Ambiente / Opinioni
La sfida ecologica impone nuovi paradigmi
Nel Regno Unito un report indipendente mostra ancora una volta la necessità di prendersi cura della natura. Pagine utili per il nuovo esecutivo. La rubrica del prof. Paolo Pileri
Mentre il 2 febbraio 2021 il presidente della Repubblica Sergio Mattarella chiedeva al professor Mario Draghi di rimettere in piedi un governo abbattuto come fa un bimbo prematuramente aggressivo buttando giù la torre di mattoncini dei compagni, nel Regno Unito si pubblicava “The Economics of Biodiversity: The Dasgupta Review”. Seicentosei pagine per dire al governo britannico, ai parlamenti, ai politici, alle imprese e ai cittadini che bisogna essere matti a non prendersi cura della natura. È disumano, poco furbo e molto antieconomico. Così non si va avanti. Cari politici italiani, scaricatevi sul vostro smartphone la versione ridotta del rapporto. Con sole dieci pagine potete ribaltare le vostre convinzioni e dare avvio a un nuovo corso, davvero ecologico, senza la paura, tutta italiana, di pensare che il rispetto per la natura sia uguale al blocco del progresso. Non è così. E non c’è nulla di meglio per capirlo che un rapporto indipendente e autorevole. Non si può tenere la testa sotto la sabbia o parlare tra voi di beghe di partito.
Qui c’è da occuparsi di clima, consumo di suolo, biodiversità, aree protette, manutenzione del territorio e su questi temi c’è da costruire visioni e un nuovo grande progetto sociale (e di sana occupazione in primis) per il quale non ce la si cava appiccicando un “4.0” dopo parole come agricoltura o industria o autostrade. Il messaggio del rapporto di Dasgupta è chiaro e semplice: senza il rispetto della natura non c’è economia che tenga. Cari politici e amministratori delegati vari che odiate i “signor no” ecologisti, avete la vostra grande occasione di dire sì a un rapporto targato ministero dell’Economia.
Se invece avete altre convinzioni, fate il piacere di dimostrarle guardando negli occhi una delle economie più forti al mondo, quella del Regno Unito. Se, ad esempio, credete sia falso che siamo nei guai perché i decisori hanno scarsa familiarità con il concetto di ecosistema (p. 29), ovvero ignorano l’abc dell’ecologia, ditelo. Se credete di avere solide ragioni per credere che fermare il consumo di suolo sia da attentatori dell’economia, quando il rapporto dice il contrario, ditelo. Se siete convinti che sia fuffa la supplica (p. 6) che viene rivolta ai governi per rafforzare in modo determinante tutte le strutture educative sulle istanze di natura, biodiversità, ecologia, cambiamento climatico e suolo, ditelo (e tra le urgenze educative, mettiamoci pure la formazione ai politici).
204 a 4: “Dipendiamo totalmente dalla natura”. Apre così il rapporto Dasgupta del ministero del Tesoro del Regno Unito. Il suolo viene citato 204 volte, ma nel nostro Piano nazionale di ripresa e resilienza solo quattro. A voi, next generation, far aprire gli occhi al nuovo governo
Caro presidente del Consiglio, la preghiamo: faccia suo lo spirito di Dasgupta. Metta mano al Piano nazionale di ripresa e resilienza smacchiandolo dal troppo green-washing. Prenda la palla al balzo per fermare il consumo di suolo e premiare la vera biodiversità (altro da quella incollata su edifici da 13mila euro al metro quadrato). Ridia slancio e priorità alle economie fondamentali senza le quali non siamo cittadini. Basta alta velocità: prima i pendolari e la lentezza; basta turismi di massa e logistica mangia suolo e paesaggio; basta inutili autostrade come Orte-Mestre. Mettiamoci a recuperare quel che abbiamo. Se servisse più incitamento, ecco la risoluzione con cui il Parlamento europeo “accoglie con favore le crescenti aspirazioni e le mobilitazioni dei cittadini, in particolare delle generazioni più giovani, che chiedono cambiamenti politici e sociali atti a promuovere il rispetto dei diritti umani, la governance democratica, l’uguaglianza e la giustizia sociale, un’azione per il clima più ambiziosa e una migliore tutela ambientale”. La sfida ecologica è seria e non serve una toppa a forma di app. Serve cambiare paradigma. Punto.
Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “100 parole per salvare il suolo” (Altreconomia, 2018)
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