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La nostra cara difesa – Ae 77

Il governo dell’Unione non mantiene le promesse elettorali e, anziché tagliare le spese militari, le aumenta: stanziando più risorse per la Difesa, ma anche istituendo un fondo a sostegno dell’industria bellica nazionale Taglieremo le spese militari, anzi no. Nel mastodontico…

Tratto da Altreconomia 77 — Novembre 2006

Il governo dell’Unione non mantiene le promesse elettorali e, anziché tagliare le spese militari, le aumenta: stanziando più risorse per la Difesa, ma anche istituendo un fondo a sostegno dell’industria bellica nazionale


Taglieremo le spese militari, anzi no. Nel mastodontico programma elettorale con cui l’Unione ha vinto le recenti elezioni si legge anche che la coalizione “si impegna, nell’ambito della cooperazione europea, a sostenere una politica che consenta la riduzione delle spese per armamenti”. Con queste premesse, e con la forte necessità di risanare i conti dello Stato, ci si aspettava una Finanziaria con forti tagli alla Difesa. Invece, sorpresa doppia: non solo un bilancio della Difesa in crescita rispetto agli anni precedenti, ma addirittura, nella manovra economica, diversi investimenti indirizzati proprio verso le spese per gli armamenti che in campagna elettorale si volevano ridurre. Durante il Governo Berlusconi il bilancio della Difesa è passato dai 19,4 miliardi di euro del 2003 ai quasi 17,8 miliardi del 2006: non tanto una scelta pacifista, quanto la mannaia del ministro dell’Economia Giulio Tremonti. A queste cifre vanno poi aggiunti un miliardo di euro per le missioni all’estero e 80 milioni di euro per sistemi d’arma fuori dal bilancio della Difesa. Con l’avvento del governo Prodi, il bilancio della Difesa per il 2007 (vedi tabelle) passa a 18 miliardi di euro, con un incremento di 352 milioni.

Il bilancio si divide in quattro voci, due marginali, che sono le spese per le “funzioni esterne”, cioè compiti non propri della Difesa (per esempio l’approvvigionamento idrico delle isole minori o il trasporto aereo civile di traumatizzati gravi) e pensioni per parte del personale, poi c’è la voce relativa alla “funzione sicurezza pubblica”, cioè l’Arma dei Carabinieri, che di recente è diventata la quarta Forza armata, per la quale sono stati stanziati 5,2 miliardi di euro. La quarta funzione è quella della Difesa (Esercito, Marina, Aeronautica) che per il 2007 disporrà di 12,4 miliardi di euro, 330 milioni in più del 2006.

Nello specifico, la funzione Difesa si suddivide in spese per il personale, per l’esercizio e per l’investimento. Per mantenere un buon equilibrio, il 50% delle risorse dovrebbe andare al personale e il restante 50% ripartito tra gli altri due settori di spesa. Invece, nel nostro Paese, da quando si è deciso di passare a Forze armate di professionisti c’è stata un’impennata delle spese per il personale, che nel 2002 rappresentavano il 48,1% della funzione Difesa mentre nel 2007 arriveranno al 71,9%. L’anno prossimo per il personale si spenderanno quasi 9 miliardi di euro con un incremento di 182 milioni rispetto all’anno precedente. Questa situazione è una pesante eredità lasciata dal governo D’Alema e dalla sua riforma della leva: infatti il Parlamento non ha mai discusso seriamente quale debba essere la sua politica estera e di quale strumento difensivo dotarsi, e al momento di congelare la leva obbligatoria ha deciso soltanto che alle Forze armate occorrevano 190 mila uomini. Il risultato è desolante: oltre la metà del personale è costituita da militari graduati (ufficiali e sottufficiali), con circa 90 mila volontari di truppa, di cui un terzo in servizio permanente. Malgrado questo, si fa difficoltà a coprire quello che oramai è l’impegno principale delle nostre Forze armate, cioè le missioni all’estero, dove allo stato attuale sono impegnati 9.781 militari, cifra che, calcolando i rimpiazzi, va moltiplicata  per tre, arrivando a 30 mila uomini. Viene da chiedersi come vengano utilizzati gli altri 160 mila uomini.

Per l’esercizio, le spese per il 2007 ammontano a 1,9 miliardi di euro. A questo settore appartengono la formazione e l’addestramento, la manutenzione ed il supporto, le infrastrutture, le provvidenze, e così via, ed è il settore dove alla fine, se ci sono economie, è possibile tagliare. Le spese per l’investimento, invece, nel 2007 ammontano a 1,5 miliardi di euro: per fare qualche esempio, si dovrebbero spendere 209 milioni di euro per la nuova portaerei “Cavour”, che ha un costo globale di quasi 1,4 miliardi di euro; altri 247 milioni di euro sono destinati alle due fregate antiaeree classe “Orizzonte”, dal costo globale di 1,5 miliardi di euro. Per l’Aeronautica ci sono 450 milioni di euro per proseguire l’acquisizione dell’aereo da combattimento “Eurofighter 2000” (foto), con oneri totali di 18 miliardi di euro e completamento previsto per il 2015; 139 milioni di euro sono destinati allo sviluppo del velivolo “Joint Strike Fighter”, programma in cooperazione con Stati Uniti ed altri 9 Paesi, la cui sola fase di sviluppo terminerà nel 2012 con un costo globale di un miliardo di euro. Per l’elicottero da trasporto “NH-90” ad uso di Esercito e Marina è prevista per il 2007 una spesa di 342 milioni di euro, costo complessivo: 3,3 miliardi di euro.

A queste cifre vanno aggiunti anche altri 50 milioni di euro extra-bilancio per l’“Eurofighter” e i contributi quindecennali (a partire dal 2005) per lo sviluppo e l’acquisizione delle unità navali della classe “Fremm” (Fregata europea multi missione): per il 2007 ci sono 60 milioni euro.

Anche per i sistemi d’arma si pagano le scelte fatte dai vertici militari, sempre avvallate dalle maggioranze parlamentari che si sono alternate negli anni.

Come se tutto questo non bastasse, con l’articolo 113 della Finanziaria è stato creato un fondo a sostegno dell’industria nazionale ad alto contenuto tecnologico con 1,7 miliardi di euro assegnati per il 2007, 1,5 per il 2008 e 1,2 miliardi per il 2009, con l’obiettivo di realizzare programmi pluriennali per esigenze di difesa nazionale. Ma non è finita: l’articolo 187, poi, istituisce un altro fondo (con 400 milioni di euro per il 2007 e 500 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009) per il funzionamento dello strumento militare, e 20 milioni di euro per ciascuno dei tre anni per gli alloggi del personale volontario. Infine, l’articolo 188 accantona un miliardo di euro per le missioni militari all’estero.

I tagli alla Difesa presenti in Finanziaria sono marginali: 120 milioni di euro legati alla professionalizzazione e 100 milioni di euro relativi al contenimento delle spese dei ministeri. Quindi, ai 18 miliardi presenti nel bilancio della Difesa, occorre aggiungere i 3 assegnati dalla Finanziaria, e si arriva a 21 miliardi di euro totali, con un incremento rispetto all’anno precedente dell’11%.

Se il modello di difesa resta questo, non resta che mettere mano al portafogli o tagliare ai soliti noti, sanità e istruzione. Invece, rivedendo il numero delle nostre forze armate e uscendo da progetti speculari a quello dell’“Eurofighter” (come il “Joint  Strike Fighter”) il bilancio della Difesa si potrebbe riequilibrare, con un forte risparmio.



Quanto costano le missioni

L’Italia al momento è impegnata in 29 missioni internazionali in 18 Paesi, con 9.781 militari schierati per una spesa complessiva di un miliardo di euro all’anno.

Le missioni più impegnative sono la “Kfor”, per il rispetto degli accordi di cessate il fuoco tra Macedonia, Serbia ed Albania con 2.650 uomini; la “Isaf”, di assistenza all’Autorità afgana, con 1.938 uomini; e la recente “Unifil” in Libano, con 2.496 militari che si aggiungono ai 53 precedentemente impegnati.

È in fase di chiusura la “Antica Babilonia”, missione che ha dispiegato in Iraq 2.828 uomini, partita nel giugno 2003 e costata poco meno di 2 miliardi di euro, dei quali poco più del 2% è andato ad aiuti umanitari.

Andare in missione all’estero non è certo una passeggiata, però per i militari è anche un’occasione per mettere da parte una discreta somma economica:

un soldato semplice passa da 840 euro mensili a 6.093 euro, un sergente da 1.297 euro mensili a 6.551 euro, un capitano, che in patria percepisce uno stipendio di 1.687 euro, in missione ne prende 7.193 euro, mentre un generale di brigata passa da 3.285 euro mensili a 9.007 euro.





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