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Ambiente / Opinioni

La promessa mancata delle Olimpiadi “più sostenibili e memorabili di sempre”

Giovanni Malagò è presidente del Coni e della Fondazione Milano Cortina 2026. Qui interviene insieme ai ministri Antonio Tajani e Andrea Abodi © Fabrizio Corradetti / LiveMedia

I promotori delle Olimpiadi di Milano Cortina 2026 avevano promesso sostenibilità e zero costi per il pubblico. I fatti li smentiscono, come dimostra il caso delle mancate (o clamorosamente in ritardo) valutazioni ambientali delle opere. L’editoriale del direttore, Duccio Facchini

Tratto da Altreconomia 259 — Maggio 2023

Dovevano essere i “Giochi invernali più sostenibili e memorabili di sempre, fonte di ispirazione per cambiare la vita delle generazioni future”, per citare la promessa fatta più di quattro anni fa dagli organizzatori di Milano Cortina 2026 nel dossier di candidatura presentato al Comitato olimpico internazionale (Cio) l’11 gennaio 2019. Il presidente della Fondazione Milano Cortina 2026, Giovanni Malagò, che quest’anno fa un decennio ininterrotto alla guida del Coni, rivendica spesso la natura green di “una candidatura che utilizzerà -dice- oltre il 90% di impianti esistenti o temporanei”.

Ma sono i fatti a smentirlo. Prendiamo proprio il dossier di candidatura, dove la parola “sostenibilità” si ritrova 96 volte in 127 pagine. Il comitato organizzatore si era allora formalmente impegnato con il Cio ad adottare uno standard internazionale ISO per “gestire il potenziale impatto ambientale, sociale ed economico dell’evento in modo coerente e integrato” e disegnare così un “Sistema di gestione sostenibile lungimirante per Milano Cortina 2026”.

Bene. La progettazione di quel “Sistema di gestione sostenibile” ruotava intorno a un piano che nel dossier viene chiamato “Piano di realizzazione dei Giochi”. Si trattava di uno snodo così importante nello schema sostenibile che la candidata “Milano Cortina” si era impegnata a sottoporlo a una “specifica valutazione” ambientale strategica (Vas), proprio “per evitare ogni possibile impatto sulla conservazione della biodiversità e del patrimonio culturale”. In tempi di crisi idrica e siccità quel “Piano di realizzazione” avrebbe dovuto anche condurre una “valutazione del consumo di acqua dolce (impronta idrica)”.

Insomma, e sono le parole degli organizzatori, il “Piano di realizzazione dei Giochi invernali Milano Cortina 2026 è stato concepito per ridurre al minimo gli impatti ambientali, grazie all’ampio utilizzo di infrastrutture già esistenti nel quadro dell’accoglienza dell’evento”. È andata diversamente.

“Il Programma di realizzazione dei Giochi olimpici e paralimpici di Milano Cortina 2026 è un documento in fase di stesura con il supporto e il coinvolgimento di tutte le direzioni funzionali”, ci ha fatto sapere la Fondazione a fine marzo di quest’anno. Il procedimento di Vas (in Regione Lombardia) è stato avviato infatti solo il 28 dicembre 2022 e il “Rapporto preliminare” -un documento precedente al promesso “Piano di realizzazione”- è stato messo a disposizione del pubblico da parte della Fondazione Milano Cortina 2026 (proponente) solo il 18 aprile 2023.

A più di quattro anni dalla presentazione del dossier ci si ritrova quindi impelagati nella fase di “scoping”: mancano ancora l’elaborazione della documentazione, la consultazione, la valutazione ambientale, la revisione, l’approvazione, l’attuazione e il monitoraggio. Il tutto assume i contorni della farsa perché nel frattempo le “vere” opere olimpiche, quelle cioè in mano alla Società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 (Simico Spa, di cui il governo è il primo azionista con il 70% del capitale), vanno avanti a tappe forzate, con iter spediti dettati dal commissario straordinario Luigivalerio Sant’Andrea.

Per loro nessuna Vas, come ha deciso il 26 settembre 2022 l’allora presidente del Consiglio Mario Draghi, sostenendo con Dpcm che il piano di quegli interventi fosse un “programma finanziario” non “assoggettato alla procedura di valutazione ambientale strategica”. Si tratta di 26 opere “essenziali-indifferibili” da consegnare entro dicembre 2025 e di 47 “essenziali” che già oggi sappiamo non potranno essere integralmente pronte per l’evento (soprattutto strade). Valore prudenziale complessivo stimato: 2,7 miliardi di euro, con il pubblico che ne mette oltre il 95%.

Tra le opere in capo a Simico, oltre a quelle d’asfalto, c’è anche la nuova pista di bob di Cortina d’Ampezzo. Costerà oltre 124 milioni di euro (Iva esclusa, dai 50 ipotizzati all’inizio) e comporterà, se va bene, il taglio di 25mila metri quadrati di bosco, l’abbattimento di 200 larici storici, il prelievo di tremila metri cubi di acqua dall’acquedotto comunale per la formazione del ghiaccio. Chi dice “fermatevi” è guardato male. Povero, non parla la nuova lingua della sostenibilità.

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