L’Europa al buio
Circa 10 milioni di cittadini europei, dalla Normandia alla Puglia, sono stati interessati dal blackout del 5 novembre scorso. Tutto sommato è andata bene, visto che il pronto intervento dei sistemi di sicurezza ha permesso di limitare solo ad alcune regioni il distacco dalla rete di distribuzione dell’energia elettrica e di ripristinare la normalità in poco tempo: ma abbiamo rischiato grosso.
di Emilio Novati
Anche questa volta, come già per il blackout italiano del 28 settembre 2003, sembra che la causa scatenante sia il distacco di una linea ad altissima tensione, questa volta in Germania. Secondo un portavoce del ministero regionale dell’Energia della Renania del Nord e Vestfalia, avrebbe contribuito al blackout anche l’immissione di energia dai generatori eolici di questa regione, non adeguatamente bilanciata da una corrispondente riduzione nella produzione da altre centrali.
Le indagini sono in corso e solo tra alcuni mesi sapremo osa è successo di preciso e se ci sono dei responsabili. Intanto abbiamo però la conferma che la causa dei blackout non è la scarsità di energia disponibile (anche questa volta i consumi erano ben inferiori alla capacità produttiva) ma la fragilità delle reti di distribuzione e la loro inadeguatezza a rispondere alle nuove esigenze.
Una fragilità che deriva dalla struttura originaria del sistema, basata su dorsali di distribuzione che partono dalle grandi centrali e costruita quando la produzione e distribuzione dell’energia elettrica era controllata da poche società nazionali. Ora la crescita di un mercato europeo in cui molti attori cercano di acquisire energia alle migliori condizioni e dove cresce l’apporto di fonti rinnovabili, per loro natura intermittenti, come l’eolico e il fotovoltaico, pone problemi che richiedono una nuova concezione delle reti di distribuzione.
I limiti del sistema attuale sono ormai evidenti e ben documentati in uno studio pubblicato qualche mese fa dalla Comunità Europea (http://ec.europa.eu/research/energy/pdf/towards_smartpower_en.pdf), dove sono indicate anche le strade da seguire per superarli, ma quello che manca è una politica energetica comune dell’Europa e una scelta di priorità negli investimenti necessari per far fronte alle esigenze.
Nulla di nuovo quindi rispetto a quanto già era evidente dopo il blackout del 2003 e chi vuole capire meglio i molti aspetti del problema può trovare spunti interessanti nel libro “Paura del buio” che Altreconomia pubblicò in quell’occasione (la copertina è in alto), ancora disponibile nelle librerie, nelle botteghe del commercio equo e attraverso il nostro sito.