Esteri / Opinioni
La metamorfosi nucleare della Bielorussia. Così è diventata l’avamposto ibrido di Putin
L’attivista per i diritti umani bielorussa Olga Karatch, invisa al regime di Lukashenko, ripercorre puntualmente i passaggi che hanno portato Minsk ad accogliere sul proprio territorio e via rotaia le armi atomiche di Mosca. Una decisione che ha minato la sicurezza dei cittadini bielorussi, acuito le tensioni militari e compromesso l’indipendenza e la sicurezza nazionale
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, nel 1991, un numero significativo di armi nucleari è rimasto sul territorio bielorusso, così come in altre repubbliche post-sovietiche, Ucraina e Kazakistan.
Una volta divenuto uno Stato sovrano, la Bielorussia si è trovata di fronte a una scelta difficile: mantenere le armi nucleari sul proprio territorio o trasferirle in Russia e aderire al Trattato di non-proliferazione nucleare (Tnp), in qualità di Paese privo di armi nucleari?
In questo preciso momento la Bielorussia ha compiuto la sua scelta.
Circa 21 anni fa, il 22 luglio 1993, la Repubblica di Bielorussia ha aderito al Trattato di non-proliferazione nucleare. Sottoscrivendo nel 1992 -insieme al Kazakistan e all’Ucraina- il Protocollo di Lisbona relativo all’Accordo sulla riduzione e la limitazione delle armi strategiche difensive (Start) del 1991 tra l’Urss e gli Stati Uniti, la Bielorussia si è impegnata ad aderire al Tnp come Stato privo di armi nucleari e, nel dicembre 2009, è entrata a far parte a tutti gli effetti del Trattato fino alla sua scadenza.
È diventato il primo Stato a rinunciare volontariamente al possesso di armi nucleari rimaste sul suo territorio dopo il crollo dell’Unione sovietica senza alcuna precondizione o riserva. Il ritiro è stato definitivamente completato nel novembre del 1996.
Accogliendo con favore l’adesione della Bielorussia al Tnp, Regno Unito, Russia e Stati Uniti hanno fornito al Paese garanzie di sicurezza, sottoscrivendo i loro impegni nel Memorandum di Budapest del 5 dicembre di trent’anni fa.
Tuttavia, queste garanzie erano di natura politica e non vincolanti dal punto di vista giuridico. Questo aspetto è stato successivamente criticato, soprattutto dopo gli eventi in Ucraina del 2014 e l’annessione della Crimea da parte della Russia, e la fase attiva della guerra in Ucraina a partire dal febbraio 2022. La Bielorussia è stata coinvolta in questa guerra come “alleato ibrido” di Vladimir Putin a causa di Alexander Lukashenko, il quale ha mantenuto il potere con violenza e terrore durante la rivoluzione bielorussa del 2020 grazie al sostegno di Mosca.
Il 27 febbraio 2022, cinque giorni dopo l’inizio dell’invasione russa in Ucraina, il presidente Lukashenko ha indetto un referendum per cambiare lo status di Stato privo di armi nucleari e modificare la Costituzione, eliminando dall’articolo 18 la frase “La Repubblica di Bielorussia mira a rendere il suo territorio una zona priva di nucleare e lo Stato uno Stato neutrale”.
In un’intervista del 25 marzo 2023, Vladimir Putin ha dichiarato che la Russia intendeva dispiegare armi nucleari tattiche in territorio bielorusso. Allo stesso tempo, è circolata la notizia del completamento della costruzione di un deposito di testate nucleari in Bielorussia. Nel 2023, la Russia ha iniziato a schierare ufficialmente armi nucleari tattiche sul territorio del Paese. Il ministro degli Esteri cinese, Mao Ning, ha reagito ai piani del Cremlino, opponendosi al dispiegamento di questi armamenti. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese ha espresso infatti “grande preoccupazione” circa i rischi di proliferazione nucleare.
Il 25 maggio 2023, Viktor Khrenin, ministro della Difesa del regime di Lukashenko, e il suo omologo russo Sergei Shoigu hanno firmato un accordo sullo stoccaggio delle armi nucleari russe in Bielorussia, come ha spiegato lo stesso Khrenin -e successivamente Lukashenko- “in condizioni di non conformità con le garanzie di sicurezza date alla Repubblica di Bielorussia nel Memorandum di Budapest del 5 dicembre 1994”.
Il 13 giugno 2023, Lukashenko ha poi dichiarato di aver richiesto a Valdimir Putin di “restituire armi nucleari a Minsk” e che sarebbe stato pronto a utilizzarle “senza esitazioni in caso di aggressioni nei confronti della Bielorussia”. Ciò indica l’effettivo trasferimento delle armi nucleari al controllo operativo del Paese. Sergei Lebedev, segretario generale della Comunità degli Stati indipendenti (Csi), ha tuttavia parlato di un “doppio pulsante nucleare” quando la decisione di utilizzare queste armi sarebbe assunta da due Stati.
Il 13 giugno 2023, in un’intervista rilasciata alla propagandista russa Olga Skabeeva, Alexander Lukashenko ha aggiunto che “nessuno ha mai combattuto contro un Paese nucleare, un Paese in possesso di armi nucleari. Noi abbiamo ricevuto missili e bombe dalla Russia. La bomba è tre volte più potente di quella di Hiroshima e Nagasaki. Ucciderà poco meno di un milione di persone in un colpo solo”.
La armi nucleari tattiche dispiegate in Bielorussia probabilmente includono testate per il sistema missilistico Iskander-M e bombe aeree per caccia Su-25 e Su-30. Questi sistemi sono in grado di colpire obiettivi fino a 500 chilometri di distanza. Possono trasportare testate speciali con una resa da cinque a 50 chilotoni. Il secondo elemento delle armi nucleari russe sono le bombe nucleari a caduta libera per gli aerei d’attacco Su-25. Si tratta di bombe di piccolo calibro, la cui resa difficilmente supera i 15-20 chilotoni e il cui raggio di azione raggiunge i 350-360 chilometri.
Il 16 giugno 2023 è arrivata la conferma ufficiale da parte russa dell’inizio del trasferimento di testate nucleari alla Bielorussia. Lukashenko ha dichiarato che le armi sono già nel Paese, anche se il numero esatto e la posizione delle testate rimangono segreti. Allo stesso tempo, Vladimir Putin ha sottolineato a più riprese che, nonostante il loro dispiegamento, la Russia ha mantenuto il pieno controllo sulle testate. Questo sarebbe in linea con la prassi internazionale, secondo cui le potenze nucleari non possono traferire il controllo delle armi a Paesi terzi.
Il 7 maggio di quest’anno, il presidente bielorusso ha annunciato un controllo immediato della prontezza al combattimento dei mezzi nucleari schierati nel Paese. Secondo il ministero della Difesa di Minsk, una divisione del sistema missilistico balistico operativo-tattico Iskander e una flotta di aerei Su-25 sono stati messi in allerta. È stato riferito che sarebbe stata testata “l’intera gamma di azioni, dalla pianificazione alla preparazione agli attacchi con armi nucleari tattiche”. Lukashenko ha dichiarato che “le armi nucleari non strategiche in Bielorussia sono armi di deterrenza e difesa”.
Secondo la Comunità dei ferrovieri della Bielorussia (iniziativa costituita da operai ferroviari bielorussi, considerata dalle autorità un gruppo estremista, ndt), i piani originali russi-bielorussi prevedevano che l’importazione di armi nucleari tattiche su rotaia fosse suddiviso in due fasi: la prima a giugno 2023, la seconda a novembre dello stesso anno. Durante queste fasi, il piano prevedeva la consegna totale di 32 vagoni con componenti di armi nucleari tattiche e relativa scorta. Ma in aggiunta sono stati programmati e consegnati alla Bielorussia anche altri 18 vagoni per scopi speciali e di scorta.
Per esempio, già nel giungo 2023 -nell’ambito della prima fase di consegna- alcune parti, componenti ed equipaggiamenti relativi a questo tipo di arma sono stati consegnati alla stazione di Prudok (rete BZhD -azienda ferroviaria della Bielorussia, interamente controllata dal governo, ndr– di Vitebsk) all’unità militare 94017 (2631 I base aerea di armamento missilistico e munizioni). Prudok è il luogo dove le armi nucleari vengono consegnate in Bielorussia e dove, a seconda del tipo, saranno ulteriormente ridistribuite ai siti di stoccaggio nei territori delle unità militari speciali.
Oltre alla consegna e alla ridistribuzione delle testate nucleari, la stazione di Prudok e l’unità militare 94017 (2631 I base aerea di armamento missilistico e munizioni) fungono da base di addestramento per il carico/scarico, la sicurezza e la manutenzione ordinaria. Queste strutture sono state utilizzate in passato dall’esercito, insieme ai lavoratori delle ferrovie, per esercitare competenze speciali volte all’utilizzo di attrezzature specializzate. Allo stesso tempo, sono stati istituiti punti di comunicazione ferroviaria segreti, uno dei quali si trova sotto l’edificio del campo sanitario per minori di Lettsy (rete ferroviaria di Vitebsk).
Inoltre, in Bielorussia continua la consegna di sistemi missilistici tattici operativi Iskander-M. La testata dei missili di questo complesso può essere dotata, tra l’altro, di armi nucleari tattiche.
Per mantenere la massima segretezza, le unità di armi nucleari tattiche vengono consegnate in piccoli gruppi di tre-sei vagoni con una locomotiva separata. Il numero e l’indice assegnati a questi treni alla stazione iniziale vengono modificati prima che attraversino i punti di scambio delle diverse reti delle ferrovie russe e prima di passare il confine russo-bielorusso. Così, quando un treno con vagoni speciali parte da una stazione della rete ferroviaria russa, cambia numero e indice nel momento in cui attraversa il confine con quella di Mosca e ancora prima di arrivare alla prima stazione merci in territorio bielorusso. A ogni cambio di numero e indice, viene modificata anche la stazione di partenza (destinazione) del treno.
Ci sono state poi altre spedizioni di componenti di armi nucleari tattiche. Dal 15 al 24 settembre 2023, un totale di 26 vagoni, sia caricati direttamente con componenti di armi nucleari tattiche sia destinati al trasporto di personale, carri di scorta e di copertura, sono transitati per le stazioni russe di Cheboksary (rete ferroviaria Gorkovskaya) in Russia e Potanino (rete ferroviaria South Ural) in Bielorussia. Anche in quel caso la destinazione finale dei vagoni era sempre Prudok (rete ferroviaria di Vitebsk – NOD-6).
Nel 2024, per nove mesi, armi e munizioni russe sono state esportate dalla Russia alla Bielorussia. Una delle destinazioni era, ancora una volta, la stazione di Prudok (rete ferroviaria di Vitebsk – NOD-6), che ha una via di accesso alle strade dell’unità militare 94017 del ministero della Difesa della Repubblica di Bielorussia (2631esima base area per lo stoccaggio di armi e munizioni missilistiche).
Secondo i funzionari delle ferrovie, nel periodo giugno-agosto 2024, al sopracitato arsenale aeronautico sono stati recapitati altri 49 vagoni. Sei di questi erano destinati al trasporto di persone che scortavano il carico, mentre cinque vagoni coperti e 38 vagoni gondola erano adibiti al trasporto di un carico corrispondente alla prima classe di pericolo, materiali esplosivi. Il peso stimato del carico importato (missili) è di circa 1.100 tonnellate. La Comunità dei ferrovieri della Bielorussia ritiene che tutto il carico sia in qualche modo legato alle armi nucleari tattiche russe nel Paese.
Inoltre, le ferrovie bielorusse stanno effettuando le cosiddette “epurazioni del personale”. Qualsiasi sospetto di slealtà nei confronti dell’attuale regime comporta il licenziamento immediato di qualsiasi ferroviere, indipendentemente dal suo grado. Anche i ferrovieri che hanno firmato per la nomina di candidati alternativi a Lukashenko sono stati licenziati.
In conclusione, è possibile affermare che le ferrovie bielorusse hanno svolto quasi tutto il lavoro preparatorio volto a garantire la sicurezza e la segretezza del trasporto di armi nucleari tattiche da Mosca a Minsk.
Il dispiegamento di armi nucleari tattiche russe in Bielorussia ha acuito le tensioni militari nella regione e aumenta i rischi di una escalation militare. Per la Bielorussia questa decisione ha comportato più rischi che benefici: il Paese si è trovato nella posizione di “ostaggio” della strategia nucleare russa, che mina l’indipendenza e la sicurezza del Paese. Le armi nucleari non offrono sicurezza alla Bielorussia, né ne favoriscono la stabilità, ma sono piuttosto strumenti di coercizione russa, che perpetuano l’intimidazione e rafforzano le gerarchie coloniali.
L’unica via in grado di assicurare sovranità, sicurezza e un impegno per la pace alla Bielorussia è l’adesione al Trattato per la proibizione delle armi nucleari (Tpnw). Questo trattato prevede un divieto chiaro e inequivocabile di trasferimento, stoccaggio o stazionamento di armi nucleari e ci libererebbe da cicli di dominazione e minacce, gettando le basi per il rientro della Bielorussia sulla scena internazionale come Stato privo di armi nucleari.
Olga Karatch è un’attivista per i diritti umani bielorussa e direttrice di Our House, organizzazione impegnata in attività advocacy e difesa dei diritti umani.
Traduzione a cura di Alessio Giordano
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