Opinioni
Le “Idee eretiche” di giugno 2012
Come si può cambiare la situazione attuale della società? Gli analisti al servizio dei potenti dicono che il sistema attuale si caratterizza non genericamente come “economia”, ma come plutonomia planetaria: la ricchezza detta legge e i suoi detentori governano le sorti del mondo.
Essi ammettono che c’è un solo pericolo per la plutonomia: il sorgere della protesta e della disobbedienza delle popolazioni, man mano che prendono coscienza dell’ingiustizia. Così a modo loro questi analisti ci ricordano che la lucidità è la chiave dell’azione efficace. Esiste una lucidità spirituale e del cuore, che porta le persone a liberarsi dalla paura per guardare la vita con una fiducia di fondo. Si tratta in particolare della fiducia nel fatto che l’umanità è irriducibile ai sistemi di dominio e che esiste una via d’uscita dalla trappola del capitalismo assoluto. Occorre anche una lucidità cognitiva, propria di chi sa leggere la struttura del sistema per poterlo trasformare. Senza questa lucidità, nei suoi due versanti, l’azione per il cambiamento resta inibita sul nascere, o viene intrapresa disperdendo le energie, senza autentica efficacia.
La lucidità cognitiva esige di vedere che “il sistema” è fatto di una rete di sottosistemi, cioè di sistemi specifici che hanno un loro ambito di competenza e funzioni particolari necessarie allo sviluppo del sistema globale. Per avere un’idea di tale complessa strutturazione bisogna elencare questi sistemi specifici: il sistema finanziario, quello creditizio, quello produttivo, quello commerciale, quello fiscale, quello energetico, quello tecnologico, quello comunicativo e ideologico, quello dei saperi, quello istituzionale (che si suddivide in istituzioni economiche e istituzioni politiche), quello propriamente politico, quello giuridico, quello educativo e, infine, il sistema dei mondi vitali, cioè della vita quotidiana delle persone. Ognuno di tali sistemi ci chiede una forma di consenso, di adattamento, di collaborazione.
La conoscenza della mappa delle dinamiche sistemiche porta al discernimento della specifica efficacia dell’azione per il cambiamento, a seconda che sia indirizzata verso l’uno o l’altro sistema particolare. Così si può valutare quale tra essi sia più influente sugli altri. Chi opera su un piano specifico (come ad esempio le realtà del commercio equo e solidale nel sistema commerciale) deve coordinarsi con quelli che operano sugli altri piani. Occorre avere sia fonti di analisi attendibile, sia luoghi di confronto e di elaborazione comune, dove esperienze e saperi diversi possano convergere. Bisogna poi socializzare questa conoscenza critica in modo che la “coscienza di specie”, diceva Ernesto Balducci, quella dell’umanità fedele alla propria dignità, possa diffondersi e alimentare un grande progetto politico di alternativa.
Sebbene tutti i sistemi siano importanti, credo che ci siano due coppie tra essi che si mostrano più rilevanti degli altri. Certo, quando si prova a selezionare la maggiore importanza di uno o di un altro si rischia sempre di sbagliare, ma la mappa deve pure essere orientata. Secondo me, per un verso, sono decisivi il sistema della vita quotidiana e quello educativo. A prima vista sembrano i più fragili, i più permeabili all’influsso degli altri sistemi. Eppure sia la percezione della realtà, sia le scelte di consenso -o in alternativa di non collaborazione con il sistema- si giocano entro queste sfere. Quando esso ha a che fare con persone formate, critiche e solidali tra loro, allora sperimenta una difficoltà non facilmente superabile. Per altro verso sono dotati di un potenziale di efficacia sistemica notevole (anche se oggi non si direbbe) il sistema giuridico e il sistema politico. Il sistema giuridico è decisivo perché ogni sistema vive di regole istitutive del suo senso, della sua logica, della sua fisiologia. Dove c’è un sistema c’è una grammatica di regole fondamentali. Se si arriva a cambiare le regole, il sistema deve cambiare. Infatti oggi la vera leva del cambiamento globale è quella della costruzione di un nuovo quadro di regole che governi l’economia su scala internazionale globale.
Il sistema politico, d’altro canto, è decisivo perché è l’ambito di costruzione del diritto, è il tipo di prassi capace di ridefinire le regole a ogni livello della convivenza. Morale della favola: possiamo essere molto più efficaci di quanto di solito non pensiamo. Si tratta di orientare bene il nostro agire e di costruire quell’ampia cooperazione democratica che potrà licenziare il capitalismo. —