Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura

Microcredito pronto al salto – Ae 55

Numero 55, novembre 2004Il 18 novembre nelle Borse di tutto il mondo si inaugura l’Anno internazionale del microcredito proclamato dall’Onu.L’obiettivo: raggiungere 100 milioni di persone entro il 2005 “Trenta anni fa ha preso il via una rivoluzione tranquilla nel mondo…

Tratto da Altreconomia 55 — Novembre 2004

Numero 55, novembre 2004
Il 18 novembre nelle Borse di tutto il mondo si inaugura l’Anno internazionale del microcredito proclamato dall’Onu.
L’obiettivo: raggiungere 100 milioni di persone entro il 2005

“Trenta anni fa ha preso il via una rivoluzione tranquilla nel mondo della finanza. In Bangladesh, in India, in America Latina un piccolo gruppo di pionieri scoprì che i poveri hanno bisogno di servizi finanziari e che si poteva fornirglieli in modo sostenibile. Nasceva il microcredito. Oggi è in corso una seconda rivoluzione: le banche si sono accorte di questa opportunità”.
Malcolm Harper è un veterano della microfinanza. Dopo aver insegnato economia dell’impresa a Nairobi (Kenya) e in Gran Bretagna, da anni lavora sul campo, soprattutto in India, dove dirige la microfinanziaria Basix Finance. Il 18 novembre sarà a Milano al convegno “Investire in microfinanza” che apre in Italia l’Anno internazionale del microcredito proclamato dall’Onu per il 2005 (vedi box nella pagina accanto). E ha intenzione di raccontare alle banche italiane che milioni di poveri rurali e urbani rappresentano un vasto e accessibile mercato finora da esse colpevolmente ignorato. Probabilmente la tesi di Harper sorprenderà i prudentissimi operatori italiani del credito, che non si sono ancora abituati neanche al mercato unico europeo, figuriamoci al mercato mondiale dei microimprenditori poveri. Al tempo stesso farà storcere il naso per motivi opposti a più di un esponente di quei pionieri della finanza etica da lui evocati. Ma certamente questo è oggi uno dei temi caldi a livello internazionale di una microfinanza ormai cresciuta molto al di là di quello che i padri fondatori potessero immaginare.

Non si tratta solo della crescita nei numeri e nell’estensione, anche se cominciano a non essere pochi 2.572 programmi di microcredito -questa la più recente stima disponibile- che hanno raggiunto complessivamente 67 milioni 600 mila destinatari, di cui 41 milioni e mezzo sotto la soglia della povertà assoluta. Si tratta soprattutto della crescita in profondità e della combinazione tra gli obiettivi di quello che Manfred Zeller dell’Università di Göttingen (Germania) chiama il “triangolo della microfinanza”: raggiungimento dei destinatari poveri, sostenibilità economico-finanziaria, impatto sociale.

Non è scontato riuscire a raggiungere contemporaneamente questi obiettivi. L’allarme è stato lanciato all’ultimo Microcredit Summit (New York, novembre 2002) da Elizabeth Littlefield, del Consultative Group to Assist the Poor (Cgap), il consorzio delle agenzie ufficiali che si occupa di microfinanza: “Raggiungere i più poveri è spesso incompatibile con l’autosufficienza finanziaria delle istituzioni di microfinanza” che a sua volta è sempre più necessaria perché “l’interesse dei donatori a fornire risorse a dono appare in diminuzione”.

I dati del Mix Market, il “mercato” delle informazioni sulla microfinanza creato proprio dal Cgap e dall’Unctad, l’agenzia Onu su commercio e sviluppo, confermano solo in parte le preoccupazioni di Littlefield (www.mixmarket.org ). Su 124 istituzioni di microfinanza analizzate sulla base delle cifre 2003, 66 sono finanziariamente sostenibili, cioè non dipendono più da donazioni per tenere in equilibrio i loro conti. Di esse 18 lavorano con la popolazione più povera, ma con l’8% del portafoglio raggiungono il 33% dei clienti totali del campione. Insomma è possibile far quadrare i conti anche avendo molti clienti poverissimi.

La ricerca della sostenibilità si accompagna, sempre che la legislazione locale lo consenta, alla trasformazione dell’organizzazione di microcredito in una vera e propria banca, che quindi raccoglie anche il risparmio locale. Pioniera in tal senso è stata la boliviana BancoSol, nata nel 1992 dalla ong Prodem.

Ed è sempre sorprendente scoprire quanto risparmio può essere generato dai poveri, come i 13 milioni di dollari dei 35 mila depositanti, soprattutto donne, della cambogiana Acleda Bank o i 4 milioni di dollari dei contadini e artigiani clienti di K-Rep Bank (Kenya).

Malcolm Harper però chiede di più. Di fronte alla grande domanda di credito tuttora inevasa, chiede che scendano in campo le banche tradizionali. A dire il vero, i primi esempi che fa di buone pratiche si riferiscono a banche pubbliche del Sud del mondo, come Banque du Caire in Egitto o State Bank of India, che hanno avviato sezioni dedicate alla microfinanza. Per quanto riguarda le grandi banche occidentali, nell’elenco degli investitori fornito da Mix Market ce ne sono solo tre. Nessuna italiana.!!pagebreak!!


Verso Sud ma non solo: anche l'Italia finanzia in piccolo
Fioriscono le ricerche su chi fa microcredito in Europa e in Italia, da quella Etimos-Sodalitas al rapporto in preparazione dell’Associazione Finanza Etica al lavoro in fase di pubblicazione delle Fondazioni Giordano dell’Amore e Guido Venosta. Ma il risultato è che in Italia siamo ancora ad un numero limitato di esperienze e di proposte innovative.

I principali investitori italiani in microfinanza nel Sud del mondo sono Etimos, il consorzio collegato a Banca Etica (portafoglio al 31 dicembre 2003 pari a 5 milioni 150 mila euro) e la milanese CreSud, cui partecipano anche alcune botteghe del mondo (portafoglio di 2 milioni di euro). Poi ci sono le prime esperienze del credito cooperativo, come il finanziamento all’ecuadoriana Codesarrollo, e le società di servizi come Microfinanza srl.

Per quanto riguarda il microcredito agli esclusi finanziari in Italia, resta in piedi l’azione delle cinque Mag tuttora operanti (Milano, Torino, Verona, Venezia, Reggio Emilia, vedi anche pag. 14) con un volume complessivo di attività intorno a 7 milioni di euro. Poi ci sono alcune esperienze di enti locali (Emilia Romagna, Toscana, Provincia di Milano, Carpi), soprattutto sotto forma di prestiti a condizioni agevolate a soggetti deboli o di fondi antiusura, e il microcredito di solidarietà, anch’esso fortemente sussidiato, di fondazioni come la San Carlo di Milano e, per la prima volta, di banche nel caso di San Paolo-Imi Monte dei Paschi.


Finanza etica a Firenze e Bologna, il 18 e 20 novembre
La microfinanza a confronto con le banche. L’evento inedito -almeno per l’Italia- è in programma giovedì 18 novembre, considerata a livello internazionale la giornata inaugurale dell’Anno del microcredito, a Milano. Appuntamento a partire dalle 9.30 nella sede della Borsa Valori, a Palazzo Mezzanotte. Il convegno si intitola “Investire in microfinanza. Il ruolo delle banche” ed è organizzato da Ifad, l’agenzia dell’Onu per lo sviluppo rurale, dall’Abi, Associazione Bancaria Italiana, da Federcasse, cioè le Banche di credito cooperativo, e da Microfinanza srl. Inedita quindi anche la compagine organizzativa (altre info su www.microfinanza.it). Il 20 novembre invece si celebra, come di consueto, la Giornata nazionale della Finanza Etica, promossa dall’Afe -Associazione Finanza Etica-, giunta alla sua quarta edizione. Quest’anno si raddoppia: l’appuntamento, oltre che a Bologna il 20, è anche a Firenze, il 18 novembre. In contemporanea col convegno di Milano verrà inaugurato l’Anno internazionale del microcredito. Tema della manifestazione bolognese sarà “La Finanza Etica per la pace”: dopo “società” e “ambiente”, la “pace” sarà il tema conclusivo di una trilogia che durante questi anni ha inteso gettare le basi di un sistema finanziario alternativo e costruttore di un’economia pace.

È possibile scaricare il programma completo dell’evento sul sito www.finanza-etica.org.


La speranza per 41 milioni
Sono 41 milioni 595 mila i destinatari di microcrediti “molto poveri”, cioè che vivono con meno di un dollaro al giorno o con un reddito di meno della metà di quello che corrisponde alla linea di povertà del proprio Paese. Raggiungono invece i 67 milioni 606 mila i “clienti” totali, secondo l’ultimo rapporto della Microcredit Summit Campaign che presenta i dati aggiornati a fine 2002. Su scala mondiale, compresi i Paesi industrializzati, si contano 2.572 programmi di microfinanza.
Entro il 2005, proclamato dall’Onu “Anno internazionale del Microcredito”, la Campagna nata dal summit di Washington del febbraio 1997 punta a raggiungere quota 100 milioni di destinatari. Il 78,5% dei beneficiari molto poveri sono donne, mentre l’area dove il microcredito è più sviluppato resta l’Asia, con il 53% dei programmi e l’87% del totale dei destinatari. Il 10% dei destinatari è in Africa e poco meno del 3% in America Latina. Piccole le cifre per l’Europa, soprattutto dell’Est, e il Nord America, ma in questi casi c’è una sottovalutazione dovuta al fatto che diverse istituzioni finanziarie di comunità o banche etiche non sono comprese nel calcolo.

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.