Economia
Locuste finanziarie e iene politiche
Grazie locuste. Grazie per averci dato la possibilità di realizzare le scelte che sogniamo da tempo, buttando la colpa su di voi. Il sogno di una società sempre più iniqua dove la ricchezza è concentrata nelle tasche di pochi, al…
Grazie locuste. Grazie per averci dato la possibilità di realizzare le scelte che sogniamo da tempo, buttando la colpa su di voi. Il sogno di una società sempre più iniqua dove la ricchezza è concentrata nelle tasche di pochi, al riparo da qualsiasi ingerenza fiscale. Il sogno di una società sempre più barbara dove ognuno è lasciato solo con i propri bisogni e chi non può mandare i figli a scuola o pagarsi le medicine peggio per lui. Il sogno di una società sempre più individualista dove la proprietà è solo privata e quel poco che è rimasto di pubblico deve essere svenduto al più presto. Grazie locuste, vi saremo riconoscenti per sempre. Firmato Tremonti, Draghi, Bersani, Casini, Di Pietro, Pannella e una lunga lista di capitani d’impresa mescolati a qualche sindacalista. Tutti allineati e coperti per consegnare il paese nelle mani degli affaristi a cui tutto va bene purché sia fonte di guadagno: treni, acqua, borse, perfino le fogne. I politici non più guardiani dell’interesse collettivo, ma giocatori di prestigio che intrattengono il pubblico mentre i ladri scappano con la cassa comune. Non si tratta di fantapolitica, è realtà dei nostri giorni.
Lo scenario è noto. Potenti fondi speculativi, specializzati nell’arricchimento attraverso la variazione dei prezzi futuri, hanno deciso di guadagnare su un’operazione al ribasso dei titoli pubblici italiani. In altre parole offrono al prezzo di oggi titoli che si impegnano a dare fra una settimana, fra un mese, o altra data futura. L’aspetto inconcepibile per qualsiasi persona normale, è che i fondi non possiedono i titoli che offrono, ma proprio qui sta il trucco. La loro speranza è che nel frattempo il prezzo scenda e quando arriverà il tempo di consegnare i titoli li compreranno sul momento a prezzi ribassati. Nella differenza fra l’alto prezzo di vendita di oggi e il basso prezzo di acquisto di domani, sta il loro guadagno. Sempre che tutto vada bene.
Ma i fondi non si affidano al caso. Quando prendono una decisione sanno come fare per creare le condizioni favorevoli al loro obiettivo, hanno abbastanza denaro per indirizzare la storia. Se puntano su un’operazione al ribasso, in un primo momento si muovono con circospezione, cercano di piazzare le loro vendite senza dare nell’occhio. Poi quando stabiliscono che il prezzo deve crollare danno un’accelerazione all’offerta e il gioco è fatto. La massa di offerta insospettisce: se di una certa roba ce n’è troppa vuol dire che non vale niente, meglio starne alla larga. Ma proprio perché nessuno compra, il prezzo scende davvero e il timore si trasforma in realtà esattamente come volevano i burattinai.
Ovviamente questa è solo una semplificazione delle mille diavolerie che la finanza moderna si è inventata per guadagnare sulla dabbenaggine della moltitudine di piccoli risparmiatori che si aggirano per le piazze finanziarie. Ma quello che conta è che nel disegno degli speculatori non c’è progetto politico, ma solo strategia finanziaria avendo sempre ben chiaro che la speculazione poggia sulla psicologia di massa. Ottimismo e pessimismo, fiducia e paura sono i grandi alleati dei burattinai della finanza e quando stabiliscono che a loro serve un sentimento o l’altro si attivano con i loro potenti mezzi per provocarlo. La speculazione al ribasso si nutre della paura ed ecco i titoli cubitali di questi giorni “I mercati non credono nel sistema Italia, prezzi in picchiata”. Smettiamola di parlare di mercato: anche lì c’è una massa manovrata e una minoranza che manovra e né l’una né l’altra crede in qualcosa ad eccezione dei soldi. Ai fondi europei, americani, chissà forse cinesi, non importa niente di cosa succederà alla Grecia o all’Italia. Non si preoccupano neanche di cosa succederà all’economia mondo di cui fanno parte anche loro. La loro è una logica da pirateria: attaccano, rubano e scappano. Che poi la nave affondi o riprenda a navigare non è affar loro. Esattamente come fanno le locuste: arrivano, devastano e si trasferiscono altrove. Animali da distruggere, non da assecondare affinché si accontentino di distruggere mezzo campo invece del campo intero. E i politici potrebbero distruggere le locuste finanziarie, ma non vogliono farlo perché geneticamente parlando sono più vicini a loro che alla gente che li ha eletti. Il loro obiettivo è il potere e sanno che per mantenerlo non serve tanto la simpatia popolare, manovrabile a proprio piacimento, quanto l’appoggio degli altri poteri. Così la politica si è trasformata in affare che scambia favori, leggi e patrimonio pubblico per ricevere a sua volta sostegno e tutti insieme menare per il naso il popolino. Ed ecco la promessa di non tassare i redditi alti, quantunque sarebbe la misura più sensata per aumentare le entrate pubbliche. La promessa di ridurre il debito tagliando i servizi di base così fondamentali per tutti ad eccezione dei milionari. La promessa di privatizzare tutto il privatizzabile.
Grazie locuste. Saremo sempre dalla vostra parte, affinché anche voi siate sempre al nostro fianco.
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