Esteri
Messico: così muore un’attivista
di Giulio Sensi —
Rocio Mesino Mesino è stata uccisa il 19 ottobre scorso da due sicari, nel municipio de Atoyac, nello Stato del Guerrero in Messico. Era una giovane dirigente contadina che già da molti anni è in prima linea per i diritti umani
È l’ora di pranzo del 19 ottobre. Rocio Mesino Mesino viene avvicinata da due uomini a volto scoperto. Rocio è una giovane dirigente contadina che già da molti anni è in prima linea per i diritti umani nello stato del Guerrero. L’incontro avviene in una mensa popolare comunitaria allestita per gli operai che lavorano alla costruzione di un ponte provvisorio sul fiume nella comunità di Mexcaltepec, nel municipio de Atoyac, di recente colpito da un tornado.
Siamo nello Stato del Guerrero, uno dei più martoriati nel Messico da decenni di violenze e repressioni. Uno di quei posti dove lo stato di diritto è un optional poco usato. I due sicari le chiedono un’informazione. Rocio risponde e si volta per riprendere il suo lavoro. Subito dopo nel suo addome, nella sua testa e nel suo petto esplodono almeno quattro colpi partiti probabilmente da un AK-47.
La polizia del Municipio e alcuni militari in stazione nella zona hanno dato la caccia agli assassini, ma senza trovare nessuno né alcun indizio. Dirigente dell’OCSS, Organización Campesina de la Sierra del Sur, Rocio era attiva nella difesa dei diritti umani e nelle lotte contadine. Nell’ultima settimana aveva contribuito alla costruzione di una mensa comunitaria per i lavoratori che stavano ricostruendo il ponte provvisorio ed aiutare le vittime delle alluvioni che avevano colpito la zona un mese prima. Da anni era soggetta a minacce per il suo impegno: insieme al padre, Ilario Mesino Acosta e alla sorella Norma, presente al momento dell’uccisione, aveva denunciato le pressioni subite dai corpi di polizia e dai gruppi paramilitari. Nel 1994 avevano fondato la OCSS, avviando un lavoro con le comunità e l’anno dopo avevano assistito al massacro di 17 contadini attivisti nel guado di Aguas Blancas, municipio di Coyuca de Benítez. Una strage che non ha mai avuto eco, ma che rappresentò il segnale che i gruppi paramilitari, con la probabile collusione degli apparati di Stato, vollero dare ai movimenti contadini nel vivo dell’insurrezione zapatista del non lontano Stato del Chiapas.
Rocio Mesino Mesino è solo l’ultima degli attivisti uccisi in Guerrero. Faceva parte di un’organizzazione politica e sociale legale e non violenta. “Le rappresaglie, le minacce, le intimidazioni sono il nostro pane quotidiano, la gente vive nella paura d’essere sequestrata, uccisa o fatta scomparire”. Questo ci disse 13 anni fa quando la incontrammo nel corso di una missione di una delegazione che si era spinta fino al Guerrero per fare luce sulle violenze di quella Regione.
Commenta