trovino nella Escombrera, “perché li portavano tutti lì”. Oggi la donna fa parte di Mujeres Caminando por la Verdad, un gruppo di madri di desaparecidos della Comuna 13. Dopo tredici anni di lotta, il collettivo è riuscito a convincere la procura a ordinare l’escavazione della Escombrera, la fossa comune urbana più grande del mondo. La decisione è stata presa mentre all’Avana (Cuba) il governo e le Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (FARC) stanno negoziando un accordo di pace, che hanno annunciato verrà firmato entro il 23 marzo. “Già nel 2002 denunciavamo l’esistenza di cadaveri nella discarica”, spiega Adriana Arboleda, avvocatessa della Corporación Jurídica Libertad, che difende le madri delle vittime. “Non ci hanno mai fatto caso, fino al 2008 le autorità negavano addirittura il problema dei desaparecidos. La decisione di esumare La Escombrera non è stato un accordo preso all’interno dei negoziati di pace tra il governo e le FARC, ma senza dubbio il contesto ci ha aiutate: il presidente Juan Manuel Santos vuole mostrare risultati”.
Prima del 2002, la Comuna 13 era occupata dai guerriglieri delle FARC, dell’Ejército de Liberación Nacional (ELN) e dei Comandos Armados del Pueblo (CAP), interessati all’oleodotto che attraversa il quartiere e a controllare il corridoio che unisce Medellín ai porti dell’Atlantico. A quel tempo la popolazione viveva in una situazione di costante tensione a causa delle frequenti sparatorie, ma la relazione tra abitanti e guerriglieri era tutto sommato accettabile. Tutto cambiò a partire dalla notte del 16 ottobre 2002. Più di mille tra poliziotti, militari, membri della procura e dell’intelligence entrarono nel quartiere con armi e carrarmati. Perquisirono le case, mitragliarono gli edifici dagli elicotteri e spararono contro tutto quello che si muoveva. La cosiddetta Operazione Orion è stato l’intervento urbano più grande della storia del conflitto colombiano. Un’azione ordinata dall’ex presidente conservatore Álvaro Uribe per inaugurare il suo piano chiamato Politica di sicurezza democratica.
I media di allora ignorarono la brutalità dell’operazione, che colpì soprattutto i 130mila abitanti della Comuna. Secondo una ricerca di Pablo Emilio Angarita dell’Università di Antioquia, in pochi giorni fra i civili si registrarono un morto, 38 feriti, 8 desaparecidos e 355 detenuti.
A partire dall’Operazione Orion, nella Comuna 13 un gruppo armato prese il posto dell’altro. I guerriglieri furono cacciati e i paramilitari delle AUC presero il controllo del quartiere. Con loro arrivarono le sparizioni forzate e il terrore. Fra le strade anguste e le scalinate ripide della Comuna 13, qualsiasi persona poteva essere considerata come potenziale collaboratrice della guerriglia, e un semplice sospetto equivaleva a una condanna di morte.
“I guerriglieri erano giovani del quartiere e una li aveva visti crescere, la gente aveva relazioni con loro perché li conosceva da tutta la vita”, spiega Luz Helena Salas, il cui figlio ventenne è sparito dopo essere uscito a fumare una sigaretta, il 16 gennaio 2007.
“I paramilitari portavano in giro i giovani per tutto il quartiere e poi li uccidevano. A volte dovevamo schivare i morti, passare su di loro. E la cosa più triste è che pensavo che ai miei figli non sarebbe mai successo, ma invece sì, alla fine è capitato. Anche se vivevo in mezzo alla violenza, non pensavo mi sarebbe successo”. Secondo Luz Helena Salas, che fa parte di Mujeres Caminando por la Verdad, le violazioni ai diritti umani erano commesse anche dalle forze dell’ordine. Gloria Holguín è convinta che siano stati i poliziotti a far sparire suo figlio, che era entrato nella Comuna 13 per visitare la fidanzata.
L’escavazione della Escombrera è iniziata il 27 luglio scorso, finora senza risultati. “Dove stanno scavando si chiama La Arenera”, spiega Luz Helena Galeano, portavoce del collettivo. “Ma la vera Escombrera è il settore di terrigeni che si trova davanti, è lì che sono sepolti i 300 corpi”. Secondo un’altra stima, quella del Comune di Medellín, nell’area dovrebbero essere sepolte tra le 80 e 90 persone. Si prevede sia necessario arrivare a scavare a una profondità tra gli 8 e i 10 metri per estrarre circa 35mila metri cubi di calcinacci, terra e, forse, cadaveri. In questa montagna potrebbero essere seppelliti i morti di tutte le guerre che hanno attraversato Medellín.
“La escavazione significa molto per la città e per il Paese. In momenti come quello attuale, in cui sono alte le aspettative legate alla pace e alla riconciliazione, non possiamo dimenticarci di mettere in luce la verità sulla Escombrera, che per tanti anni è stata tenuta nascosta”, afferma Jorge Mejía, Consigliere per la Pace e la Riconciliazione del Comune di Medellín. “Il problema è che è un terreno di calcinacci, una massa di terra che oggi potrebbe non trovarsi dove si trovava quindici anni fa”. “L’esumazione è un atto simbolico e mediatico che non arriverà a nulla, non troveranno nessuno, perché le tre amministrazioni che si sono susseguite dal 2002 ad oggi non hanno smesso di depositare tonnellate di terra nella Escombrera”, afferma Juan Diego Restrepo, professore della Università di Antioquia e giornalista della rivista Semana. —
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